Maxi operazione antimafia ad Agrigento, 51 arrestati

NOMI e DETTAGLI | Nuovo maxi blitz contro la mafia agrigentina, 51 arrestati

NOMI e DETTAGLI | Nuovo maxi blitz contro la mafia agrigentina, 51 arrestati

Redazione  |
martedì 14 Gennaio 2025

Duro colpo a Cosa nostra: ecco chi sono i coinvolti nell'ultimo blitz antimafia in Sicilia.

All’alba del 14 gennaio 2025, è scattata un’operazione antimafia dei carabinieri del comando provinciale di Agrigento, Favara (AG), Canicattì (AG), Porto Empedocle (AG), e Gela (CL), con il supporto dei colleghi del Comando Provinciale di Caltanissetta, con ben 51 indagati (molti dei quali già arrestati in blitz precedenti).

I provvedimenti eseguiti sono stati emessi dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Palermo su richiesta della locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia. Parte degli indagati si trova già in carcere.

Maxi operazione antimafia ad Agrigento, 51 arrestati

Gli indagati, in parte già ristretti in carcere e tutti italiani, sono accusati di appartenere all’organizzazione mafiosa denominata “Cosa nostra“, di associazione a delinquere ai fini di traffico di droga e altro. Nell’operazione sono 51 gli indagati, 24 dei quali già fermati nel corso di un secondo blitz lo scorso dicembre; per 36 di loro è stata disposta la misura cautelare in carcere, per gli altri 15 gli arresti domiciliari.

Maxi operazione antimafia ad Agrigento, chi sono gli arrestati

Gli ultimi destinatari di provvedimenti sono: Giuseppe Aliseo, 25 anni, di Canicattì; Calogero Bellaccomo, 40 anni, di Agrigento; Alfonso Bruccoleri, 59 anni, di Porto Empedocle; James Burgio, 33 anni, di Porto Empedocle; Giuseppe Casà, 29 anni, di Agrigento; Antonio Crapa, 54 anni, di Favara; Salvatore Damanti, 36 anni, di Agrigento; Valery Di Giorgio, 29 anni, di Agrigento; Stefano Fragapane, 29 anni, di Agrigento; Alessandro La Cola, 40 anni, di Canicattì; Massimo Lazzaro, di Agrigento; Calogero Morgana, 37 anni, di Agrigento; Giuseppe Nicastro, 36 anni, di Gela; Giuseppe Piscopo, 49 anni, di Gela; Antonio Puma, 44 anni, di Agrigento; Stefano Rinallo, 39 anni, di San Cataldo; Antonino Salinitro, 25 anni, di Gela; Rosario Smorta, 52 anni, di Gela; Alessandro Trupia, 36 anni, di Agrigento.

Gli indagati sono: Domenico Blando, 68 anni, di Favara; Michele Bongiorno, 35 anni, di Favara; Pietro Capraro, 40 anni, di Agrigento; Ignazio Carapezza, 34 anni, di Porto Empedocle; Carmelo Corbo, 47 anni, di Canicattì; Samuel Pio Donzì, 26 anni, di Agrigento; Carmelo Fallea, 49 anni, di Favara; Cosimo Ferro, 36 anni, di Castelvetrano; Francesco Firenze, 39 anni, di Castelvetrano; Giuseppe Focarino, 59 anni, di Palermo; Cristian Gastoni, 32 anni, di Agrigento; Angelo Graci, 60 anni, di Castrofilippo; Alfonso Lauricella, 59 anni, di Porto Empedocle; Gaetano Licata, 40 anni, di Agrigento; Fabrizio Messina Denaro, di Castelvetrano; Fabrizio Messina, 50 anni, di Porto Empedocle; Gabriele Minio, 37 anni, di Agrigento; Roberto Parla, 53 anni, di Canicattì; Calogero Prinzivalli, 42 anni, di Agrigento; Angelo Tarallo, 45 anni, di Agrigento; Guido Vasile, 66 anni, di Agrigento; Nicolò Vasile, 44 anni, di Agrigento; Giuseppe Pasqualino, 34 anni, di Gela; Mirko Salvatore Rapisarda, di Gela; Emanuele Ricottone, di Marianopoli; Giuseppe Sottile, 38 anni, di Agrigento; Alfonso Tarallo, 45 anni, di Agrigento. Giuseppe Aliseo, 25 anni, di Canicattì; Calogero Bellaccomo, 40 anni, di Agrigento; Alfonso Bruccoleri, 59 anni, di Porto Empedocle; James Burgio, 33 anni, di Porto Empedocle; Giuseppe Casà, 29 anni, di Agrigento; Antonio Crapa, 54 anni, di Favara; Salvatore Damanti, 36 anni, di Agrigento; Valery Di Giorgio, 29 anni, di Agrigento; Stefano Fragapane, 29 anni, di Agrigento; Alessandro La Cola, 40 anni, di Canicattì; Massimo Lazzaro, di Agrigento; Calogero Morgana, 37 anni, di Agrigento; Giuseppe Nicastro, 36 anni, di Gela; Giuseppe Piscopo, 49 anni, di Gela; Antonio Puma, 44 anni, di Agrigento; Stefano Rinallo, 39 anni, di San Cataldo; Gerlando Romano, di Agrigento; Rosario Smorta, 52 anni, di Gela; Alessandro Trupia, 36 anni, di Agrigento.

