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Matteo Frasca: “Semplificare e ridurre le leggi per una Giustizia più efficace”

Matteo Frasca: “Semplificare e ridurre le leggi per una Giustizia più efficace”
Forum Matteo Frasca

Forum con Matteo Frasca. presidente della Corte d’Appello di Palermo

Un confronto su questioni strutturali e non contingenti: ospite di questo Forum con il QdS, alla presenza del direttore Carlo Alberto Tregua e del vice presidente Filippo Anastasi, il presidente della Corte d’Appello di Palermo, Matteo Frasca.

Numerose le tematiche affrontate, con particolare spazio riservato al funzionamento della macchina della Giustizia italiana, condizionata da problemi storici cui si sta cercando, pur tra mille difficoltà, di porre rimedio nel modo più efficiente possibile.

Organizzazione ed efficientamento

“L’instabilità della legislazione, sostanziale e processuale, rende molto difficile assicurare la prevedibilità delle decisioni e la tendenziale omogeneità degli indirizzi interpretativi e ciò si traduce in un danno per il cittadino, che fa fatica a comprendere decisioni difformi a parità di situazioni, con pregiudizio del principio di uguaglianza”.

“La stabilità delle norme incide positivamente sull’organizzazione e degli uffici e sulla gestione dei processi, traducendosi anche in risparmio di risorse umane e materiali. Al contrario, se l’organizzazione di un ufficio deve subire modifiche continue per adattarsi al frequente mutamento delle regole e l’impegno degli operatori deve essere indirizzato alla interpretazione di norme sempre nuove si disperdono risorse e tempo e si vanificano gli sforzi precedenti. Decidere quale norma applicare in caso di successione di leggi, soprattutto in mancanza di adeguate norme transitorie, è un impiego di tempo che si sottrae ad altre necessità. Non va dimenticato che, come anche di recente ha ricordato la Corte Costituzionale con la sentenza n. 41/2024, il processo è un costo e i costi vanno razionalizzati, altrimenti si crea un danno alla collettività”.

“Un esempio di instabilità normativa è dato dalla regolamentazione della prescrizione, cambiata ben quattro volte negli ultimi venti anni e in attesa di un ulteriore cambiamento, senza peraltro norme transitorie. Tra l’altro, la prescrizione per decenni è stata usata come antidoto alla durata irragionevole dei processi. Tuttavia, il processo stesso nasce per una sua fisiologica conclusione: accertare o meno la colpevolezza dell’imputato. Quando si applica la prescrizione, il processo muore, ma non raggiunge la sua naturale conclusione. Tuttavia, la sua ragionevole durata si assicura con un minor numero di processi da svolgere e con la disponibilità di mezzi e risorse adeguati”.

“Nel lavoro che svolgiamo la collaborazione tra le parti è essenziale. Il rapporto con gli Avvocati nel Distretto di Palermo è ottimo anche in termini di confronto preventivo su ogni questione che attiene al funzionamento della Giustizia. Penso, per esempio, al periodo del Covid-19, dove il dialogo è stato essenziale per prendere decisioni adeguate. L’Avvocato è portatore di valutazioni da un punto di vista diverso e concorrente”.

Sistema giudiziario

“La ragionevole durata del processo e la professionalità devono essere gli obiettivi primari per realizzare l’efficienza e l’efficacia della Giustizia. Non va trascurato che gli investitori, soprattutto quelli stranieri, prestano particolare attenzione, oltre che agli assetti normativi e al tasso di illegalità, alla durata dei processi e alla prevedibilità degli indirizzi giurisprudenziali. E per realizzare questi obiettivi sono indispensabili anche la semplificazione delle leggi e l’adeguatezza degli investimenti nelle risorse umane e materiali, che sono elementi connessi e interagenti per un percorso virtuoso. Se avessimo poche leggi, potremmo impiegare meglio le risorse disponibili e avremmo più facilmente una ragionevole durata dei processi. Come ho già detto le norme vengono continuamente modificate con varie interpolazioni che rendono complessa già la loro lettura. È difficile per un professionista e lo è ancor di più per il cittadino comune”.

