Messina Denaro, l'oculista indagato: perquisizioni in 2 ospedali

Messina Denaro, l’inchiesta sulle coperture continua: indagato un medico oculista, 15 nomi finti durante la latitanza

Messina Denaro, l’inchiesta sulle coperture continua: indagato un medico oculista, 15 nomi finti durante la latitanza

Redazione  |
mercoledì 18 Dicembre 2024

Antonino Pioppo, questo il nome dello specialista che avrebbe firmato due ricette mediche trovate nel covo del boss a Campobello di Mazara.

Sono in corso perquisizioni negli ospedali Villa Sofia e Civico di Palermo nell’ambito dell’inchiesta sulle coperture di cui ha goduto durante la latitanza il boss di Castelvetrano. In particolare, si stanno effettuando delle indagini in merito ad un medico oculista che avrebbe firmato delle ricette per Matteo Messina Denaro.

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Oculista Messina Denaro, le perquisizioni negli ospedali di Palermo

L’attività investigativa è coordinata dalla Dda di Palermo guidata dal procuratore Maurizio de Lucia. Al centro delle indagini la rete di connivenze che ha aiutato il capomafia anche in ambienti sanitari.

Il soggetto è un medico oculista, indagato dalla Dda di Palermo per favoreggiamento personale aggravato nell’ambito dell’inchiesta sulla rete di fiancheggiatori del boss mafioso Matteo Messina Denaro. Come si apprende da ambienti giudiziari, dopo l’arresto del boss mafioso, il 16 gennaio 2023, vennero trovati nel suo covo a Campobello di Mazara (Trapani) due ricette mediche. Entrambe firmate da un noto oculista di Palermo, primario all’ospedale Civico del capoluogo siciliano con un passato al reparto Oculistica di Villa Sofia. Secondo la Dda di Palermo l’oculista avrebbe saputo l’identità dell’allora latitante Matteo Messina Denaro.

“Non sapevo che fosse Matteo Messina Denaro”. Lo ha ribadito più volte agli inquirenti Antonino Pioppo, 69 anni, direttore della clinica oculistica dell’ospedale Civico di Palermo. Il medico è indagato per favoreggiamento aggravato e procurata inosservanza di pena. Pioppo, che è stato sentito tempo fa prima di essere iscritto nel registro degli indagati, avrebbe avuto in cura il boss e lo avrebbe visitato più volte.

15 identità false

Gli inquirenti sarebbero anche risaliti ai nomi utilizzati dal sanguinario boss di cosa nostra durante la sua latitanza.

Andrea Bonafede, Giuseppe Giglio, Vito Accardo, Gaspare Bono, Giuseppe Bono, Renzo Bono, Salvatore Bono: sono solo alcune delle false identità che durante la latitanza avrebbe usato Matteo Messina Denaro, queste le identità scoperte dalla Procura di Palermo che ha chiesto la documentazione sanitaria intestata a ben 15 pazienti ritenendo che le relative generalità possano essere state utilizzate dal capomafia.

Gli altri possibili nomi usati dal boss sarebbero Melchiorre Corseri, Vito Fazzuni, Giuseppe Gabriele, Giovanni Giorgi, Giuseppe Indelicato, Simone Luppino, Giuseppe Mangiaracina e Alberto Santangelo.

L’inchiesta Assedio

L’inchiesta Assedio, risalente a luglio e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma, aveva fatto emergere dei dettagli sulle visite fatte dal boss. Matteo Messina Denaro, infatti, avrebbe effettuato dei viaggi a Roma per curare il cancro. A favorire la latitanza nella capitale sarebbe stato Antonio Nicoletti, figlio di Enrico, l’ex cassiere della banda della Magliana deceduto nel 2020.

Prima dell’arresto avvenuto nel gennaio 2023 alla clinica “La Maddalena” di Palermo, Matteo Messina Denaro avrebbe effettuato delle visite oncologiche in un ospedale di Roma. Secondo quanto emerso da un’intercettazione ambientale risalente al 2018, Nicoletti Jr avrebbe incontrato Messina Denaro e gli avrebbe permesso di ottenere una visita in un noto centro. Il tutto, ovviamente, nella più totale segretezza sfruttando delle conoscenze nell’ambito sanitario. “Oh, ma ti ricordi quel giorno con chi mi sono incontrato io? Ma te lo ricordi o no? Con quello là, io mi ci sono incontrato”, si sentirebbe in questa conversazione.

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