I lavoratori siciliani del settore privato (con l’esclusione del lavoro agricolo e domestico) hanno visto crescere le retribuzioni “in modo irrisorio” tra il 2022 e il 2024, di mille euro in tutto (cifra lorda annua), pagando, però, 670 euro in più del dovuto di tasse (drenaggio fiscale). Un lavoratore dipendente a tempo indeterminato full time impegnato un anno intero ha registrato nello stesso periodo un aumento di 1.696 euro lordi (dai 31.655 euro annui lordi del 2022 ai 33.351 euro del 2024) pagando 2.184 euro di tasse in più del dovuto. Lo rivela uno studio della Cgil nazionale sui salari in Italia e drenaggio fiscale.
Mannino: “Drenaggio fiscale colpisce pensionati e lavoratori”
“Un paradosso – commenta il segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino – non solo la crescita salariale è stata minima, ma si è arrivati a pagare più tasse in più degli aumenti, con una chiara diminuzione del potere d’acquisto. Questo perché con la normativa vigente il prelievo è maggiore di quello che dovrebbe essere in un regime Irpef perfettamente indicizzato all’inflazione (scaglioni, detrazioni, ecc.)”.
Mannino sottolinea quanto “il drenaggio fiscale colpisca lavoratori e pensionati. Questo è uno dei punti alla base dello sciopero generale del 12 dicembre. Noi chiediamo la restituzione del drenaggio fiscale e l’indicizzazione automatica all’inflazione di scaglioni, detrazioni, trattamento integrativo, affinché non si ripeta più quello che è accaduto”.
I salari in Sicilia: la situazione
Per quanto riguarda la Sicilia resta, inoltre, il tema della differenza salariale rispetto al resto del Paese. Nel 2024 nei settori presi in considerazione si sono registrati salari medi di 17.735 euro annui a fronte dei 24.486 della media nazionale (6.751 euro annui in meno). Nel lavoro a tempo indeterminato e annuale la differenza è di 6.212 euro annui ( 33.351 Sicilia, 39.563 Italia).
“Il gap salariale – conclude Mannino – diventa poi gap pensionistico. Di questa situazione pagano il prezzo più alto donne e giovani. La nostra battaglia è anche contro il lavoro povero per la crescita dell’occupazione, ma di un’occupazione di qualità, stabile, duratura con il giusto salario”.
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