I protagonisti Giancarlo Commare e Eduardo Valdarnini, insieme a uno degli sceneggiatori, l'acese Giuseppe Paternò Raddusa, raccontano com'è nato il film e cosa ci sta dietro
Sono tra i protagonisti di Maschile singolare, il film del 2021 diretto da Alessandro Guida e Matteo Pilati in programmazione su Amazon Prime e che sta incontrando il favore del pubblico. Giuseppe Paternò Raddusa (sceneggiatore, presente anche in un Cameo), Giancarlo Commare ed Eduardo Valdarnini. Li abbiamo intervistati per QdS.it e ci hanno raccontato cosa c’è dietro la realizzazione del film, e non solo.
Giuseppe, Giancarlo, Eduardo…
chi sono
Giancarlo: “Mi sono diplomato presso l’accademia
Fondamenta. Successivamente ho iniziato il mio percorso professionale che mi ha
permesso di spaziare tra serie tv (è stato tra i protagonisti della serie tv Skam
su Netflix), cinema e teatro. Ma ho iniziato a giocare ben prima di entrare in
un’accademia”.
Eduardo: “Sono Eduardo Valdarnini, ho 30 anni e vivo
tra Roma e Parigi. Tra i miei lavori Arianna (2015), Qualcosa di nuovo (2016),
Suburra 1° e 2° stagione (2017-2019), i Liviatani (2020) e Maschile Singolare
(2021)”.
Giuseppe: “Sono Giuseppe Paternò Raddusa, sono nato
ad Acireale e cresciuto a Catania, ho fatto il Cutelli (!) e sono un autore di
diverse serie podcast come Demoni Urbani. Ho anche scritto l’audioserie Agatha
Christie Scomparsa distribuita su Audible. Maschile Singolare è il
mio esordio nella scrittura di un lungometraggio”.
Giuseppe, com’è nata l’idea di scrivere Maschile singolare? Qual è il messaggio che hai voluto dare con questo film?
“L’idea è nata dalla volontà di creare una storia in
cui personaggi non eterosessuali fossero immersi in dinamiche narrative che
solitamente, al cinema, sono applicate a caratteri più “normativi”. Insieme ai
due registi del film, Matteo Pilati e Alessandro Guida, che hanno scritto il
film con me, abbiamo deciso di creare qualcosa di classico, in cui dei
personaggi appartenenti alla comunità LGBTQ+ non si muovessero – per quanto
fondamentale – nella narrativa della comunità stessa, ma si aprissero a
raccontare una storia universale. Non credo nel cinema che lancia “messaggi” ma
credo in quello che l’arte può plasmare per chi ne fruisce. Nel caso di Maschile
Singolare, l’opportunità di essere felici, o quantomeno provarci, anche
senza qualcuno a fianco a tutti i costi – che non vuol dire che il film
combatta l’idea di coppia, sia chiaro”.
Giancarlo ed Eduardo: come avete accolto il copione? Ci sono dei timori prima di recitare determinati copioni? Quali sono stati i momenti più difficili e quali quelli più divertenti durante le riprese?
Giancarlo: “La prima volta che ho letto questo
copione ho pensato ci fosse qualcosa che non andava, era tutto troppo lineare.
Ma avevo una sensazione, come se la sua vera essenza fosse stata nascosta con
cura al suo interno. Ho avuto dunque necessità di leggerlo immediatamente una
seconda volta prestando più attenzione ai dettagli piuttosto che alla macro
struttura di questa storia.
E’ proprio attraverso questi dettagli che ho capito dove
questo racconto volesse arrivare tramite il personaggio di Antonio e le sue
esperienze. E ancora oggi sono fermamente convinto che il messaggio di
questo copione sia tra le cose più importanti su cui un essere umano deve
prestare attenzione. Presto o tardi, nella vita di ognuno di noi, arriva
quel momento in cui è necessario il confronto con sé stessi e come per Antonio
se non si è pronti ad affrontare questo tipo di percorso, si può perdere
un’occasione.
Antonio in questo viene spinto e costretto al suo
confronto ma è da esempio perché trova il coraggio di affrontarsi e riesce ad
amarsi, dimostrando così che la sua è stata un’occasione e non una perdita.
