Maculopatia, intervento salvavista: pazienti operabili e costi

Maculopatia, intervento con telescopio salvavista: pazienti operabili e costi

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Maculopatia, intervento con telescopio salvavista: pazienti operabili e costi

Sonia Sabatino  |
martedì 29 Marzo 2022

Il dott. Mario Toro ci spiega nel dettaglio come funziona l'intervento di impianto del telescopio che permette di far recuperare la vista a chi è affetto da maculopatia senile

Non riconoscevano più il viso dei familiari, non riuscivano a vedere la tv, non potevano leggere o scrivere: per colpa della maculopatia senile, una patologia che colpisce ogni anno in Italia circa un milione di persone ed è prima causa di cecità negli anziani.

I pazienti, due donne e un uomo con più di 75 anni, seguiti presso l’ambulatorio di retina medica dell’UOC di Oftalmologia del Policlinico “Federico II di Napoli, diretta dal professor Ciro Costagliola, sono stati operati con successo dal catanese Mario Toro, 38 anni con una laurea all’Università di Catania, intervistato da Qds.

Mario Toro

Le due forme di maculopatia

Le operazioni di impianto del mini telescopio ottico che ha eseguito sono state fatte tutte su una degenerazione bilaterale atrofica all’ultimo stadio, parliamo quindi di maculopatia senile…

«Sì sono pazienti affetti da una degenerazione maculare in stadio avanzato, una patologia legata all’invecchiamento generale della popolazione, che dopo i 50/60 anni colpisce circa 1 milione di persone in Italia.  Di maculopatia ne esistono due forme: la secca e la umida. La forma atrofica (secca) è la più frequente, infatti, affligge circa l’80% di coloro che sono affetti da maculopatia, la forma umida colpisce invece il restante 20%.  

Nella forma atrofica si assiste ad un’atrofia progressiva della retina, un tessuto nervoso, paragonabile a quello cerebrale, per cui una volta che le cellule di questo tessuto muoiono, questo non è più in grado di rigenerarle. È una forma che progredisce molto lentamente, ma inesorabilmente e per la quale purtroppo, ad oggi, non esistono terapie efficaci. La forma umida invece determina un abbassamento improvviso della vista per una neovascolarizzazione della retina. Per questa forma fortunatamente esistono delle terapie, ovvero gli anti-VEGF (Vascular Endothelial Growth Factor), il cui principio attivo viene iniettato nell’occhio con grandi risultati. Entrambe le forme comunque sono molto invalidanti, perché danno un “buco nero” nella visione centrale con notevole disabilità per i pazienti affetti».

Chi sono i pazienti operabili

Possono essere operati tutti gli anziani che presentano una maculopatia secca?

«Non tutti quelli che ne soffrono possono essere purtroppo operati. Ci sono una serie di indicazioni e controindicazioni da seguire. Inoltre, ci sono alcuni test speciali da fare con un simulatore di telescopio esterno che ci aiuterà ad identificare i pazienti che possono trarre un beneficio visivo dall’impianto del telescopio. L’intervento inoltre si può eseguire quando ancora il paziente non ha eseguito l’intervento di rimozione del cristallino, ovvero l’intervento di cataratta, nell’occhio in cui andrebbe impiantato il telescopio.  Inoltre, non tutti i pazienti possono farlo perché devono presentare dei criteri di inclusione e delle caratteristiche anatomiche e funzionali precisi. Infine, il paziente deve essere in grado di vedere almeno 5 lettere in più rispetto alla sua visione normale, utilizzando un telescopio esterno durante le prove di screening ed avere una buona visione periferica nell’occhio in cui non si fa l’impianto, che gli permetterà poi di muoversi nello spazio intorno. Ovviamente nell’occhio in cui si impianta il mini-telescopio non devono esserci altre comorbidità che possono impattare negativamente sul risultato funzionale finale».

Gli interventi di cataratta e per la maculopatia sono sovrapponibili?

«Fondamentalmente l’intervento di cataratta consiste nell’estrazione della lente naturale ormai opacizzata, il cristallino, eseguendo dei tagli e rimuovendo poi il materiale con un strumento che, utilizzando ultrasuoni, frantuma ed aspira il materiale.  Dopodiché un cristallino artificiale viene immesso all’interno del sacco originario. Qual è la differenza? Una volta rimosso il cristallino catarattoso, non si impianta un cristallino artificiale, ma un sistema ottico molto più complesso che è il mini-telescopio.

Per inserirlo si esegue un taglio più ampio rispetto a quello che eseguiamo di solito e di circa 7 millimetri, che va poi suturato diversamente da quanto accade per una procedura standard di cataratta. Dopo circa 4-6 settimane, rimossi i punti di sutura, inizia la riabilitazione.

Al paziente vengono prescritte delle lenti ed insieme agli esperti in ipovisione viene programmata una riabilitazione in 6/8 sedute, con la quale si insegna al paziente ad utilizzare il mini-telescopio ed a “saltare” da un occhio all’altro a seconda dell’attività che dovrà svolgere. Il telescopio funziona infatti come una lente di ingrandimento, producendo delle immagini ingrandite rispetto a quelle che solitamente si percepiscono. Con la riabilitazione, quindi, si mira ad educare il paziente all’uso del dispositivo ottico che funziona bene per la visione da vicino e intermedia. Pertanto il paziente se ha bisogno di una visione fine, userà l’occhio impiantato, per altre attività come il camminare, userà l’occhio non impiantato».

