Mare in Sicilia, nel 2021 commessi migliaia di illeciti - QdS

Dal cemento illegale alla cattiva depurazione, il mare siciliano resta nella morsa degli abusi

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Dal cemento illegale alla cattiva depurazione, il mare siciliano resta nella morsa degli abusi

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domenica 24 Luglio 2022

Legambiente: sulle coste dell’Isola nel 2021 commessi quasi 7.000 illeciti, tra penali e amministrativi. Peggio ha fatto solo la Campania

Una risorsa non infinita, a dispetto di quanto si possa credere. E che, ogni anno, viene deturpata, violentata, saccheggiata, vittima di interessi criminali o semplice incuria e strafottenza. Eppure, da sempre, il mare ha rappresentato fonte di prosperità e ricchezza.

Torna il rapporto sul peso che il malaffare ha sulla gestione di spiagge, del litorale e del mare. Come ogni anno, attraverso “Mare Monstrum”, Legambiente accende i riflettori sui principali fattori di pressione illegale sull’ecosistema marino del nostro Paese: dall’abusivismo edilizio al deficit di depurazione, sia quantitativo che qualitativo; dagli sversamenti in mare di liquami inquinanti d’ogni tipo all’incubo, perché di questo si tratta, della pesca illegale.

E, ancora una volta, la Sicilia si piazza tra le prime regioni per quanto riguarda l’aggressione al mare: preceduta solo dalla Campania, l’isola più grande del Mediterraneo resta saldamente ai primi posti di questa triste classifica. Soffocata dal cemento, dall’inquinamento e dal malaffare, la Sicilia mette a rischio ogni anno il suo patrimonio blu, con conseguenze di rilievo sull’economia, sull’immagine e sull’ambiente.

I numeri del rapporto

Secondo Mare nostrum, “nel corso del 2021 sono stati accertati 55.020 illeciti penali e amministrativi, alla media di 7,5 ogni chilometro di costa, ovvero un illecito ogni 133,3 metri – si legge nel documento. Le persone denunciate o arrestate sono state 20.485, le sanzioni 24.900, i sequestri 7.021, 392 le società denunciate e 270 quelle sanzionate. Il fattore di pressione di gran lunga prevalente è quello del ciclo illegale del cemento, dalle villette abusive all’occupazione illecita delle spiagge, che da solo rappresenta il
50,3% del totale, seguito dall’illegalità connessa ai fenomeni d’inquinamento e alla gestione dei rifiuti (25,3%) e dalla pesca illegale (20,8%).

Chiudono la classifica, con il 4%, le violazioni relative al Codice della navigazione anche nelle aree marine protette, dove le Capitanerie di porto hanno denunciato 2.023 illeciti penali e amministrativi”. Come già detto precedentemente, a guidare sia la classifica generale, con 7.970 reati e illeciti amministrativi, sia diverse delle classifiche disaggregate elaborate per questa edizione di Mare Monstrum, è la Campania, dove si registra anche il maggior numero di persone denunciate o arrestate (3.630) e quello dei sequestri (1.627). Al secondo posto si colloca la Sicilia (6.725 illeciti penali e amministrativi), seguita dalla Puglia (6.032). Quarta è la Toscana, a quota 5.359, che supera la Calabria e il Lazio.

Una poco piacevole sorpresa, rispetto alle tradizionali classifiche di “Mare Monstrum” e del Rapporto Ecomafia, dovuta soprattutto al ciclo illegale del cemento, che vede la Toscana terza, dopo Campania e Sicilia.

Il mare “abusato”

Se il cemento illegale rappresenta circa la metà degli abusi registrati, l’altro grande “aggressore” del mare, soprattutto di quello siciliano, è l’inquinamento, dovuto principalmente alla mancata depurazione delle acque reflue. Un fatto a causa del quale ogni anno l’Italia paga una sanzione da 60 milioni di euro all’anno all’Ue, che in totale ha aperto quattro procedure di infrazione a carico del nostro Paese. Una cifra che – come ha amaramente detto di recente il commissario unico per la depurazione Maurizio Giugni – è “secondaria rispetto al dato ambientale. Sei milioni di persone oggi scaricano i reflui a mare, con un danno per l’ecosistema enorme, concentrato nelle regioni del Mezzogiorno”.

Basta leggere i dati di Arpa Sicilia per restare sbalorditi dallo scenario siciliano. Su circa “5 milioni di abitanti residenti in Sicilia – scrive l’Agenzia regionale sul proprio sito – solo il 61% circa è servito da un impianto di depurazione”. Ma non basta su “463 impianti di trattamento delle acque reflue urbane, il 17% circa risulta non attivo mentre dei 388 impianti attivi complessivamente presenti sul territorio della Regione Sicilia solo il 17,5% circa opera attualmente con autorizzazione allo scarico in corso di validità. Tutti gli altri operano in assenza di autorizzazione o con autorizzazione attualmente scaduta o sono stati destinatari di decreti di diniego allo scarico”.

