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Cosa nostra, la fila davanti ai boss della Noce: “Siete gli unici che risolvono i problemi”

Cosa nostra, la fila davanti ai boss della Noce: “Siete gli unici che risolvono i problemi”
Operazione anti mafia alla Noce, 12 arresti

Dall’ultimo blitz a Palermo emerge l’immagine di una mafia tradizionale e moderna allo stesso tempo, che rimane al centro delle dinamiche economiche e sociali cittadine.

L’8 giugno del 2023, quando a Palermo, come ogni anno, sono passate un paio di settimane dalla commemorazione della strage di Capaci e manca poco più di un mese per quella di via d’Amelio, una coppia passeggia per la Noce, quartiere storico situato nella parte centro-occidentale della città. La zona dà anche il nome a uno dei mandamenti mafiosi che compongono Cosa nostra e di cui fanno parte le famiglie di Altarello di Baida, Cruillas e Malaspina.

A fare da Cicerone alla coppia è un 44enne che non sembra difettare di autostima: “La Noce è mia, è di proprietà mia”, dice ai due, interessati a investire in un locale da adibire a pizzeria.

L’operazione contro la mafia della Noce, il caso della pizzeria

Poco prima l’uomo aveva parlato di un fatto accadutogli di recente: una donna lo aveva cercato per chiedergli di intervenire nei confronti dell’ex marito della figlia, autore di comportamenti che lo rendevano paragonabile a un “cato d’immondizia”, un secchiello di spazzatura. La richiesta aveva incuriosito per un aspetto: la donna che si era rivolta a lui era la stessa che, vent’anni prima, aveva osteggiato la relazione tra lui e la figlia.

Al punto che, pur dando la propria disponibilità, l’uomo ammette di non aver resistito alla tentazione di domandarle: “Ma come mai lei s’è messa di traverso ai tempi? Se mi valutava peggio di questa persona (l’ex marito, ndr), allora io ero proprio a mare”.

È a questo punto che la donna interessata alla pizzeria commenta: “Siete le uniche persone che riescono a risolvere tutti i problemi. Mi dispiace, ma è cosi”. E per la gip del tribunale di Palermo Claudia Rosini, non ci sarebbero dubbi sul fatto che fosse al corrente di avere davanti a sé un mafioso.

La questua a Cosa nostra

L’aneddoto è solo uno dei tanti contenuti nell’ordinanza di custodia cautelare che ieri ha portato in carcere una dozzina di persone, di cui buona parte accusate di essere esponenti del mandamento mafioso della Noce.

Il blitz della polizia ha riguardato anche il 44enne Carlo Castagna – il Cicerone di sopra – e il 52enne Renzo Lo Nigro. I due, già condannati per associazione mafiosa in passato, dopo essere tornati in libertà avrebbero cercato di ritagliarsi spazi di autonomia e prestigio negli ambienti mafiosi. Una manovra che, specialmente per Lo Nigro, sarebbe stata giustificata dalla mancata autorevolezza dei vertici della cosca.

In tal senso, tra i motivi che avrebbero portato l’uomo a sindacare sul ruolo di reggente della famiglia della Noce a Guglielmo Ferrara, ci sarebbe stato il mancato rispetto di una delle regole non scritte un tempo ferree in Cosa nostra: l’impossibilità di fare carriera se si hanno parenti nelle forze dell’ordine. Nostalgie a parte, Lo Nigro e Castagna sarebbero stati mossi soprattutto da ciò che ricorre in ogni vicenda di mafia: ricerca del potere e del riconoscimento dello stesso da parte dei cittadini. È questo clima che fa da sfondo a una lunga serie di vicende che vedono protagonisti Lo Nigro e Castagna.

Il 52enne, che dopo la scarcerazione avrebbe investito tramite una società occulta in una rivendita di pesce, si ritrova a fare da paciere e intermediario nelle vicende più svariate. La giudice per le indagini preliminari riassume così lo stuolo di questuanti che si rivolgevano agli esponenti di Cosa nostra: “Dal proprietario di immobili che voleva gli stessi liberati dagli affittuari morosi alla ragazza che si voleva vedere agevolata dall’agenzia immobiliare superando altri interessati all’affitto dello stesso appartamento; dalla coppia che aveva litigato a scuola con il padre di altro bimbo ai vari soggetti che, vantando crediti non soddisfatti dai propri debitori, volevano ottenerne subito il pagamento, per finire con i vari individui interessati alla gestione di un’attività commerciale, e dunque ad aprire una pizzeria o un negozio, interessati ad avere dalla loro un’entratura di tipo mafioso e la relativa autorizzazione”.

Farfalle al salmone e vestiti nuovi

Dal canto proprio, lo stesso Nigro avrebbe tentato di dimostrare a tutti che, a prescindere dalle gerarchie ufficiali, il suo spessore doveva continuare a essere riconosciuto. Per fare ciò, il 52enne avrebbe da una parte preso le distanze dai vertici del mandamento – “loro devono sapere che ne sono uscito, non è che posso combattere con te (loro, ndr) che non siete capaci di fare niente”, commentava parlando con la moglie – ma dall’altra continuato a muoversi come un mafioso.

E ciò sarebbe passato anche da piccoli comportamenti del quotidiano. Dal panificio-gastronomia il cui titolare non doveva permettersi di offrire a pranzo primi a base di pesce – “appena lui mette una farfalletta al salmone, quando siamo aperti noi, facciamo tredici! Però già lui l’ha capito” – alle pretese economiche nei confronti di un commerciante che per Lo Nigro sarebbe stato uno dei “rubinetti” a cui abbeverarsi. “Quando ci dobbiamo vedere che mi devo andare a vestire? Ce ne andiamo… che mi fai il guardaroba”, racconta di avere detto all’uomo incontrato poco dopo essere ritornato in libertà.

Mafia alla Noce, la valutazione del gip

“Le risultanze di cui a questo procedimento fotografano un dato quanto mai sconfortante”, ha scritto nell’ordinanza la giudice che ha disposto gli arresti, descrivendo quella rappresentata da Lo Nigro e Castagna un esempio della “sopravvivenza della mafia tradizionale, intesa quale riflesso sul territorio di un’autorità che promana dal sodalizio criminale, grazie alla connivenza complice di una parte della popolazione […]. Ne esce l’immagine di una mafia al tempo stesso arcaica ma modernissima, cui si demanda il compito, in una società frammentata nei suoi centri di potere e senza punti di riferimento statuali percepiti quali affidabili, il compito di risolvere, velocemente e senza attivare procedure legali, le più svariate problematiche, in una prostrazione della dignità e abdicazione al rispetto dei propri diritti davvero sconsolante e indicativa di un preoccupante degrado sociale”.

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