Una ricerca condotta dall'Istituto Nazionale in merito alle aspettative e i comportamenti dei giovani siciliani (15-25 anni) nei confronti della transizione ecologica.
L’agroalimentare può, davvero, rappresentare la chiave di volta grazie alla quale riuscire a trovare la strada della ripartenza. A dirlo, oltre agli imprenditori delle aziende che, pur se consapevoli dell’importanza delle realtà di filiera agricola, quasi scaramanticamente, lo sussurrano appena, sono gli stessi italiani che riconoscono, a gran voce e senza ombra di dubbio, la sostenibilità alimentare come elemento che fa la differenza nella scelta dei prodotti al momento dell’acquisto.
A supporto di queste considerazioni i dati elaborati dalla ricerca condotta dall’Istituto Nazionale AstraRicerche per McDonald’s sulle aspettative e i comportamenti dei giovani siciliani (15-25 anni) nei confronti della transizione ecologica.
Secondo la ricerca “Per gli intervistati l’alimentazione è fondamentale non solo in quanto necessaria al sostentamento dell’organismo ma anche, e soprattutto, perché nel cibo sono contenuti ricordi, emozioni e memorie che li rendono un patrimonio unico. A questi dati si unisce l’orgoglio e la predilezione per il cibo locale, una spiccata sensibilità per le tematiche ambientali, ritenuti elementi chiave della filiera agroalimentare del domani” ha spiegato Cosimo Finzi in occasione dell’incontro dal titolo: “Dalla produzione al consumo, la sfida dell’agroalimentare di qualità verso la transizione ecologica” organizzato da Fondazione Qualivita e Origin Italia in collaborazione con McDonald’s.
Si tratta di un ciclo di incontri online itineranti in tre regioni d’Italia – Sicilia, Emilia Romagna, Veneto – per condividere le percezioni e le prospettive legate alle nuove dimensioni del cibo italiano. Il tour vede la condivisione fra i protagonisti dell’agroalimentare made in Italy di qualità, i territori e le istituzioni, le comunità e i cittadini del futuro, per partecipare insieme alla costruzione della transizione.
Il primo incontro, che è partito dalla Sicilia, è consistito in un excursus su alcune aziende siciliane, a partire dalla produzione fino al consumo, per meglio comprendere le dinamiche che, passo dopo passo, stanno conducendo il settore agroalimentare verso la transizione ecologica.
L’attuale successo delle produzioni agroalimentari di qualità è andato di pari passo con la sempre crescente fama ottenuta dalla cucina italiana a livello mondiale anche nei contesti più innovativi come lo Street food e la Ristorazione veloce. Ciò ha fatto si che oggi l’agroalimentare rappresenti il fulcro di un grande progetto di innovazione e transizione ecologica, che coinvolge non solo imprese e attori del settore ma anche consumatori e cittadini chiamati a modelli di consumo sostenibili e la ristorazione, punto di incontro tra produzione e consumo.
In Sicilia l’agroalimentare è al centro di un grande progetto di innovazione e transizione ecologica, che coinvolge tutta la filiera: le imprese e i rappresentanti del settore, i consumatori e i cittadini chiamati a modelli di consumo sostenibile e, non da ultimo, la ristorazione, punto di contatto tra la produzione e il consumo, luogo in cui i cittadini sono chiamati a concretizzare le proprie scelte.
Prodotti di qualità territoriale DOP IGP, come l’Arancia Rossa di Sicilia IGP, il Ficodindia dell’Etna DOP, la Carota di Ispica IGP, il Cioccolato di Modica IGP e tutti gli altri, necessitano di nuovi paradigmi di produzione grazie al confronto tra tutti gli anelli della filiera e, soprattutto, con i giovani che saranno i veri “consum-attori” finali.
“L’agroalimentare è la risorsa da cui ripartire e senza cui non ci può essere futuro. Dop, Doc e Igp sono importanti perché testimoniano le differenze dei territori che sono alla base della valorizzazione delle tipicità locali da cui si produce reddito. In Sicilia, pur essendoci una infinità varietà di eccellenze enogastronomiche, è sempre mancata la tracciabilità di filiera. Da questa carenza dobbiamo partire per ottenere i risultati sperati che meritiamo e che ci spettano di diritto. Per colmarla abbiamo stanziato cinquanta milioni di euro per finanziare i progetti di filiera” ha detto Toni Scilla, Assessore Regionale all’Agricoltura.
“Questa iniziativa serve per fare il punto della situazione e per un confronto con McDonald’s che rappresenta un interlocutore privilegiato delle nuove generazioni dal momento che spesso le istituzioni fanno fatica a far passare alcuni messaggi. I giovani sono più esperti sulle tematiche ambientali che sull’agroalimentare italiano o sui consorzi. E’ nostro compito far conoscere alla generazione Z le eccellenze italiane e un colosso mondiale come McDonald’s rappresenta un vettore d’informazione. Ai consorzi il compito di tenere alta qualità diffondere anche la cultura di prodotti agroalimentari meno noti anche se è compito di tutti noi aiutare queste eccellenze ad essere protagoniste, non solo in Italia, ma anche nel resto del mondo” ha sottolineato il sottosegretario alle Politiche agricole alimentari e forestali, Gian Marco Centinaio.
“In questi anni McDonald’s si è aperto alla sostenibilità ripensando il packaging nell’ottica della differenziata e dello smaltimento degli involucri nel modo corretto. E’ riuscito, inoltre, ad ampliare il target delle eccellenze del Made in Italy, tradizionalmente considerate di nicchia, riuscendo ad educare i clienti sulla qualità e sui prodotti italiani. Così oggi, in uno scenario mutato, cogliamo la nuova sfida della transizione ecologica, un percorso che dobbiamo cogliere insieme a tutta la filiera agroalimentare, di cui noi siamo l’ultimo anello, il vero punto di contatto con le giovani generazioni. Io credo che la ristorazione in questo abbia un ruolo fondamentale perché intercetta le esigenze dei consumatori, e può farle risalire lungo tutta la filiera- dal campo al vassoio- suggerendo agli altri attori quali azioni concrete mettere in pratica”, ha concluso Mario Federico Amministratore Delegato McDonald’s Italia.
Manuela Zanni