Ma l’Italia non è un vagone di coda - QdS

Ma l’Italia non è un vagone di coda

Carlo Alberto Tregua

Ma l’Italia non è un vagone di coda

sabato 25 Febbraio 2023

Presunzione Francia e Germania

Quando l’Impero Romano, venti secoli or sono, conquistava il mondo conosciuto, gli europei non esistevano e vivevano, si può dire, nelle grotte. I Romani conquistarono tutta la Francia fino alla Bretagna e addirittura un pezzo della futura Gran Bretagna.
Ma tremila anni prima la Cina era un Paese civile e più progredito dell’Europa. Il Giappone divenne popolo nel 660 a. C.

Le radici e le tradizioni hanno un senso in una civiltà? Riteniamo di sì, per cui i Paesi che hanno progredito molto dopo, non possono non tenerne conto.
La Grecia, per quanto sia una piccola nazione con dieci milioni di abitanti, che nei tempi moderni è andata in default, non dimentica che è stata la madre dell’attuale civiltà mediterranea con Socrate, Platone ed Aristotele, i quali hanno messo pietre miliari nell’evoluzione dell’Umanità.
Tuttavia, la persona umana ha facilità a dimenticare, anche perché non studia e non rimembra i tempi antichi a partire dalle radici.

L’incipit serve a ricordare che il nostro è un grande Paese per le sue nobili ed antiche origini; ricordarlo a noi stessi, ma anche agli altri, i quali invece tentano di affermare una supremazia politica basata anche su una migliore organizzazione dello Stato e una più forte capacità di produzione di ricchezza e occupazione. Ci riferiamo a Germania e Francia, che si sono autonominate locomotive dell’Europa, forti dei loro dati economici ed energetici.

È vero che i numeri sono incontrovertibili e che quindi chi ha più chances si colloca automaticamente nei piani alti della classifica europea, ma è anche vero che per tradizioni e radici, l’Italia non è seconda a nessuno.
Tuttavia, i nostri governanti non hanno mai tenuto in considerazione la storia, per cui spesso si sono messi al seguito, come vagoni passivi, delle locomotive europee Germania e Francia.
Intendiamoci, noi rispettiamo i numeri ed il merito, per cui quei Paesi che sono più capaci vanno tenuti nella debita considerazione. Ma non è solo la ricchezza che deve far collocare i partner europei in una sorta di graduatoria che veda ai vertici Germania e Francia.

L’Italia non deve dimostrarsi suddita di nessuno, ma deve difendere con orgoglio le proprie origini mediterranee ed il suo passato basato sulle illustri ed antiche tradizioni.
Peggio hanno fatto molti nostri governi ad appiattirsi su una sorta di atlantismo (leggasi americanismo), che non è certo il miglior modo per svilupparsi e per crescere. Infatti, ormai il mercato è mondiale e, per fortuna di tutti, non vi è più uno stato egemone come gli Stati Uniti, ma vi è il Colosso cinese che gareggia alla pari per Pil e per tecnologia. Inoltre, bisogna tener conto dell’India.

Nello scenario mondiale, comincia a prendere posizione l’Unione Europea, anche se con un Pil lontano dai primi due, con Germania e Francia che cercano di diventare “egemoni” al suo interno. In questo quadro, l’Italia non può permettersi di fare il vagone di coda, non solo per le sue tradizioni, ma perché è l’unico Paese di grandi dimensioni dell’Unione ad essere al centro del Mediterraneo, anche se si affacciano su di esso Slovenia, Croazia, Grecia, Malta e Cipro.

Va da sé che ogni Paese conta per quello che pesa, ma conta anche se dimostra di essere egualitario, di tenere i conti nel giusto modo, se fa crescere la sua cultura e la dignità del Popolo in pari con il suo benessere.
I governi di questi settantacinque anni non hanno seguito questa linea di dignità, esigendo rispetto dagli altri Paesi, e sovente sono stati succubi di questo o di quello.

La realtà odierna ci dice che vi è stata, dal dopoguerra ad oggi, una notevole crescita, ma essa si è concentrata negli anni Cinquanta, Sessanta e Settanta. Dagli Ottanta in avanti, la crescita ha rallentato e dopo gli anni Novanta si è appiattita. Ci riferiamo non solo alla crescita economica, ma anche a quella sociale e culturale, precipitata in questo ventennio.
Nonostante ciò, il nostro Paese deve avere l’orgoglio delle sue radici e delle sue tradizioni e quindi discutere con gli altri Paesi europei da pari a pari, con gli Stati Uniti da pari a pari, con la Cina da pari a pari e, perché no, avere rapporti con la Russia, la quale, con le sue ricchezze, è un Paese in cui investire è molto proficuo.

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