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Mec Museum: viaggio all’interno del museo visionario nel cuore di Palermo

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Mec Museum: viaggio all’interno del museo visionario nel cuore di Palermo

Angela Ganci  |
sabato 14 Maggio 2022

Mec Museum, il primo museo della rivoluzione informatica in Sicilia, sito nel cuore di Palermo, precisamente all’interno del palazzo nobiliare Castrone - Santa Ninfa, uno degli edifici più pregevoli del XVI secolo, ubicato a pochi passi dal piano della Cattedrale

Mec Museum, il primo museo della rivoluzione informatica in Sicilia, sito nel cuore di Palermo, precisamente all’interno del palazzo nobiliare Castrone – Santa Ninfa, uno degli edifici più pregevoli del XVI secolo, ubicato a pochi passi dal piano della Cattedrale.

Mec Museum, dove Mec rimanda alle parole Meet Eat Connect, in riferimento a questo luogo suggestivo a tre volti: caffè letterario, spazio di incontro e scambio di idee, incontro di una collettività che si riunisce per pensare a idee per la rinascita di Palermo, ma anche luogo di delizie culinarie e, appunto, luogo della rivoluzione informatica.

Nato dall’idea generosa dell’architetto Giuseppe Forello, uno dei più grandi collezionisti Apple in Europa, di condividere con il pubblico la sua collezione di circa 4000 elementi di prodotti Apple della Fondazione Jobs, il Mec Museum apre le porte ai cittadini il 30 Gennaio 2020 in piena pandemia per riaprire stabilmente a Giugno 2021, con una crescita di consensi che ha visto lo scorso 10 Maggio insignire il Mec Restaurant del prestigioso terzo cappello assegnato dalla guida de L’Espresso.

Entusiasmo e voglia di migliorare sempre di più, nell’intervista rilasciata al Quotidiano di Sicilia dallo stesso Forello, che ha raccontato ai nostri microfoni la struttura e la mission, nonché lo stato dell’arte della fruizione culturale in post pandemia, di quello che lui stesso definisce un Museo Visionario.

Architetto Forello, perché definire il Mec Museum un museo visionario?

“Il mec museum è senz’altro, ai miei occhi, un museo visionario perché qui, senza eguali nel mondo, l’arte informatica si lascia contaminare da un ristorante fine dining, dove cenare attorniati dalle rarità inventate dal genio di Steve Jobs. Si tratta di un museo della rivoluzione informatica 2.0, ben di più di ciò che può voler dire raccontare una storia, tracciare un percorso temporale. Si tratta più che altro di un ritorno alle origini, di una biografia musealizzata, del racconto della storia di una persona che ha cambiato il mondo. Ecco che, a partire dal lancio del primo prodotto di Steve Jobs, nel 1976, che segna l’inizio di una straordinaria rivoluzione culturale, il nostro museo illustra, attraverso sette sale, il percorso che ha condotto alle moderne tecnologie inaugurate dal genio Jobs. Partiamo dalla prima sala, detta Innovazione, per passare a quella denominata dei Pirati, contraddistinta dalla famosa frase di Jobs, Perché arruolarsi in marina se puoi essere un pirata?, per proseguire con la terza suggestiva stanza dove parte la contaminazione ristorante-informatica con l’esposizione di ciò che definisco Seme, l’insuccesso, come è stato per la storia l’Apple 1, sostituito dal frutto Apple 2, il Successo, che parte sempre da un iniziale insuccesso e miglioramento di una costruzione perfettibile. Il visitatore poi attraverserà la quarta stanza definita dell’Apple store, approdando alla quinta dedicata alle macchine nelle diverse fasi della prototipazione. Questo è solo un piccolo assaggio informatico, per non svelare troppo agli interessati, ma non posso non citare la sesta area chiamata Pixar con i memorabilia del passaggio di Steve Jobs alla Pixar e soprattutto l’ultima sala, la settima, il tempio, spazio espositivo contenente i celeberrimi occhialini di Jobs concessi in comodato d’uso gratuito dalla moglie dello stesso Jobs, oltre a trentaquattro scatti dati al museo in esclusiva, scatti di Jobs colto nella vita quotidiana. Quest’ultima è una stanza molto importante poiché qui vengono organizzate, quattro volte all’anno, mostre di Pop Art legate al mondo visionario di Jobs, ritratti unici che richiamano Apple, poiché la rivoluzione informatica deve considerarsi assolutamente una rivoluzione popolare”.

Una rivoluzione che interessa tutti, soprattutto in periodi di allentamento delle restrizioni: come vive, il Museo, oggi, il tempo di post pandemia?

“Il Mec Museum è un museo rivolto  a bimbi, bimbe e a tutti i sessi, sono sollevato che in questa fase di ripresa molte scuole siano presenti, con crescita costante: consideri che i bambini non hanno mai visto i PC del 1970, arrivano qui e sono spaesati ed eccitati, sgranano gli occhi, affascinati e ciò rinforza il senso del nostro operato, quello di diffusione della cultura informatica, culinaria e aggregativa”.

Può indicare infine le modalità di contatto per gli interessati alle visite?

“Per gli interessati mettiamo a disposizione la prenotazione con visita guidata, collegandosi al sito www.mecmuseum.it o www.mecrestaurant.it – conclude Forello – Va da sè l’invito a gustare le pietanze che proponiamo, visto che, lo ribadisco, la novità di questa contaminazione informatica-ristorante non esiste in alcuna parte del mondo. In nessuna parte tranne che a Palermo, ovviamente: mi è stato chiesto di portare il museo a Berlino, ma ho voluto fortemente qui la sua apertura, perché, da buon palermitano, il MEC doveva nascere qui”.

Mec Museum, un connubio singolare e di respiro europeo, una testimonianza del fatto che la cultura non conosce barriere e che la rivoluzione culturale oltrepassa i confini dei continenti per approdare in terra di Sicilia, terra aperta alle innovazioni, ricca di fermento artistico e di raffinatezze gastronomiche.

Angela Ganci

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