Marco massacrato di botte a Londra è in coma

Marco massacrato di botte a Londra è in coma: la famiglia viene a saperlo da facebook

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Marco massacrato di botte a Londra è in coma: la famiglia viene a saperlo da facebook

Redazione  |
martedì 06 Dicembre 2022

Il primo ad arrivare a Londra è stato lo zio: "Al Consolato non sapevano nulla, ci sentiamo abbandonati anche dalle istituzioni italiane"

Massacrato a cazzotti e lasciato per terra sul retro di un pub a Londra. È il dramma, raccontato da ‘Leggo’, di Marco Pannone, 25 anni, originario di Fondi in provincia di Latina, che si trova in coma nel reparto di terapia intensiva del King’s College Hospital dove è stato operato d’urgenza con l’asportazione di una parte della calotta cranica nel disperato tentativo di salvarlo. Tutto è accaduto nella notte tra venerdì e sabato a Brixton, quartiere nella zona sud ovest della City, ma la dinamica ancora non è stata chiarita.

La famiglia di Marco, che vive a Londra da 6 anni, è stata avvisata sabato mattina, su Facebook da un amico del ragazzo, riferisce ancora Leggo, un messaggio scioccante arrivato sul profilo della sorella maggiore dove si diceva solamente che Marco era stato aggredito, che era stato portato in ospedale e stava molto male.

Il primo a partire per l’Inghilterra è stato uno zio, chef nella Capitale. “Appena atterrato sono andato in ospedale – racconta a Leggo Massimiliano con la voce rotta dal pianto -. Una dottoressa gentile mi ha spiegato che le condizioni di Marco sono molto gravi. Che è arrivato in condizioni disperate e hanno dovuto asportare una parte di calotta cranica per cercare di ridurre la pressione e salvargli la vita”. Ma qui finiscono le informazioni. Zio e genitori arrivati ieri a Londra non riescono più ad avere notizie: “al Consolato – riferisce ancora lo zio – non sapevano nulla li ho informati io e l’agente che si occupa del caso è andato in ferie, mi ha lasciato la mail di un collega e il numero di registrazione del crimine”.

E ancora: “Perché nessuno ci aiuta? Siamo stati completamente abbandonati anche dalle istituzioni italiane. Abbiamo chiesto aiuto al Consolato, anche un interprete perché non parliamo la lingua. Hanno preso i nostri dati e poi mi hanno mandato una mail dicendo che non avevano personale disponibile e quindi di rivolgerci alla polizia inglese”.

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