Maxi operazione anti droga in Sicilia e Calabria, oltre 110 arresti

NOMI | Dalla Sicilia all’estero, dietro il traffico di droga internazionale: oltre 110 arresti

NOMI | Dalla Sicilia all’estero, dietro il traffico di droga internazionale: oltre 110 arresti

Redazione  |
martedì 25 Giugno 2024

Tra gli indagati anche un agente di Polizia Penitenziaria e un infermiere dell'Asp. I dettagli del blitz.

Grazie a una maxi operazione anti droga, i carabinieri del comando provinciale di Messina hanno eseguito più di 110 arresti tra Sicilia, Calabria, altre località del territorio nazionale e perfino in Spagna.

Tra i destinatari, 16 sono già detenuti in carcere.

Maxi operazione anti droga in Sicilia, oltre 110 arresti

Le ordinanze di custodia cautelare riguardano più 112 persone (16 delle quali già detenute) si trovava: 85 destinatarie della custodia cautelare in carcere e 27 agli arresti domiciliari. Quattro misure sono state eseguite dalla Polizia Penitenziaria.

L’esecuzione dei provvedimenti restrittivi previsti dall’operazione anti droga si pone a valle di tre distinte indagini coordinate dalla Direzione distrettuale antimafia di Messina, dal gennaio 2021 a oggi, delle quali, una eseguita dai carabinieri di Messina Sud e le altre due dalla compagnia di Barcellona Pozzo di Gotto.

Maxi operazione anti droga in Sicilia, i nomi degli arrestati a Messina

Di seguito i nomi dei destinatari di misura cautelare per il filone dell’indagine che riguarda Messina:

In Carcere

  • Giuseppe Anzalone, detto Peppe Monster-Tatoo, 38 anni;
  • Alex Arrigo, 31 anni;
  • Antonio Astone, detto il Bolognese, 37 anni;
  • Luca Michael Gabriel Astone, 24 anni, nato a Bentivoglio, residente a Messina
  • Giuseppe Astuto, 32 anni;
  • Giuseppe Bellamacina, 52 anni;
  • Fabio Bellantoni, 43 anni;
  • Danilo Lorenzo Calderone, 25 anni;
  • Gioacchino Cananzi, 49 anni, di Rosarno;
  • Giovanni Cannistrà, 43 anni;
  • Claudio Caporlingua, 35 anni;
  • Andrea Centorrino, 27 anni;
  • Angelo Conti, 34 anni;
  • Gennaro Conti, 37 anni;
  • Salvatore Costa, 56 anni;
  • Giuseppe Costanzo Zammataro, 47 anni;
  • Giovambattista Cuscinà, detto Coccolo, 45 anni;
  • Valentina Demarco, 32 anni;
  • Simone Di Bella, 39 anni;
  • Antonino Falcone, 51 anni;
  • Sebastiano Galati Massaro, 53 anni;
  • Giuseppe Gangemi, 35 anni;
  • Bruno Giorgi, 29 anni;
  • Paolo Grasso, 34 anni;
  • Giuseppe Lo Cascio, detto macchinina, 38 anni;
  • Giuseppe Maressa, detto Pippo Ciabatta, 64 anni;
  • Antonino Mastrolembo Barnà, 57 anni;
  • Filippo Messina, 52 anni;
  • Domenico Milanese, detto Mimmo il milanese, 47 anni;
  • Grazia Minutoli, detta zia Graziella, 62 anni, nata a Laureana di Borbello (RC), residente a Messina;
  • Vincenzo Muni, detto Jamaica, 42 anni;
  • Marcello Nunnari, 37 anni;
  • Gaetano Pennino, detto Emanuele, 39 anni;
  • Giovanni Rizzo, detto mu-mu, 37 anni;
  • Antonino Scirone, 30 anni;
  • Antonino Settimo, 38 anni;
  • Paolo Settimo, detto Paulu u nanu, 41 anni;
  • Francesco Spadaro, detto Ciccio, 45 anni;
  • Antonino Strangio, 42 anni, Locri, residente a Bovalino;
  • Achraf Taib, detto Alex, 34 anni, nato in Marocco, residente a Trezzano sul Naviglio (MI);
  • Gianluca Torrini, 39 anni;
  • Gianluca Vento, 27 anni;

