Mens vana in corpore nano - QdS

Mens vana in corpore nano

Mens vana in corpore nano

martedì 26 Marzo 2024

La mente è come se non ci fosse quando il corpo è piccolo, non nella sua dimensione fisica, ma in quella metafisica

Roberto Barbolini è un simpatico scrittore, specialista in calembours, giochi di parole, assonanze, significati dubbi e così via, che scrive raccontini di uno o due pagine completi, dall’inizio alla fine, pieni di nonsense e con dei fili logici difficili da capire.
Mi ha colpito una frase derivata da un modo di dire: “Mens vana in corpore nano”.
Se ci fate caso, le due definizioni combaciano perché la mente è come se non ci fosse quando il corpo è piccolo, non nella sua dimensione fisica, ma in quella metafisica.

Fuori da queste parole, bisogna cercare di valutare le persone per quello che sono, non per quello che appaiono, indifferentemente dalla loro dimensione e dal loro peso. Vi sono infatti geniacci alti un metro e cinquanta e spilungoni poco riflessivi.

Il cervello è proporzionato al peso corporeo, ma non è detto che più “massa grigia” si possieda, più si sia capaci di elaborazione; tutt’altro. Non si sa bene da che cosa derivi la capacità di funzionamento della nostra massa rosa (il cervello infatti non è come si crede di colore grigio poiché irrorato da vasi sanguigni).

Vi sono molte credenze derivanti da modi di dire popolari, da usi e costumi, da proverbi. Prima di prenderli per buoni bisognerebbe fare delle verifiche, come nel caso poc’anzi accennato sul colore del cervello.

Ancora, la credenza che il panno rosso faccia infuriare il toro è stata smentita dalla scoperta che egli non è capace di distinguere il rosso, in quanto è daltonico, ma si infuria per il movimento del panno.
Perché questi modi comuni di dire si siano diffusi non si sa bene, ma resta il fatto che sono diffusi e che la gente crede dunque a cose false.

Proprio questo è il punto debole delle persone: non avere sufficienti cognizioni per capire la realtà, i fatti, le cose che accadono e le ragioni per le quali accadono.

Per cui, gli/le “ignoranti”, cioè chi ignora, non si spiegano certi fatti e per conseguenza se li fanno spiegare da altri/e, che a loro volta non ne sanno niente. Insomma, un guazzabuglio di comportamenti ben distanti dalla ricerca delle verità, la quale sta sempre ben nascosta in attesa che qualcuno abbia la capacità di snidarla e di portarla in evidenza.

Quando la mente è vana si potrebbe dire che vaneggi, cioè non sia in condizione di focalizzare questioni reali, che invece andrebbero accertate in modo corretto e inequivocabile.
In fondo, perché nascono i malintesi, i qui pro quo? Proprio perché non vi è la capacità delle persone di tentare di fare emergere la verità, cioè come effettivamente stanno le cose. E da lì una serie di fatti che vengono interpretati al contrario o non realisticamente, con conseguenze serie, ma altre volte anche esilaranti.

Sono celebri le commedie di Georges Feydeau basate sugli equivoci e su tempi che consentivano interpretazioni diverse, ma tutte divertenti, con una morale alla fine, che però doveva essere identificata da ciascuno/a spettatore/trice.
Insomma, si potrebbe dire che nella vita terrena vi sono equivoci e falsità in abbondanza e quindi ognuno di noi, per raccapezzarsi, deve essere in condizione di identificarli nel migliore modo possibile.

Non è facile districarsi fra le notizie per separare quelle vere da quelle false, soprattutto ai nostri giorni con la diffusione senza limiti dell’informazione sui siti internet, sulle piattaforme e con ogni altro strumento digitale.

Quando non sai una cosa, prendila in Google o in altri siti ricevendo, però, informazioni talmente brevi che danno solo una sensazione e non una capacità di comprendere. Dovrebbe essere poi ciascuna persona a collegare le risposte fra di loro, per trarne un significato compiuto e non generico.

Paradossalmente, nell’era della massima diffusione dell’informazione, la comprensione dei fatti è fortemente diminuita e, con essa, la conoscenza, anche se apparentemente essa è aumentata, appunto, per la liberalizzazione e diffusione delle fonti. Dal che si può derivare che oggi vivere è più difficile che nei decenni precedenti.
Se si ha questa consapevolezza, si possono mettere in atto contromisure e non soccombere di fronte alle fake news.

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