Cresce il turismo a Messina, ma l’occupazione resta instabile - QdS

Cresce il turismo a Messina, ma l’occupazione resta instabile

Lina Bruno

Cresce il turismo a Messina, ma l’occupazione resta instabile

venerdì 26 Luglio 2024

All’incremento delle presenze estive corrisponde un settore lavorativo ancora irregolare e con una manodopera precaria e sottopagata. I sindacati: “Serve un’offerta integrata e lunga tutto l’anno”

MESSINA – L’incremento del flusso turistico non fa crescere l’occupazione. I dati mostrano in provincia di Messina un trend positivo nelle presenze, con un aumento anche rispetto al 2019, ma chi lavora nel settore continua a non avere stabilità né certezze.

Il 70% del lavoro nel turismo in provincia di Messina è irregolare

Oltre il 70% del lavoro nel turismo in provincia – un dato che riflette quello siciliano – è irregolare, il 45% è a tempo determinato, il 65% è part-time, l’80% è sotto inquadrato, il 64,5% di chi lavora in alberghi e ristoranti non riesce a guadagnare neppure 1000 euro a mese. Si parla di un turismo di qualità declinato in tanti segmenti, che inevitabilmente dovrà fare riferimento ad un’occupazione di qualità, invece si continua a pensare che il turismo possa produrre ricchezza con una manodopera sottopagata, precaria, scarsamente formata. Le organizzazioni sindacali lo rilevano da tempo così come economisti e studiosi dicono che serve una visione di sistema per orientare gli operatori della filiera e del territorio verso un’offerta integrata e lunga tutto l’anno.

Strategico il turismo culturale, che nel messinese fa grandi numeri. I servizi di biglietteria, controllo accessi, audioguide, visite guidate, bookshop, pulizia, guardaroba, bar nei siti culturali della Regione siciliana, sono affidati a società che operano in concessione.

Nei siti di Messina il raggruppamento di imprese che eroga i servizi è composto da “Aditus srl, come mandataria e “Civita Sicilia”. In tutto sono circa 25 i dipendenti, ma durante la stagione estiva il numero raddoppia con gli stagionali. Sono divisi nel Parco archeologico di Naxos, Teatro Antico di Taormina, Isola Bella, Museo regionale di Messina, Area archeologica Teatro antico di Tindari, Villa romana di Patti, Museo archeologico Bernabò, Brea di Lipari.

Il contratto di concessione risale al 2017, doveva durare 4 anni, ma a causa delle chiusure dovute all’emergenza epidemiologica, si è protratto e continua ad essere in vigore in proroga. L’ultima scadrà a settembre e, in assenza di un nuovo bando di gara, non c’è alcuna certezza sulla continuità occupazionale del personale. “Riteniamo assurdo – hanno dichiarato il segretario generale della Cgil Messina Pietro Patti e la segretaria confederale Stefania Radici – che a fronte della retorica della classe dirigente che assegna al turismo il ruolo di volano di sviluppo, non ci sia nessun investimento concreto e di lungo periodo nel lavoro del settore. Il turismo è un settore ad alta intensità di lavoro e la qualità dei servizi turistici è direttamente proporzionale alla qualità delle condizioni di lavoro di chi quei servizi li eroga. Stabilità occupazionale, riconoscimento delle competenze e delle professionalità, formazione continua, giuste retribuzioni, un’organizzazione del lavoro che tenga in equilibrio esigenze del lavoratore e dell’azienda sono tutti elementi che qualificano il lavoro”.

I dati resi pubblici dalla Regione siciliana dicono che nei primi sei mesi del 2024 nei tre siti del Parco archeologico Naxos Taormina (Teatro antico, Museo e Area archeologica di Naxos e Isola Bella) si sono registrati complessivamente 534.818 visitatori, con una crescita del 14% rispetto allo stesso semestre del 2023 quando furono 467.619. I tre siti hanno fatturato 4,58 milioni di euro, di cui 4,37 milioni il Teatro Antico. Una crescita pari al 28% rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente, quando ci si era fermati a 3,56 milioni. I dati 2023 dell’ultimo rapporto Siae segnalano che gli spettatori nei teatri in Sicilia aumentano del 53% rispetto ad una media nazionale del 37%, segnale di un pubblico particolarmente attratto dall’organizzazione di eventi e spettacoli culturali.

I rappresentanti della Cgil hanno sollecitato il Dipartimento regionale dei Beni culturali, a fornire informazioni chiare in merito alle prospettive occupazionali dei dipendenti ed in particolare in merito all’espletamento di una nuova gara. Gara che tuttavia può essere avviata solo dopo che la Regione ha verificato che il Rti operante al momento abbia raggiunto l’equilibrio economico-finanziario e in caso di disequilibrio, rinegozi un nuovo termine di scadenza del contratto. Inoltre, per garantire il mantenimento dei livelli occupazionali e delle condizioni di lavoro del personale nel passaggio al nuovo contraente, la Cgil ha chiesto l’inserimento di una clausola sociale nel bando di gara. Precari storici dei beni culturali sono anche i custodi, lavoratori Asu, che aspettano la stabilizzazione da decine di anni. “Durante la stagione estiva nel turismo salta ogni regola – ha concluso la segretaria generale della Filcams-Cgil Giselda Campolo – dai riposi non riconosciuti, alle ferie negate, agli straordinari non pagati fino al lavoro sommerso. Serve un cambiamento”.

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