Mamme siciliane tra le più svantaggiate d’Italia - QdS

Mamme siciliane tra le più svantaggiate d’Italia

Mamme siciliane tra le più svantaggiate d’Italia

mercoledì 17 Maggio 2023

Il dato emerge dal rapporto di Save the children: Isola in fondo alla classifica, seguita da Campania e Basilicata. A pesare sulla loro condizione la grave carenza di servizi (anche sanitari)

PALERMO – Essere una mamma in Sicilia non è per niente facile. Troppo carenti i servizi, pochissime le opportunità di lavoro che permettano di gestire in maniera armonica vita lavorativa e attività familiare.

Sicilia in fondo alla classifica di Save the children

È quanto emerge nel rapporto stilato da “Save the children” sulle mamme in Italia, ormai all’ottava edizione, dal titolo “Le equilibriste – la maternità in Italia 2023”. La Sicilia si trova in fondo alla classifica, con 88,7, seguita solo da Basilicata (84,3) e Campania (87,7), che occupano rispettivamente la 21ma e la 20ma posizione e sono sotto il valore di riferimento di almeno 100 punti, scontando una strutturale carenza di servizi e lavoro nei propri territori, a testimonianza della necessità di un investimento strategico da realizzare proprio in queste regioni.

Al contrario la provincia autonoma di Bolzano (118,8) si colloca al primo posto dell’index generale, seguita da Emilia-Romagna (112,1), Valle d’Aosta (110,3), Toscana (108,7), Provincia autonoma di Trento (105,9), Umbria (104,4) e Friuli-Venezia Giulia (104,2).

Ai primi posti invece per tasso di fecondità

Il numero medio figli per donna o tasso di fecondità porta invece la Sicilia al terzo posto delle regioni più virtuose (112,8), preceduta solo dalla provincia autonoma di Bolzano (138,5), nettamente sopra il valore di riferimento fissato a 100, e quella di Trento (114,5), rispettivamente al primo e al secondo posto. E le donne siciliane continuano a fare figli, anche se tenersi un lavoro dopo un figlio è quasi impossibile. Secondo questo parametro, la Sicilia è ultima con un valore di 81. È difficile sia trovare un impiego dopo aver partorito, non subire riduzioni di orario non volontarie o tenere un lavoro dopo la nascita di un figlio.

Ancora troppo poche, inoltre, le donne che partecipano alla vita politica della comunità, a livello locale: l’Isola è a metà classifica all’undicesimo posto con 98,3. Ancora peggiori, poi, i risultati relativi all’area salute: con 95,8 si trova al 18° posto tra le regioni per mortalità infantile nel primo anno di vita e consultori attivi per abitante.

Troppo pochi i servizi

La Sicilia rimane in fondo alla classifica anche per quanto riguarda i servizi: con 75,8 è la regione dove si trova il minor numero di asili nido, mense scolastiche, e classi a tempo pieno. E tutto questo, sommato, non fa che riflettersi nella soddisfazione soggettiva di queste donne, che devono barcamenarsi con difficoltà tra lavoro e casa. Le mamme siciliane, in base al rapporto di Save the children, con 82,4 sono tra quelle che amano meno il lavoro che svolgono e il modo in cui possono trascorrere il proprio tempo libero. In questo quadro di sostanziale difficoltà, incide anche l’indicatore relativo alla violenza: la regione si colloca al 18° posto con 85,4; non è un caso che i centri antiviolenza nell’Isola, secondo le donne, siano pochi, così come le case rifugio per le donne maltrattate.

“Sappiamo che dove le donne lavorano di più nascono anche più bambini – ha dichiarato Antonella Inverno, responsabile Politiche infanzia e adolescenza di Save the children Italia – con un legame tra maggiore fecondità e posizione lavorativa stabile di entrambi i partner. Tuttavia, la condizione lavorativa delle donne, e in particolare delle madri, nel nostro Paese è ancora ampiamente caratterizzata da instabilità e precarietà, a cui si aggiungono la carenza strutturale di servizi per l’infanzia, a partire dalla rete di asili nido sul territorio, e la mancanza di politiche per la promozione dell’equità nel carico di cura familiare. L’Italia è un paese a rischio futuro, e se è vero che il trend di denatalità non può essere invertito velocemente, è ancor più vero che è quanto mai urgente invertire il trend delle politiche a sostegno della genitorialità per non perdere altro tempo prezioso”.

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