I dettagli del blitz

La maxi operazione antimafia di Agrigento è partita dalle attività d’indagine svolte dal Nucleo Investigativo del Reparto Operativo Carabinieri di Agrigento e dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo da dicembre 2021 a oggi, che ha permesso di ricostruire l’organigramma e le attività criminali delle famiglie mafiose di Porto Empedocle e di Agrigento/Villaseta, con probabilmente a capo rispettivamente Fabrizio Messina, 49 anni, e Pietro Capraro, 39 anni.

Una Cosa nostra agrigentina, sottolineano gli investigatori, “pienamente operante, dotata di ingenti disponibilità economiche e di numerose armi” e caratterizzata da “persistenti e documentati collegamenti tra gli associati ristretti in carcere e gli ambienti criminali esterni”. Le indagini hanno infatti riscontrato un “sistematico” utilizzo di apparecchi telefonici da parte degli “uomini d’onore”, o di soggetti contigui al sodalizio, durante i periodi di detenzione, che hanno così continuato a comandare e impartire ordini e direttive.

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Il traffico di droga

Gli esponenti di vertice delle famiglie mafiose di Porto Empedocle e Agrigento-Villaseta oggetto dell’odierna operazione avrebbero diretto e promosso due distinte associazioni dedite al traffico di droga “che hanno acquisito in piena sinergia tra loro, il monopolio di siffatto redditizio settore criminale nella provincia di Agrigento”.

Entrambi i sodalizi criminali avrebbero dimostrato di possedere una “non comune capacità di approvvigionamento” mediante l’attivazione di contatti e rapporti commerciali non solo con i gruppi criminali delle altre province siciliane ma anche con altri gruppi sia nazionali che esteri (Belgio, Germania e Stati Uniti). Sono stati documentati numerosi trasporti di ingente quantità di droga e la sua cessione a terzi per essere ulteriormente rivenduta al dettaglio.

Nel corso dell’indagine e dell’operazione antimafia, gli operatori hanno sequestrato oltre 100 chili di hashish, oltre 6 chili di cocaina e, nel mese di novembre, anche 120mila euro in contanti contenuti in cinque pacchi sottovuoto nascosti all’interno di un’auto.

Mafia e rischio di guerra tra clan

Come era già emerso nelle operazioni antimafia precedenti, nell’Agrigentino – a causa dell'”improvvisa e allarmante recrudescenza di atti intimidatori” – di recente il rischio di una “guerra tra clan” si è fatto sempre più concreto.

L’aumento dei gravi atti intimidatori, realizzati anche mediante l’utilizzo di armi, probabilmente sarebbe dovuto sia all’imposizione del rispetto della “competenza” territoriale sia ai tentativi di osteggiare l’egemonia del gruppo mafioso allo stato al vertice della famiglia di Agrigento-Villaseta. Da qui, il concreto rischio che potesse verificarsi un crescendo di azioni intimidatorie che avrebbe potuto portare a quella che gli stessi indagati definiscono una vera e propria “guerra” di mafia, alla quale lo scorso mese di dicembre è stato posto un freno con un blitz che ha portato in carcere 24 persone. Nei giorni successivi, numerose perquisizioni hanno portato al sequestro di un arsenale composto da numerose armi e munizioni anche da guerra, tra cui una bomba a mano e una pistola mitragliatrice calibro 9, nonché la somma in contanti di 80mila euro.

Immagine di repertorio

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