MESSINA – L’aumento della disoccupazione è il dato che più emerge nel report della Camera di Commercio sulla vitalità delle imprese messinesi nel 2020.
“Ben 3.645 lavoratori della nostra provincia – commenta Ivan Tripodi, segretario generale della Uil – hanno perso il lavoro. Si tratta di un numero enorme e nonostante a partire dal 17 marzo 2020 sia in vigore il blocco dei licenziamenti. Una misura indispensabile che scadrà il prossimo 31 marzo e che, a nostro avviso, insieme alla Cassa integrazione, dovrà essere assolutamente prorogata dal governo Draghi”.
“La lettura attenta dei dati – aggiunge – ci porta a identificare questa moltitudine di lavoratori tra gli stagionali del turismo, settore strategico per la nostra provincia che è stato letteralmente falcidiato”.
I dati dell’Ente camerale, secondo Tripodi, sono comunque parziali poiché accanto al numero dei nuovi disoccupati “certificati” si deve aggiungere l’esercito dei lavoratori invisibili, donne e uomini che, per necessità e spesso sotto ricatto, lavorano senza un regolare contratto. “Servono progetti per lo sviluppo economico-sociale del territorio – conclude il rappresentante della Uil – e serve creare nuova occupazione. Contestualmente è improrogabile una forte azione di contrasto al lavoro nero”.
Per Salvatore D’Agostino, segretario della Fisascat Cisl, i numeri della crisi tra i lavoratori stagionali va oltre le cifre che vengono ufficializzate dalle statistiche. “Nel 2020 – spiega – gli addetti del turismo della provincia hanno lavorato pochi mesi e non tutti, circa il 60%, perché alcune attività non hanno riaperto e altre lo hanno fatto a regime ridotto. Il 30% poi non ha ricevuto neppure i ristori per un problema sui codici Ateco. A differenza del passato, gli stagionali vengono pagati con la Naspi, per il 50% dell’attività svolta e per il resto del periodo non hanno copertura. Nel 2020 i mesi occupati non sono stati più di tre o quattro con le conseguenze che si possono immaginare. Adesso si parla di un ammortizzatore unico, una Cassa integrazione anche per il turismo. Speriamo che la riforma vada in porto. I lavoratori però non vogliono sussidi ma la destagionalizzazione del turismo e la possibilità di lavorare tutto l’anno”.
La consistenza dell’imprenditoria messinese tra aperture e chiusure fa registrare, secondo i dati camerali, un saldo positivo di 605 unità su un complessivo di 62 mila 808 imprese, ma il numero degli occupati è diminuito di 3.645 unità. In termini assoluti è il Commercio (+332) il settore produttivo dove è più ampia l’iscrizione di nuove società, seguito dalle Costruzioni (+295) e dall’Agricoltura (+161).
Per il presidente della Camera di Commercio, Ivo Blandina, “il saldo tra le imprese iscritte e quelle cessate è sostanzialmente uguale al 2019, ma questa non è la fotografia di quel che sta accadendo perché le cessazioni hanno tempi molto più lunghi rispetto alle iscrizioni. Il dato che, invece, fa riflettere è il calo verticale dell’occupazione tra i lavoratori a tempo determinato e stagionali. Quando ci sarà lo sblocco dei licenziamenti ci sarà un ulteriore aumento della disoccupazione”.
“Gli effetti veri della pandemia – aggiunge – si vedranno in un più lungo periodo. Bisogna elaborare una strategia di recupero della produttività e di salvaguardia dei posti di lavoro nel nostro territorio. Una strategia che deve essere condivisa da tutti gli attori istituzionali”.
È nel comparto Trasporti e Spedizioni dove si ha un maggiore decremento delle cessazioni pari al 46,9% seguito dalle Costruzioni 34,1%. “Bisogna tener presente – spiega il segretario generale dell’Ente camerale, Paola Sabella – che le cancellazioni di attività dal Registro delle imprese si palesano nei primi tre mesi dell’anno ed è in questo periodo che si attendono le maggiori ripercussioni della crisi dovuta alla pandemia. Per poter stabilire concretamente l’entità degli effetti prodotti nel 2020 dalla crisi sul tessuto imprenditoriale messinese, è necessario aspettare. Ci vorrà almeno un anno per registrare i danni subiti”.