Ai domiciliari

  • Rosario Abate, 37 anni;
  • Maria Cacopardo, 69 anni;
  • Stefania Galletta, 38 anni;
  • Maurizio Papale, 55 anni;
  • Francesco Pelle, 69 anni, di San Luca (RC);
  • Domenico Romano, 25 anni;
  • Giada Sabbatini, 27 anni.

Il traffico internazionale, dalla Sicilia all’estero

Le articolate e complesse investigazioni hanno disvelato l’esistenza e la operatività di diverse organizzazioni criminali della città di Messina e del barcellonese, attive nel narcotraffico, con collegamenti con strutture criminali calabresi e soggetti attivi anche in Campania, Lombardia e all’estero.

Nell’ambito delle tre indagini, gli inquirenti hanno documentato diversi, stabili, canali di approvvigionamento della droga, con la Calabria, per la cocaina; con alcuni soggetti attivi nelle province di Napoli e Milano, nonché con la Spagna, per l’hashish. C’erano anche soggetti attivi nei Paesi Bassi, con riferimento allo spice, cannabinoide sintetico con effetto psicotropo estremamente dannoso per la salute.

Le indagini

Le indagini si sono strutturate, utilizzando i tradizionali strumenti delle intercettazioni, telefoniche e ambientali; di servizi di osservazione e pedinamento con arresti e sequestri di droga; delle dichiarazioni di soggetti che hanno avviato la collaborazione con l’autorità giudiziaria. Gli elementi raccolti, dunque, hanno disvelato l’organigramma di 4 tra le principali organizzazioni criminali operanti, dal 2020, nel traffico di droga e nella gestione di piazze di spaccio nei quartieri messinesi di Giostra, Santa Lucia Sopra Contesse, Villaggio CEP e Villaggio Aldisio e nelle zone di Barcellona Pozzo di Gotto e di Milazzo.

Il traffico nel Messinese

In particolare, l’indagine delegata alla compagnia carabinieri di Messina Sud ha riguardato l’esecuzione di misure cautelari in carcere e agli arresti domiciliari a carico di 49 persone, gravemente indiziate -a vario titolo per i delitti di “associazione finalizzata al narco traffico”, “detenzione, coltivazione, cessione e traffico di sostanze stupefacenti”, “auto-riciclaggio” e “porto e detenzione di armi clandestine”.

Gli inquirenti hanno delineato – nell’ambito delle indagini che hanno portato all’odierna maxi operazione anti – droga tra Sicilia e Calabria – i ruoli e gli assetti di un gruppo criminale, ritenuto fra i più attivi nel narcotraffico nell’area peloritana, con significativi rapporti con organizzazioni criminali di altre regioni, riorganizzatosi dopo il blitz che – il 19 luglio 2022 – aveva portato all’arresto di 18 persone.

Come funzionava il gruppo

Il sodalizio, con base operativa nel quartiere popolare messinese “Giostra” e con la disponibilità di armi, avrebbe smerciato, nel tempo, ingenti quantitativi di droga, rifornendo plurime piazze di spaccio nei diversi quartieri nelle aree a Nord e à Sud del capoluogo e delle zone nebroidea e tirrenica della provincia, in particolare a Tortorici.

Lo stupefacente sarebbe stato stoccato e custodito nelle abitazioni di alcuni sodali, strategicamente protette da impianti di videosorveglianza, inferriate e porte blindate, volti a ritardare i tempi di accesso delle Forze di Polizia durante le perquisizioni e consentire, nel frattempo, l’occultamento della droga e delle armi, realizzando veri e propri “fortini” di difficile, se non impossibile, accesso.

