Mattarella, cittadini non persone inutili - QdS

Mattarella, cittadini non persone inutili

Mattarella, cittadini non persone inutili

martedì 29 Aprile 2025

Assenteismo e astensionismo

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione dell’ottantesimo anniversario della Liberazione, lo scorso 25 aprile, ha detto una frase che andrebbe incorniciata: “Non possiamo arrenderci all’assenteismo dei cittadini dalla Cosa pubblica, all’astensionismo degli elettori, a una democrazia a bassa intensità”.

In questi tre segmenti c’è la diagnosi di una malattia sociale che sembra irreversibile e consiste nell’allontanamento delle persone, che formano un consesso sociale, dalle istituzioni.
Quelle istituzioni che sono “occupate” da persone di modesta cultura e di principi morali piuttosto discutibili. Quelle istituzioni che dovrebbero essere occupate dall’élite, non economica, ma culturale, dei cittadini e cittadine sapienti, competenti, che conoscano la storia, che abbiano letto almeno mille libri e che abbiano un’opinione indipendente dalle congreghe, dalle lobby, dai gruppi d’interesse e da quelli di potere.
L’esempio viene dall’alto, ma se l’alto è basso, anche l’esempio è basso.

Mattarella ha sollecitato tutti/e a non arrendersi all’assenteismo dei/delle cittadini/e dalla Cosa pubblica. Però dobbiamo considerare che quando i/le cittadini/e vedono che la Cosa pubblica è mal gestita e in essa vi sono interessi di parte, perdono fiducia e quindi il loro distacco diventa quasi automatico.
E quando cittadini e cittadine si distaccano dalla Cosa pubblica, in modo altrettanto automatico si allontanano dal loro diritto-dovere di esercitare la scelta per eleggere i/le propri/e rappresentanti.
Cosicché siamo arrivati alla negazione della politica per cui quasi un/a elettore/trice su due non va al seggio, con la conseguenza che oggi il nostro Paese è governato da una finta maggioranza, in quanto essa è solo la maggioranza di metà degli/delle elettori/trici, quindi di fatto un quarto di essi diventa maggioranza e governa in nome dell’intero Popolo.

Questo fatto è collegato con la denuncia di Mattarella sui rischi di una democrazia a bassa intensità (quella attuale), cioè di una non vera democrazia, perché ha una base ristretta e non ampia, come accade in altri Paesi ove va a votare il settanta/ottanta per cento dei/delle cittadini/e.

In questo quadro, vi è una grave responsabilità di chi fa informazione perché vengono ignorati totalmente i principi deontologici del Codice dei giornalisti e vi sono tanti altri soggetti, come i conduttori televisivi, che oggi fanno informazione mascherata, non conforme ai suddetti principi deontologici, appunto perché essi non sono giornalisti.

Chi fa sul serio questo mestiere – e non sono in tanti – può essere anche penetrante e perfino aggressivo, ma i suoi fini devono essere nobili e condotti sempre a fin di bene. I/le veri/e giornalisti/e dovrebbero denunciare la corruzione dei pubblici ufficiali, difendere i diritti delle minoranze e dei poco rappresentati, vigilare sulla miriade di affari loschi e farli emergere senza se e senza ma, portare sulle pagine dei giornali, nei media sociali (di cui le testate sono registrate), in radio, televisioni e in ogni altro mezzo di comunicazione la continua collusione che c’è fra politici e cattivi affari, che inquinano la vita pubblica e danneggiano i/le cittadini/e.

Il nostro dovere è quello di evidenziare continuamente le cose che non vanno non solo materialmente, ma soprattutto sul piano morale. Ce lo impongono quarantacinque anni di direzione, sessantasei anni di lavoro e ottantaquattro anni di età. Lo ripeto spesso per evitare che a nessuno passi per la testa che questi editoriali abbiano altra finalità rispetto a quella di tentare un miglioramento del nostro Paese e della Popolazione.

Oggi si sono tutti ubriacati con gli smartphone, fonti di notizie e diffusori di ignoranza, mentre ognuno dovrebbe avere il proprio motto della vita: “Fare bene e farlo sempre”. Per comportarsi in questo modo bisognerebbe essere in pace con la propria coscienza.

Leggere i media sociali piuttosto che i libri di carta è come mangiare patate insipide piuttosto che un brasato di guance al barolo (o, per i/le vegetariani/e, una buona pasta alla norma). È proprio la lettura della carta stampata che ci può fare aprire gli occhi sulla realtà e non sugli smartphone-Truman Show.

Tag:

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017