M5s, "Edilizia, la riforma di Musumeci condono nascosto" - QdS

M5s, “Edilizia, la riforma di Musumeci condono nascosto”

Raffaella Pessina

M5s, “Edilizia, la riforma di Musumeci condono nascosto”

mercoledì 20 Maggio 2020

Lo denuncia il deputato regionale del M5s, Trizzino. La norma proposta dal governo regionale prevede interventi su limiti delle sanatoria e, secondo i pentastellati, è assolutamente incostituzionale. E anche Legambiente parla di "sanatoria mascherata"

Il Movimento Cinquestelle si lancia all’attacco del ddl governativo che prevede alcune modifiche alla legge in materia di edilizia (l. r. n. 16/2016 con la quale è stato recepito il Testo unico nazionale con Dpr 6 giugno 2011, n. 380. Sulla vicenda è intervenuto il pentastellato Giampiero Trizzino, a margine dell’audizione in commissione Ambiente e territorio, di cui peraltro è stato presidente nella passata legislatura, in cui si sono svolte le audizioni in merito all’argomento contestato.
Si tratta di un testo che raccoglie tre ddl sulla materia: il n. 669 governativo, il n. 140 presentato dal Pd a firma Barbagallo e il n. 453 a firma Aricò di Diventerà Bellissima.

“La norma proposta dal governo regionale – ha detto Trizzino – altro non è se non un tentativo di condono edilizio. Vorremmo pertanto ricordare all’assessore Cordaro che trattasi di un tentativo di riforma che è assolutamente incostituzionale e che, se approvata, avrà vita brevissima, come chiarisce sia la Cassazione Civile che quella Penale, nonché la Corte Costituzionale, quando spiega che anche le Regioni a statuto speciale come la Sicilia, non possono incidere sui limiti della sanatoria che sono di competenza esclusivamente del legislatore nazionale”.

Da sempre i Cinquestelle si sono posti a baluardo dei condoni edilizi ed anche questa volta hanno lanciato l’allarme. “Se davvero si vuole fare chiarezza – spiega Trizzino – il terzo condono edilizio non può che interpretarsi nei termini di quello nazionale del 2003 che prevede la non applicabilità di sanatorie degli immobili realizzati in aree sottoposte a vincoli di tipo paesaggistico, idrogeologico, archeologico etc. Musumeci ritiri la norma prima che la Sicilia faccia una pessima figura dinanzi la Corte Costituzionale” – conclude Trizzino.

R.P.

Anche Legambiente parla di “sanatoria edilizia mascherata”

Anche Legambiente Sicilia definisce una “vera e propria sanatoria” il disegno di legge attualmente in commissione all’Assemblea regionale e che prevede la possibilità di sanare immobili, dal 2003 in poi, anche se costruiti in aree sottoposte a vincoli.

“E’ un atavico andazzo tutto siciliano e sta quasi diventando un principio, e cioè: sempre e comunque, anche dopo 17 anni, chi ha costruito abusivamente avrà la possibilità di sanare”, dice Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia, ascoltato oggi in Commissione ambiente dell’Ars.

La questione parte da lontano: la legge nazionale di condono edilizio del 2003, la terza dopo quelle dell’85 e del ’94, escludeva dalla richiesta di sanatoria oltre agli immobili costruiti in area di inedificabilità assoluta, come le due precedenti, anche quelli realizzati in aree vincolate.

La Sicilia, regione a statuto autonomo, aveva recepito la norma nazionale senza modificarne il principio. Ma nel 2013, pronunciandosi sul ricorso di un cittadino, il Consiglio di giustizia amministrativa (Cga) aveva stabilito che la fonte normativa siciliana era quella risalente al primo condono, più permissiva rispetto alla legge del 2003 applicata in tutt’Italia. L’assessore del tempo (governatore era Rosario Crocetta), aveva emanato una circolare per estendere il principio del Cga a tutte le pratiche di sanatoria.

Legambiente aveva impugnato la decisione del governo regionale, sempre davanti al Cga, che però non si era pronunciato dichiarandosi incompetente davanti a una circolare che non aveva valore di legge. Il risultato fu un ritorno a quando disposto dalla norma del 2003, e la revoca dlla circolare. Ma solo per poco: un altro assessore revocò a sua volta la revoca del suo predecessore.

Il “caos calmo” è durato fino a qualche settimana fa, quando il governo regionale ha proposto un nuovo disegnio di legge che va nella direzione più permissiva rispetto alla legge del 2003. Tutto ciò, secondo Legambiente, contraddiche quanto più volte stabilito dalla Corte costituzionale, e cioè che sul recepimento di una norma nazionale, la Regione può adottare modifiche che la rendano più restrittiva e non il contrario.

Invece, denunciano gli ambientalisti, quello che si appresta a fare la Regione è approvare una norma che dia “l’interpretazione autentica” di quella recepita17 anni fa e produca effetti retroattivi, garantendo che il legislatore aveva intenzione di recepirla secondo lo spirito, più permissivo, delle due precedenti.

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