Infatti, nel corso delle indagini sull’articolazione operante in Messina, nel gennaio 2021, i carabinieri hanno registrato il ferimento di un militare, che, nel tentativo di entrare in un’abitazione da perquisire era rimasto ferito al piede per effetto della improvvisa e volontaria chiusura, contro di lui, di una porta blindata a protezione dell’appartamento. L’organizzazione, anche attraverso la considerevole disponibilità economica acquisita e le sperimentate capacità criminali, si sarebbe accreditata sul mercato illecito della droga, potendo contare su numerosi canali di approvvigionamento, individuati nelle aree di San Luca e Rosarno (RC) e in soggetti operanti nel napoletano e a Milano.

Inoltre, in caso di difficoltà, i trafficanti si avvalevano di altri gruppi messinesi attivi nello spaccio degli stupefacenti. Sulla base di quanto emerso dalle indagini, il sodalizio avrebbe reimpiegato parte dei consistenti profitti del narcotraffico, che si stima essere pari a circa €500.000 mensili, confluenti in una cassa comune – in un’attività commerciale nel settore dell’abbigliamento di Messina, destinando un’altra parte alle famiglie dei sodali detenuti.

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Un secondo gruppo dedito al traffico di droga

Dall’indagine è emersa anche una seconda consorteria criminale, che si riforniva di droga dal sodalizio principale, qualificandosi quale gruppo acquirente privilegiato, per, poi, metterlo in vendita nel quartiere popolare denominato “Villaggio Aldisio“.

Sul versante barcellonese, delle due attività di indagine, la prima è culminata nell’arresto di 28 persone, delle quali 24 a cura dei carabinieri di Barcellona P.G.; le restanti 4 a cura della Polizia Penitenziaria del Provveditorato di Palermo dell’Amministrazione penitenziaria (23 destinatarie della custodia cautelare in carcere e 5 agli arresti domiciliari). Gli indagati erano accusati, a vario titolo, “associazione finalizzata al narco traffico”, “detenzione, cessione e traffico di sostanze stupefacenti”, “associazione per delinquere finalizzata all’indebita introduzione di telefoni cellulari in istituti penitenziari”, “porto abusivo di armi” e “trasferimento fraudolento di valori”.

Anche su questo versante, le indagini sono state coordinate dalla D.D.A. della Procura di Messina e delegate ai carabinieri di Barcellona Pozzo di Gotto. Un segmento delle stesse indagini è stato delegato al personale del Nucleo Investigativo Regionale Sicilia della Polizia Penitenziaria, per i delitti che si assumono essere stati commessi all’interno del carcere di Barcellona Pozzo di Gotto.

Le attività investigative hanno consentito di ricostruire le componenti soggettive e oggettive di un’organizzazione criminale, attiva a Barcellona P.G. nel narco traffico di ingenti quantitativi di cocaina, marijuana e hashish.

Gli indagati avrebbero posto in essere un’intensa attività di spaccio di droga, in modo sistematico, attraverso un’organizzazione criminale strutturata, con la disponibilità di armi, composta, tra vertici e affiliati, anche da soggetti legati da vincoli di parentela, che avrebbe distribuito la droga in favore di una rete di spacciatori nel territorio di Barcellona e nei paesi limitrofi, cedendola anche ad altri narcotrafficanti della provincia di Catania.

La droga, in particolare l’hashish, sarebbe stata in parte approvvigionata dalla Spagna, tramite un sodale lì dimorante, e poi stoccata e occultata nelle abitazioni di altri affiliati alla consorteria, che utilizzava un’autoconcessionaria di Barcellona P.G., fittiziamente intestata ad alcuni indagati dell’odierno maxi blitz anti droga e riconducibile a uno dei capi del sodalizio, quale base operativa del narcotraffico e quale attività commerciale dove indirizzare parte dei proventi dell’illecita attività di spaccio.

Dagli accertamenti svolti dai militari dell’Arma, assieme al Nucleo Investigativo Regionale della Polizia Penitenziaria, è emerso che, al fine di incrementare i propri introiti, il sodalizio criminale avrebbe, addirittura, introdotto la droga nel carcere di Barcellona, dove uno dei promotori, lì detenuto, dirigeva e coordinava la distribuzione delle dosi e cellulari, anch’essi illecitamente introdotti, ad altri reclusi.