Ecco perché terminata la seconda lettura, l’unico modo per accogliere questo
copione è stato in un abbraccio. Non esiste copione senza timori. I
momenti più difficili sono stati il primo giorno. La primissima scena che
abbiamo dovuto affrontare era proprio l’ultima. Vi lascio immaginare con quanta
ansia io abbia affrontato la cosa… è come mettere un sigillo su una lettera che
ancora non è stata scritta. In questo ringrazio però tutta la squadra e in
particolare il mio collega Lorenzo Adorni che si è dimostrato essere un ottimo
compagno di inizio viaggio.
Di momenti divertenti ne potrei raccontare molti. In questa
occasione scelgo di citare un altro mio collega, Carlo Calderone con il quale
ho condiviso uno dei momenti più alti di questo set. Ve la ricordate la
scena dove Lorenzo lascia Antonio?! Interno notte, camera da letto. Matteo
Pilati posiziona in scena un piumone giallo citando Scene da un matrimonio di
Bergman. Carlo ed io abbiamo concluso la scena citando Sandra e Raimondo.
Purtroppo voi non avete avuto la possibilità di vivere questo momento perché è
stato un fuori scena”.
Eduardo: “L’unico timore vero era di fare un
personaggio macchiettistico, un cliché. Una volta capito che non bisognava
cadere nella trappola della sessualità e dell’orientamento bensì concentrarsi
sulle caratteristiche emotive, come d’altronde si fa con qualunque personaggio,
mi sono tranquillizzato e mi sono goduto il viaggio”.
Credete che l’amore tra persone dello stesso sesso sia più difficile rispetto a una coppia eterosessuale?
Giancarlo: “Credo che l’amore sia amore”.
Eduardo: “Ha tutti gli stessi piaceri, gli stessi
patemi e gli stessi compromessi. L’amore è lo stesso, è il giudizio altrui che
può essere diverso e che può rendere tutto più difficile nel caso di una
relazione non eterosessuale”.
Giuseppe: “Sono d’accordo con quello che dice
Eduardo. L’inferno, per citare uno più bravo di me, sono gli altri”.
L’omosessualità fino a qualche tempo fa era argomento tabù, oggi non c’è film, serie tv, trasmissione televisiva in cui non siano presenti personaggi e/o concorrenti omosessuali. Secondo voi sta cambiando la mentalità in Italia di fronte a questo argomento? Come considerate il livello di “apertura” dell’italiano medio?
Eduardo: “La tendenza è quella giusta, ma l’Italia,
come al suo solito, è in ritardo rispetto al resto dell’Occidente nel disfarsi
di quel suo provincialismo refrattario. L’apertura dell’italiano medio è, ad
oggi, senza dubbio insufficiente”.
Giuseppe: “Credo sia una questione di pigrizia, più
che altro. È anche per questo che abbiamo scritto Maschile singolare:
una commedia romantica in cui non ci sono Cristiana Capotondi e Nicolas
Vaporidis ma alcuni maschietti che si innamorano, che soffrono, che si mollano,
che fanno l’amore. E il bello è che non cambia nulla rispetto al modello
originario, o “normativo”. Molte persone che non appartengono alla comunità
questo l’hanno capito subito. Qualcun altro… ancora no”.
Giancarlo: “Sicuramente qualche passo in avanti
rispetto al passato è stato fatto ed era ora che ciò avvenisse. Temo però che
l’italiano medio di cui parliamo percepisca questo solo come una moda della
quale ne rimane ignorante, senza comprendere quel tipo di taglio differente,
dimenticandosi così che il “diverso” arricchisce. Spesso però se mi
giro intorno comprendo che molti tendono a considerare tutto ciò come una
banale vetrina di spettacolo e trovo estremamente ridicolo che nel 2021 si
possa ancora considerare questo argomento come un tabù. Ecco perché è
importante produrre film come Maschile Singolare, che non parla di
omosessualità, ma di uomini (intesi come esseri umani) e soprattutto di
amore”.
Che riscontri state avendo per il film Maschile Singolare? Il film è stato comprato anche all’estero? Dove? È già stato trasmesso? Le vostre aspettative sono state ripagate?
Giancarlo: “I riscontri sono più che positivi
soprattutto quelli di chi, grazie a Maschile Singolare, ha trovato
risposte che cercava da tempo, e questo lo possiamo affermare grazie
all’infinità di bellissimi messaggi che ci sono arrivati. A prescindere da chi
sia stato comprato, credo che questo sia il regalo più bello che noi potessimo
ricevere, quindi ancor di più se il suo percorso continua al di là delle porte
italiane. All’inizio di questo viaggio nessuno di noi poteva immaginare
tutto questo, ci siamo lasciati sorprendere e niente è stato più emozionante. Fare
l’attore per me vuol dire costruire un “dono”, e finché lo si lavora
mi appartiene, ma successivamente diventa di qualcun altro, perciò se questo
dono viene apprezzato, vuol dire che ho scelto bene”.
