Messina, gestione provinciale del servizio idrico, Amam pronta - QdS

Messina, gestione provinciale del servizio idrico, Amam pronta

Messina, gestione provinciale del servizio idrico, Amam pronta

venerdì 07 Febbraio 2020

Nonostante la contrarietà di molti sindaci, l’affidamento unico si fa sempre più probabile. Il presidente dell’azienda, Puccio, si è detto pronto per questa sfida molto impegnativa

MESSINA – Ritardi e inadempimenti accumulati che adesso dovrà risolvere un commissario ad acta. Durante le ultime riunioni dell’Ati c’era stato un fronte unico contro l’ipotesi che il servizio idrico integrato per l’intera provincia potesse essere gestito da Amam.

Con l’arrivo di Mauro Scimonelli, nominato dal presidente Nello Musumeci, l’affidamento all’azienda messinese potrebbe però essere l’unica strada per completare in tempi brevi tutti gli adempimenti richiesti e potere accedere alle risorse stanziate. Entro il 31 luglio Scimonelli dovrà redigere il Piano d’ambito, propedeutico dell’affidamento al gestore unico e, dopo la stesura, il documento dovrà essere approvato dall’Assemblea dei sindaci entro trenta giorni, altrimenti sarà a cura dello stesso commissario.

La decisione del Governo regionale è arrivata dopo una serie di diffide e richiami. Anche il ministero dell’Ambiente è intervenuto a settembre con una nota con cui ha comunicato che “condizione imprescindibile per i finanziamenti nel settore del servizio idrico integrato per il periodo 2021-2027, è che il servizio sia a regime e sia stato affidato nel rispetto della normativa comunitaria e nazionale vigente, alla data del 1 gennaio 2021, e che quindi tutti gli atti propedeutici all’affidamento con particolare riguardo al Piano d’ambito siano adottati entro tale data”.

L’Assemblea dei sindaci, che aveva messo in discussione la gestione unica del servizio idrico, principio fondante dell’Ati, dovrà adesso sottostare alle direttive commissariali che potrebbero portare proprio a un affidamento ad Amam, un’evenienza a cui il presidente, Salvo Puccio, si è detto pronto. “Ci sono dei riferimenti normativi – ha spiegato – che dicono come l’affidamento in house providing si possa avviare con un’azienda che gestisce nell’ambito almeno il 25%. In alternativa, sarebbe necessaria una gara di gestione dei servizi. Se si sceglierà l’acqua pubblica, una delle soluzioni sarà affidare il servizio all’Amam, che farebbe risparmiare tempo”.

La legge parla di ambiti provinciali omogenei, ma la provincia di Messina – con i suoi 108 comuni e le differenti modalità di gestione – è quanto di più disomogeneo si possa immaginare. “La Direttiva europea recepita – ha sottolineato Puccio – non permetteva deroghe anche se la Regione Sicilia ha provato a fare una sua legge, che però è stata impugnata dalla Presidenza del Consiglio dei ministri. Per affrontare i problemi delle diverse realtà, Amam dovrà moltiplicare il suo know-how e trasferirlo su tutto il territorio provinciale, dove ci saranno sedi dislocate. Si dovranno inglobare maestranze e struttura tecnica, aumentare personale e fatturato. Amam, con la strategia di risanamento del credito e del debito che abbiamo attivato, sarebbe pure pronta, tutto il disordine finanziario imputato all’azienda non c’è più. Abbiamo portato il Bilancio in parità, stiamo andando avanti con le transazioni con tutti i creditori. Da gestore unico, Amam si farebbe carico di un monopolio che, con un Piano d’ambito definito, permetterebbe di attirare investimenti extrabilancio che oggi sono bloccati. Avendo poi una gestione per venti anni, si potranno ammortizzare tutti i costi per le infrastrutture da realizzare”.

Puccio ha evidenziato inoltre i vantaggi di una gestione unica che dovrebbe garantire la stessa qualità del servizio su tutto il territorio provinciale, ma anche le stesse modalità nella tariffazione. “Oggi – ha confermato – Amam per la manutenzione della rete idrica fa quattro affidamenti diversi, diventando gestore unico ne farà venti e ci saranno ditte nelle varie zone, dalla tirrenica alla ionica, che faranno gli interventi richiesti”.

Ci sono Comuni che hanno tutte le sorgenti e adottano tariffe molto basse. I sindaci si chiedono come potranno spiegare ai cittadini che con l’Ati dovranno pagare dieci volte di più. “L’acqua – ha concluso Puccio – di per sé non costa nulla. Costa il sistema che la porta dal pozzo al rubinetto. Molte manutenzioni che alcuni piccoli Comuni fanno non vanno in tariffa e il cittadino però li paga comunque, perché comprese in altre tasse”.

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