Mafia, Castelvetrano, Dia confisca beni a ex assessore e al padre - QdS

Mafia, Castelvetrano, Dia confisca beni a ex assessore e al padre

Mafia, Castelvetrano, Dia confisca beni a ex assessore e al padre

sabato 30 Gennaio 2021

Entrambi imprenditori del Trapanese legati al boss Matteo Messina Denaro, avevano accumulato un patrimonio di quattro milioni e mezzo di euro. Applicata anche la sorveglianza speciale e l'obbligo di soggiorno

Maxisequestro di beni nel Trapanese: a Castelvetrano la Dia ha proceduto alla confisca di un patrimonio da quattro milioni e mezzo di euro a Enrico Maria Adamo, imprenditore ed ex assessore comunale, e al padre Marco Giovanni. Entrambi di occupavano di edilizia e movimento terra e sono indicati come vicini alla cosca di Matteo Messina Denaro.

La confisca, disposta dalla Sezione Penale e Misure di Prevenzione del Tribunale di Trapani, ha riguardato l’intero patrimonio a loro riconducibile: il capitale sociale e il patrimonio aziendale di tre imprese, numerosi appartamenti, terreni, automezzi, un’imbarcazione da diporto, conti correnti bancari e disponibilità finanziarie.

Nei loro confronti è stata applicata anche la misura della sorveglianza speciale per tre anni e sei mesi per Marco Giovanni Adamo, e di due anni e sei mesi per il figlio, entrambi con obbligo di soggiorno nel Comune di residenza.

La figura dei due imprenditori, che erano già stati destinatari nel 2017 dal sequestro anticipato del patrimonio societario, immobiliare e mobiliare, ricostruisce la Direzione investigativa antimafia, era emersa nell’ambito dell’operazione “Eva” condotta dalla Dia che, secondo l’accusa, aveva evidenziato, tra l’altro, l’esistenza di legami con ambienti mafiosi trapanesi e agrigentini per l’aggiudicazione di importanti appalti di opere pubbliche e private.

Tra questi quello per le condotte idriche per la distribuzione irrigua delle acque invasate nella diga Delia, il metanodotto tra Menfi e Mazara del Vallo e l’acquedotto Montescuro Ovest.

Marco Giovanni Adamo, in particolare, sostiene la Dia, avrebbe beneficiato dell’appoggio del sodalizio capeggiato da Matteo Messina Denaro.

Il figlio, Enrico Maria, avrebbe seguito le orme del padre divenendo amministratore delle aziende di famiglia quando quest’ultimo temeva di poter essere raggiunto da provvedimenti giudiziari.

Lo stesso, avrebbe consentito l’infiltrazione mafiosa delle imprese di Lorenzo Cimarosa, all’epoca uno dei referenti imprenditoriali di Cosa nostra, nei lavori per la realizzazione del centro comunale polifunzionale di Castelvetrano, formalmente aggiudicati a un’impresa ragusana poi colpita da provvedimento interdittivo della Prefettura di Trapani.

I rapporti degli Adamo con Cosa nostra sono stati confermati anche da alcuni collaboratori di giustizia.

Il provvedimento, emanato in accoglimento di proposta formulata dal Direttore della Dia, scaturisce dalle risultanze investigative della dipendente Sezione di Trapani che hanno permesso da un lato di dimostrare la pericolosità sociale dei proposti e dall’altro di rilevare la palese sperequazione tra i redditi dichiarati e le loro effettive disponibilità.

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