Eduardo: “Il riscontro è molto positivo. Non ce lo
aspettavamo, anche se ovviamente tutti noi ce lo auguravamo. So che è stato
comprato da alcuni paesi esteri, spero che i loro feedback arrivino presto e
siano incoraggianti”.
Giuseppe: “Sì, il film è stato comprato in diversi
Paesi, inclusi Francia, Stati Uniti, Canada, Austria… e tanti altri, uscirà il
prossimo anno. Francamente ci speravo, ma non me lo aspettavo, di solito queste
cose accadono ai film degli altri. Siamo molto felici”.
Favorevoli o contrari a: 1) matrimoni gay 2) adozioni gay 3) legge Zan.
Giancarlo: “Ovviamente favorevole, ovviamente
favorevole, ovviamente favorevole ma non dovrebbe esistere questa necessità”.
Eduardo: “Assolutamente favorevole”.
Giuseppe: “Favorevole a tutte e tre”.
Siete mai stati a un pride? Molti lo considerano poco rappresentativo della realtà gay. Qual è il vostro punto di vista?
Giancarlo: “Purtroppo no, uno perché prima nella
realtà in cui vivevo non ne ero a conoscenza; poi perché ha sempre coinciso con
il lavoro. Solo una volta, ho potuto partecipare alle ultime ore della
manifestazione. Considero tale manifestazione come urlo, rivendicazione di
diritti, diritti, non di gay, ma di persone e mi dispiace vedere persone,
citando Cosmo, che “si incazzano per la musica là fuori, ma poi si sparano
tutti i giorni il rombo dei motori”.
Eduardo: “Sì, sono stato ad un pride. Non saprei
dire se è rappresentativo della comunità, ma sicuramente è un evento che mette
in luce un bisogno condiviso da molti cittadini, cioè quello dei pari diritti e
di pari tutele”.
Giuseppe: “Chiaro che è rappresentativo, e ci
mancherebbe altro che non fosse così. Non ho un punto di vista, in questi casi
esistono solo certezze. I Pride sono la celebrazione di una comunità che per
anni e ancora oggi viene vessata. E che ha tutto il diritto di prendersi un
giorno di libertà assoluta in cui esprimersi come meglio crede”.
Giuseppe, stai già lavorando a un seguito? I tuoi personaggi avranno nuova vita prossimamente?
Giuseppe: “Per il momento no. Ho adorato ogni momento
di Maschile Singolare, scrivere con Matteo e Alessandro che sono due
miei cari amici e due artisti da cui imparo ogni giorno, ma anche con una
squadra così generosa: Giancarlo ed Eduardo interpretano Antonio e Denis così
come li avevamo sognati in fase di scrittura, ma vorrei citare anche Gianmarco
Saurino – un attore con uno spirito critico straordinario -, Michela Giraud,
che ha dato tantissimo al personaggio di Cristina, e tutti gli altri membri del
cast.
È stato bellissimo peraltro confrontarsi con una troupe
volitiva e in gamba. Mi sento fortunato ad aver fatto parte di questo piccolo
miracolo. Per il momento, però, i personaggi stanno sedimentando nel cuore
degli spettatori e delle spettatrici, che ogni giorno ci inondano di messaggi
per dirci quanto si sono riconosciuti in certe dinamiche, quanto invece
vorrebbero viverne delle altre, quanto hanno pianto o quanto si sono eccitati o
eccitate. Per il momento è sufficiente, non so quanto possa essere giusto
“scomodare” Antonio e gli altri di nuovo, magari per una storia non all’altezza
del primo film”.
Giancarlo ed Eduardo, quali sono i vostri progetti futuri?
Giancarlo: “In questi giorni sono in uscita col
sequel di Sul più bello, Ancora più bello e ho appena terminato
le riprese di Romulus 2”.
Eduardo: “Al momento recupero da una brutta frattura al bacino, prossimamente usciranno una serie TV in cui ho lavorato e un film”.
Foto di Byron Rosero
Dario Raffaele