"Ho aiutato Messina Denaro per paura", ma Bonafede resta in carcere

“Ho aiutato Messina Denaro per paura”, ma il ricorso è respinto: Bonafede resta in carcere

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“Ho aiutato Messina Denaro per paura”, ma il ricorso è respinto: Bonafede resta in carcere

Redazione  |
martedì 07 Febbraio 2023

La decisione del tribunale del Riesame contro il geometra che ha prestato l'identità al boss. Il difensore: "Sapeva chi era ma ha agito in stato di necessità"

Il tribunale del Riesame ha respinto il ricorso contro la misura cautelare: il geometra Andrea Bonafede, che ha prestato l’identità a Matteo Messina Denaro e ha acquistato per suo conto la casa in cui il padrino ha trascorso gli ultimi mesi della latitanza, resta in carcere. L’accusa è associazione mafiosa e procurata inosservanza di pena aggravata.

Andrea Bonafede, la linea difensiva

Secondo la linea difensiva, Bonafede avrebbe agito in stato di necessità. Il suo legale lo ha sostenuto davanti al tribunale del Riesame, al quale ha chiesto la revoca della misura cautelare. Bonafede, in sostanza, secondo la tesi difensiva avrebbe assecondato le richieste del capomafia per paura, tuttavia ha negato che l’ex latitante abbia esplicitamente minacciato il suo assistito. L’avvocato ha inoltre raccontato che Matteo Messina Denaro e Andrea Bonafede si conoscevano da lunga data ma che si sarebbero rivisti due anni fa.

Il pm Piero Padova ha però contestato le argomentazioni. A suo dire, infatti, il latitante, vista la malattia, avrebbe perso l’autorità di un tempo e dunque non troverebbe giustificazione il timore manifestato nei suoi confronti da Bonafede.

Matteo Messina Denaro si muoveva in libertà

Andrea Bonafede non nega di avere sempre saputo chi era Matteo Messina Denaro e che il boss aveva chiesto il suo aiuto. Il legale ha inoltre detto che il capomafia, ormai certo di avere i giorni contati, si muoveva con una certa libertà in paese e che, sapendo di essere gravemente malato, aveva ridotto il livello di cautela sempre avuto.

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