Modalità di svolgimento dell’intervento

Come si svolge praticamente l’intervento?

«L’intervento, simile nella prima parte ad un intervento di chirurgia della cataratta, dura tra i 15 e i 20 minuti e viene eseguito in regime di day-surgery. L’operazione viene fatta in anestesia locale e il paziente resta vigile durante tutta la procedura. Ciò non esclude che si possa fare anche in anestesia totale in caso di un paziente con difficoltà collaborative. Se non ci sono complicazioni, il paziente va a casa per poi tornare successivamente a fare i controlli».

Questa tecnologia può essere utilizzata per curare anche altre patologie?

«Al momento assolutamente no, l’unica indicazione da foglietto illustrativo è la degenerazione maculare legata all’età in stadio avanzato. Ovviamente non è escludibile che in futuro questo stesso dispositivo potrebbe trovare un’applicazione in altre patologie, come nelle forme di degenerazione maculare che si manifestano anche nei giovani, per esempio legate alla miopia, e creano una lesione molto simile a quella che osserviamo nell’anziano, però di fatto con una storia e un’età diverse. Ciò quindi non esclude che in futuro possa essere ampliate le indicazioni l’applicazione del dispositivo».  

Come accedere all’intervento e costi

In che modo le persone possono accedere a questo tipo di intervento e quali sono i costi?

«Il dispositivo e l’intervento ad oggi sono totalmente a carico del Sistema Sanitario Nazionale, per cui il paziente non paga nulla. Il dispositivo è stato lanciato in Italia ed entro la fine dell’anno si prevede che anche altri Paesi europei potranno impiantarlo. Ad oggi la Federico II è una struttura pioniera e di Eccellenza in Italia nell’impianto di questo dispositivo innovativo e l’esperienza chirurgica e di riabilitazione verranno condivise con altri centri per poter garantire il trattamento sempre a più pazienti.

Il prezzo del mini-telescopio in futuro si aggirerà intorno ai 25 mila euro, ma ci sono già delle contrattazioni con il Ministero della Salute e la Regioni per i rimborsi nazionali e regionali. L’idea è quello di creare un sistema di rimborso delle aziende sanitarie dedicato. Personalmente eseguo la mia attività in regime di intramoenia presso l’Università “Federico II”.

Per chiunque volesse eseguire una visita di screening per valutare la propria eleggibilità al trattamento può mettersi in contatto con la nostra struttura. Diversi pazienti stanno già arrivando da molte regioni, inclusa la Sicilia, per cui stiamo pensando di dedicare un servizio dedicato Cup per le prenotazioni». Questo è l’indirizzo mail a cui scrivere per avere informazioni: uocoftalmologia.aou@unina.it

Il percorso professionale del dott. Toro

Qual è stato il percorso professionale che da Catania l’ha portata al Federico II di Napoli?

«Sono nato a Catania e la mia famiglia vive a Mineo. Ho studiato e mi sono specializzato presso la Clinica Oculistica dell’Università di Catania diretta dal Prof. Avitabile, periodo in cui ho svolto diversi periodi di formazione anche all’estero. Poi ho fatto un dottorato di ricerca internazionale in Neuroscienze tra Catania e l’Università di Lublino, in Polonia.

Sono arrivato a Lublino grazie ad un percorso di studi internazionali presso la Scuola Europea di Studi Avanzati in Oftalmologia (ESASO) che ha sede a Lugano, in Svizzera.  Negli stessi anni, oltre a conseguire il titolo di Specialista Superiore in Oftalmologia (DiSSO) ed un’abilitazione europea a Parigi nel 2017 (FEBO), ho vinto una prestigiosa Fellowship della durata di tre anni, in chirurgia vitreoretinica, presso il Dipartimento di Oftalmologia dell’Università di Lublino, diretto dal Prof. Robert Rejdak. Lì la mia formazione si è concentrata soprattutto sulla chirurgia ricostruttiva e dei traumi dell’occhio e sulla gestione delle complicanze chirurgiche oculari. La mia carriera è continuata poi fino a ricoprire il ruolo di professore Associato e Coordinatore del centro di ricerca sia presso l’Università di Lublino che la Cattolica “Cardinale Stefan Wyszynski” di Varsavia, cercando sempre di coniugare l’amore per la ricerca con la passione per l’attività chirurgica.

Nel 2019 ho vinto un incarico prestigioso come Ricercatore presso l’Ospedale Cantonale di Zurigo, in Svizzera e coordinatore del team della ricerca sulla retina medica e così ho lasciato la Polonia per approdare in terra elvetica. Tutto il mio percorso di crescita professionale si è svolto all’estero: da chirurgo a docente universitario e per ultimo prorettore all’Internazionalizzazione.  Alla fine, però, noi siciliani abbiamo la nostalgia della propria terra, che ci porta a tornare sempre a casa, per cui ho deciso di partecipare al concorso che in quel momento era stato bandito presso l’Università “Federico II” di Napoli e sono rientrato».

Sonia Sabatino

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