Sarebbe utile disporre di Testi unici che porterebbero sistematicità e chiarezza, anche se è vero che questa strada si scontra con una realtà socio-economica e civile in continuo divenire e nella quale sono aumentate le fonti tradizionali, perché alla Costituzione, alle leggi ordinarie e alle fonti secondarie, si sono aggiunte quelle europee, oltre all’emersione di nuovi diritti che rende più complessa la legislazione. Tutto questo non giustifica, però, il caos normativo che esiste nel nostro Paese. Non a caso, si fatica, a volte, a trovare la norma di riferimento. Un esempio è dato dalle leggi penali, che spesso sono contenute, oltre che nel codice penale, peraltro oggetto di frequenti aggiustamenti, anche in altri testi che richiederebbero una forte semplificazione e una robusta depenalizzazione per quei fatti per i quali sarebbe più adatta una sanzione amministrativa. In questo modo, si alleggerirebbe anche il carico di lavoro del magistrato e si attuerebbe al meglio il principio l’obbligatorietà dell’azione penale, oggi reso più complicato dal numero in continua crescita di reati previsti”.

Matteo Frasca: “Semplificare e ridurre le leggi per una Giustizia più efficace”

Digitalizzazione e personale

“La digitalizzazione è imprescindibile e pensare, oggi, a un processo che non sia digitalizzato è impossibile. Il processo telematico nel settore civile accusa una certa età e richiede un aggiornamento serio anche per impedire i numerosi inconvenienti tecnici che si traducono in fattori di rallentamento a scapito dell’efficienza: basti pensare alle ricadute negative, anche in termini di dispersione di risorse, di rallentamenti nella pubblicazione delle sentenze dovuti al blocco del sistema. Nel settore penale, invece, la digitalizzazione non riesce a decollare con un conseguente disallineamento con il settore civile”.

“Sul fronte del personale il Ministro Nordio ha bandito molti concorsi e recentemente sono stati assunti circa 600 nuovi magistrati. I tempi delle procedure concorsuali, però, non si possono comprimere anche per assicurare l’indispensabile serietà nella selezione. Credo che per un aspirante magistrato sia importante non conoscere tutte le teorie giuridiche ma sapere ragionare e argomentare mostrando basi solide, e in questa direzione mi sembra che si stiano muovendo le procedure concorsuali. Non a caso, i giudici italiani sono molto apprezzati all’estero non solo per il livello di produttività in assoluto, che è ancor più significativo se si tiene conto dell’organico che è inferiore rispetto ad altri Paesi europei, ma anche per la qualità della risposta alla domanda di giustizia. Le risorse, poi, devono essere organizzate e a questo dobbiamo contribuire tutti”.

Durata dei procedimenti

“In questo momento, il dibattito è concentrato sul processo penale, ma è nel settore civile che il cittadino tutela i propri diritti e dove i tempi di durata dei processi erano ancora assai lunghi. Attualmente nella Corte di Appello pendono poco meno di ottomila controversie, che certamente non sono poche ma che sono fortemente diminuite rispetto agli anni precedenti. Nel nostro Paese dal 2011 in poi i processi pendenti più vecchi si sono ridotti gradualmente ogni anno con una flessione del 40%, come del resto dimostrato anche dalla forte diminuzione delle cause risarcitorie per eccessiva durata dei giudizi in base alla legge Pinto. Al momento, la durata media delle cause civili nella Corte palermitana è di circa 1.300 giorni, più o meno tre anni e mezzo, nelle cause di lavoro la durata è inferiore ai due, mentre nei Tribunali il tempo medio è di un anno. Nel settore penale in Corte di Appello il risultato è senza dubbio positivo perché la durata media è di 460 giorni e in Corte di Assise di 237 giorni, cioè al di sotto del limite della durata ragionevole, fissata in due anni. Lusinghiero è anche il dato sulla prescrizione, attestata a circa il 5%, che è il valore più basso tra le grandi Corti del Paese, a testimonianza del grande impegno dei Magistrati che non lesinano energie. Un impegno che continua in modo incessante anche al fine di realizzare gli obiettivi fissati nel Pnrr, peraltro già raggiunti nel settore penale e in corso di più lenta attuazione in quello civile”.

“Occorre prestare particolare attenzione al tema della motivazione della sentenza. La nostra tradizione, a differenza degli altri Paesi, tende a privilegiare la motivazione a struttura narrativa e soprattutto negli anni passati con dissertazioni lunghe e non sempre pertinenti. Il Magistrato deve spiegare le ragioni del provvedimento senza dilungarsi oltre quanto è strettamente necessario. La motivazione non deve essere né lunga né breve, ma soltanto adeguata alla specificità del caso”.