Messina

Messina, messa in sicurezza di Galati: necessario rispettare i tempi

MESSINA – Vincoli e pastoie burocratiche non sono mancati, in ultimo anche una perizia di variante che sembra non comportare il reperimento di altro finanziamento. L’iter dei lavori di messa in sicurezza del litorale di Galati ha subito rallentamenti e blocchi in questi anni ma adesso gli abitanti del villaggio della zona Sud di Messina, che tanti disagi hanno subito, vogliono fidarsi dell’ultima previsione fatta che indica la fine di febbraio come data di conclusione degli interventi.

Sono stati completati quattro pennelli, il quinto è in fase di ultimazione ed entro poche settimane saranno costruiti gli ultimi quattro. Allo stato di avanzamento di questi interventi ha fatto entusiasticamente riferimento anche il sindaco Cateno De Luca. “Risultati più che positivi a Galati Marina – ha detto – dove la crescita della spiaggia si misura a vista d’occhio, ha detto. Confermata la qualità progettuale e la scelta della strategia dell’Amministrazione comunale che negli ultimi tre anni ha seguito parallelamente le fasi progettuali e delle autorizzazioni, nonché ogni necessaria opera di messa in sicurezza per evitare che i marosi facessero registrare danni alle abitazioni”.

Affermazioni che i rappresentanti del Comitato Salviamo Galati Marina hanno definito faziose e fuorvianti. “Nel progetto non si parla di ripascimento – ha affermato Giulia Ingegneri, presidente del Comitato- ma è previsto che qualora servisse materiale per la realizzazione dei lavori possono attingere alle zone limitrofe. Se è vero che da un lato sembrerebbe che si stia verificando un’azione di ripascimento della costa non si può non considerare che il fenomeno è quello dell’azione del mare che erode alcune porzioni di territorio, riportando lo stesso materiale più avanti. In questa stagione inoltre non si è ancora verificato nessun evento meteomarino tale da poter verificare la validità dell’intervento. Anche durante questa Amministrazione, viene sottolineato, non sono mancati gli episodi in cui abbiamo dovuto vedere proprietà private colpite dalla forza del mare, stabili allagati, abitazioni che hanno subito danni anche a causa della mancanza di azioni tempestive da parte dell’apparato comunale”.

I rappresentanti del Comitato si auspicano, oltre al completamento dell’opera con i nove pennelli come previsto dal progetto, che si prosegua a operare sulle zone limitrofe. Chiedono inoltre delle azioni che vadano oltre le ordinanze di sgombero e mirate a contrastare la desertificazione economica e sociale che da anni sta mettendo in crisi la stessa sopravvivenza del villaggio di Galati Marina.

Ma gli interventi anti erosione sono coretti?

Ma questi interventi sull’erosione costiera nella zona Sud, che oltre Galati interesseranno anche altri villaggi sul mare come Santa Margherita, sono tecnicamente corretti? Il QdS lo ha chiesto a Giovanni Randazzo, professore di Geologia ambientale al Dipartimento di Scienze matematiche informatiche, fisiche e della erra dell’Università di Messina. “Le opere rigide – ha spiegato – sono all’opposto dell’idea dominante della resilienza. Da geomorfologo dico che cento anni fa quelle case che dobbiamo difendere non esistevano, c’era il mare; dopo il terremoto si è fatta questa grande spianata e si è costruito. Che il mare tenda a riprendersi quello che gli abbiamo tolto è un fatto fisiologico. A questo punto l’unica soluzione in effetti è quella delle opere rigide. Purtroppo intraprendendo interventi con opere rigide rischiamo di innescare processi erosivi nella zona a Nord, tra Galati e la parte a Sud del nuovo porto di Tremestieri. Starei poi attento ad allargare ulteriormente l’intervento a Santa Margherita”.

Randazzo ha criticato soprattutto la mancanza di studi preliminari più approfonditi. “Gli studi a monte della progettazione – ha affermato – sono banali. Si è cercato di fare un progetto più sicuro possibile. È fatto bene ma nella sicurezza forse è eccessivo. Lì poi non si può recuperare una grande quantità di spiaggia. Non vorrei che pensassero di fare ripascimenti artificiali o barriere parallele, vanno bene i pennelli”.

E su un’ipotesi di utilizzare per il ripascimento il materiale di dragaggio di Tremestieri: “Se lo facessero sarebbe una cretinata assoluta. Il materiale del porto di Tremestieri va messo a Nord, là dove erode. Se lo mettiamo a Sud verrà sempre eroso e tornerà a Tremestieri”.