Il terzo gruppo

L’attività investigativa ha anche consentito di raccogliere indizi circa l’esistenza di un ulteriore gruppo criminale, collegato al primo sodalizio, finalizzato all’illecita introduzione nel carcere di Barcellona di cellulari, composto da detenuti e da una donna la quale, dall’esterno dell’istituto, avrebbe introdotto i dispositivi nascosti all’interno di pacchi destinati ai detenuti. Tra i destinatari della misura cautelare in carcere figurano un agente della Polizia Penitenziaria e un infermiere dell’ASP (Azienda Sanitaria Provinciale) di Messina, all’epoca entrambi in servizio nel carcere. Il primo avrebbe aiutato uno dei capi della consorteria – sottoposto a detenzione- consegnandogli droga, poi, distribuito nel carcere; il secondo avrebbe introdotto stupefacenti nel carcere, ceduti poi ad alcuni reclusi.

I sequestri

Contestualmente, all’esecuzione delle misure cautelari, i militari dell’Arma hanno anche eseguito il sequestro preventivo del capitale sociale e del compendio aziendale di 5 società, compresa una concessionaria di autovetture, situata a Barcellona Pozzo di Gotto, a Milazzo e in Spagna, e di 7 beni immobili (fabbricati e terreni), auto, polizze assicurative e conti correnti, tra cui uno relativo a un istituto di credito spagnolo, intestati o nella disponibilità degli indagati, del valore complessivo di 4 milioni di euro, essendo stati acquisiti consistenti elementi indiziari per ritenere che tali attività fossero il reimpiego dei profitti illecitamente acquisiti.

Sempre sul versante barcellonese, il secondo segmento dell’indagine anti droga fa, oggi, registrare l’esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 35 persone, delle quali 20 destinatarie della misura in carcere e 15 agli arresti domiciliari, di cui 10 già detenute. Gli indagati sono accusati a vario titolo di “associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti”, “detenzione, cessione e traffico di sostanze stupefacenti”, “estorsione”, “detenzione e porto abusivo di armi” e “indebita introduzione di telefoni cellulari in istituti penitenziari”.

L’attività investigativa ha permesso di ricostruire le coordinate di riferimento di un’organizzazione criminale, con basi operative a Barcellona Pozzo di Gotto e Milazzo (ME), dedita al traffico di ingenti quantitativi della droga sintetica denominata spice, di cocaina e di marijuana. In particolare, il gruppo criminale avrebbe importato lo spice dal mercato olandese – in considerevoli quantitativi, tramite siti web riguardanti, apparentemente, il commercio di prodotti leciti per il successivo smercio, per un volume d’affari di circa 50.000 euro al mese. Sono emerse anche le forti pressioni, esercitate dagli affiliati nei confronti di alcuni spacciatori, loro acquirenti, per costringerli a onorare i debiti di droga assunti nei confronti della consorteria. Dagli accertamenti condotti, anche questa organizzazione criminale avrebbe avuto la disponibilità di armi e la sua forza criminale sarebbe emersa dalla circostanza di essere in grado di operare nel narcotraffico, senza subire interferenze da parte di sodalizi concorrenti del territorio di Barcellona Pozzo di Gotto.

L’intreccio tra le tre indagini anti droga

Pur essendo 3 distinte indagini, sono emersi elementi di collegamento tra i territori coinvolti, come documentato per il traffico di spice, che dal gruppo di Barcellona, oltre a pusher della zona, veniva smerciato in favore di spacciatori messinesi, raggiunti dall’odierno provvedimento, che provvedevano a distribuire la sostanza ai consumatori del capoluogo.

Quanto sopra, ai fini dell’esercizio del diritto di cronaca, costituzionalmente garantito e nel rispetto dei diritti degli indagati, che, in considerazione dell’attuale fase delle indagini preliminari, sono da presumersi innocenti fino alla sentenza irrevocabile.

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