E gli illeciti continuano a saltare fuori, anno dopo anno. Nel 2021, secondo i numeri di Legambiente, in Sicilia ne sono stati commessi 978 tra amministrativi e penali connessi all’inquinamento del mare. Una piaga che non si è fermata nemmeno nel 2022. È notizia delle scorse settimane la scoperta di sversamenti illeciti nell’area industriale di Siracusa, dove il Tribunale aretuseo ha disposto il sequestro dell’impianto della Ias (Industria acqua siracusana spa) oltre alle quote e all’intero patrimonio della società che gestisce il depuratore anche per i Comuni di Melilli e Priolo.

L’accusa è di “disastro ambientale aggravato riguardante l’inquinamento atmosferico e marino tutt’ora in corso di consumazione, nonché altri reati connessi all’illegittimità dei titoli autorizzatori ritenuti non conformi a legge, non più efficaci da oltre un decennio e solo parzialmente rispettati”. Secondo quanto sostiene la Procura, sarebbero state immesse in mare e in atmosfera “e nomi quantità di sostanze
nocive”.

Stato e Regione in campo per tutelare le coste dell’Isola

Si tratta solo della punta dell’iceberg di una situazione drammatica cheil Commissario unico alla depurazione e il Governo regionale stanno tentando di risolvere, attraverso un lavoro intenso, mai effettuato prima con tanta continuità ed efficacia. “Stiamo realizzando – ha dichiarato il commissario unico lo scorso 17 giugno – 97 interventi che valgono tre miliardi di euro, la metà di quali sono in una fase attuativa o preattuativa”. Sul fronte siciliano, è l’assessore al Territorio e ambiente della Regione siciliana, Totò Cordaro, a sottolineare al Quotidiano di Sicilia l’azione dell’esecutivo di Nello Musumeci che, in questi anni, avrebbe puntato al contrasto dei reati che riguardano l’aggressione alla costa e al mare, puntando molto su due aspetti. Da un lato, la questione legata all’inquinamento, quindi alla depurazione delle acque e, dall’altra, eliminando o riqualificando ecomostri e strutture abbandonate.

“Alla fine di questa legislatura avremo esitato tutte le autorizzazioni che ancora mancano – afferma in riferimento agli impianti di depurazione -. Noi ci occupiamo soltanto della parte autorizzativa – prosegue ancora l’assessore – e abbiamo colmato quasi del tutto il gap esistente, grazie all’intenso lavoro del commissario straordinario per la depurazione, Maurizio Giugni e del sub commissario Riccardo Costanza”. Secondo Cordaro, in appena due mesi, sono state esitate le autorizzazioni per quanto riguarda il depuratore di Tono, a Messina e di Acque dei Corsari a Palermo, interventi che, a detta del delegato del presidente Musumeci, risolveranno i problemi delle due città.

“Non solo – continua Cordaro – abbiamo proceduto all’adeguamento del depuratore di Cefalù e di Campofelice”. L’azione della Regione, poi, si sarebbe concentrata anche sugli ecomostri e sugli edifici abbandonati lungo la costa. “Per la prima volta nella storia della Regione – continua Cordaro – abbiamo immaginato di fare interventi strutturali sul demanio marittimo, in termini di pulizia ma anche per quanto riguarda la demolizione delle strutture abbandonate. Abbiamo messo a bando una serie di beni – aggiunge. Insomma, abbiamo attivato una politica del demanio marittimo che è iniziata proprio con il governo Musumeci. D’altronde – conclude – se non ci fossero state le denunce e gli interventi della Procura della Repubblica, questi reati non sarebbero emersi”.

Uno degli esempi dell’azione del governo Musumeci è avvenuto a Isola delle Femmine dove è stato demolito un edificio danneggiato da un incendio doloso. Abusivo, era in stato di abbandono da anni a causa di un lungo contenzioso successivo alla decadenza della concessione demaniale marittima. “Avevamo promesso tempi rapidi e azioni concrete per la riqualificazione e tutela ambientale di quest’area – afferma Cordaro -.

Non ci lasciamo condizionare da vigliacchi atti intimidatori e come governo regionale ci siamo attivati per garantire il ripristino della legalità, anche attraverso una virtuosa sinergia con l’amministrazione comunale, la Procura della Repubblica e le Forze dell’ordine”.

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