Messina

Messina e De Luca a un bivio di fronte alla Corte dei Conti

MESSINA – In uno scenario politico tutto da definire, dove si lavora sottotraccia per le prossime amministrative, l’unico punto fermo sembra la determinazione del sindaco Cateno De Luca a portare la città a elezioni anticipate. Malgrado le revoche “tecniche” delle dimissioni per potere posticipare al 14 febbraio la fine del suo mandato e partecipare così l’8 febbraio all’audizione della Corte dei Conti, il sindaco non sembra avere cambiato idea su un progetto che illustra ormai da mesi, adattandolo alle inevitabili variabili.

Il pronunciamento sul Piano di riequilibrio ha infatti costretto il primo cittadino ad aggiustare un po’ il tiro: “Se il Piano viene bocciato mi ricandido a sindaco” ha detto qualche giorno fa mentre sta lavorando sulla memoria che deve essere depositata entro il primo febbraio e in cui devono essere inserite le controdeduzioni ai dieci macropunti in cui la Magistratura contabile ha racchiuso le gravi criticità rilevate nel Riequilibrio. Un Piano su cui si discute da dieci anni, elaborato e rielaborato dalle ultime due Amministrazioni, con l’ultima versione, il cosiddetto Salva-Messina su cui Cateno De Luca dice di “averci messo la faccia”. Per questo, se il documento dovesse essere bocciato, il primo cittadino vuole assumersene la responsabilità fino in fondo, riproponendosi al giudizio dei messinesi. Se invece l’esito dovesse essere positivo, sarà un suo assessore a presentarsi agli elettori e il nome lo farà dopo il 14 febbraio, mentre lui potrebbe tranquillamente continuare a puntare alla Presidenza della Regione.

Con quali alleati? Da battitore libero, ha sempre detto, senza quei partiti, che hanno “affossato la Sicilia”. Per questo De Luca pensa alla nascita di un movimento meridionalista che affianchi Sicilia vera e che renda l’Isola protagonista nei tavoli nazionali. Confida nella gente, in un consenso libero catturato dalla sua capacità di spiegare quanto saprà fare da “sindaco della Sicilia dopo avere superato difficili prove amministrative.

“Se esco vivo e a piede libero dall’esperienza di sindaco di Messina posso fare qualsiasi cosa” ha azzardato in una delle sue dirette social. Ma intanto ai messinesi dovrà spiegare perché dimettersi in una situazione così delicata. “Non è possibile – ha detto – continuare con questo Consiglio e un Governo Regionale che bloccano e rallentano”.

Tante cose fatte certo, ma tante altre da fare: finanziamenti da trasformare in cantieri e soprattutto il rischio del default, visto il lungo elenco di osservazioni fatte dalla Corte dei Conti in una relazione di ottanta pagine inviata il 20 dicembre a Palazzo Zanca.

In caso di bocciatura del Riequilibrio finanziario pluriennale sarebbe il fallimento, con tutta una serie di conseguenze amministrative e finanziarie che rallenterebbero ogni azione, mentre la città ha bisogno di correre. In caso di dissesto, tra le sanzioni previste per gli amministratori responsabili e in carica nei cinque anni precedenti alla dichiarazione di fallimento c’è l’incandidabilità. I primi ad essere coinvolti sarebbero Renato Accorinti e proprio Cateno De Luca. Un paradosso per l’attuale sindaco, ma la misura potrebbe non essere immediata e venire adottata a elezioni già avvenute.

Non sarebbero perseguiti – ha detto De Luca – i veri colpevoli del fallimento ma chi, come me, ha tentato di salvare la città. Sarebbe stata la strada più semplice quella della dichiarazione di dissesto, come volevano che facessi i consiglieri del M5s e una parte di quelli del Pd. Sono stati bravi i rappresentanti delle lobby di chi c’era prima a rimanere fuori dalle inchieste tenendo per sei anni il Piano chiuso nei cassetti, perché dopo dieci anni è tutto prescritto. Ho rischiato la mia carriera politica per salvare la città e questo si dovrebbe dire, invece mi dovrò anche giustificare”.

Uno sfogo, quello di De Luca, in cui se l’è presa anche con chi, a suo dire, sta tifando per la bocciatura del Piano pur di vederlo fuori dai giochi. Per gli oppositori del Salva-Messina quel documento, approvato dal Consiglio all’ombra della minaccia di dimissioni di De Luca, era fatto, più che per salvare la città, per dare all’Amministrazione un’“ampia agibilità” specie con le partecipate. Vedremo quale sarà la decisione sul Prfp e quanto potranno essere determinanti quelle pagine di controdeduzione sui cui il sindaco sta lavorando insieme al direttore generale Federico Basile e che entro martedì devono arrivare alla Corte dei Conti.