Messina, la questione Atm ancora in alto mare - QdS

Messina, la questione Atm ancora in alto mare

Lina Bruno

Messina, la questione Atm ancora in alto mare

martedì 19 Maggio 2020

Il gruppo consiliare del Movimento 5 stelle ha inviato una diffida per “palesi illegittimità”. Tra i nodi ancora da sciogliere il saldo del Tfr, la clausola sociale e le assunzioni di nuovi autisti

MESSINA – Ancora tortuosa la strada verso la liquidazione della vecchia Atm. Con l’arrivo delle lettere di licenziamento ai 461 lavoratori e poi l’asta pubblica dei 36 mezzi, sembrava si potesse proseguire, adesso però la diffida del gruppo consiliare del M5s, in cui si evidenziano “palesi illegittimità nelle procedure di liquidazione” potrebbe rimettere in discussione anche il percorso per l’avvio della nuova Spa.

Con un atto extragiudiziale i consiglieri Giuseppe Fusco, Andrea Argento, Paolo Mangano e Cristina Cannistrà si oppongono alla vendita dei mezzi e alla procedura di licenziamento collettivo disposta dai commissari liquidatori. “Riteniamo che entrambe le attività siano accomunate da palese illegittimità per incompetenza e/o carenza di potere in capo ai commissari liquidatori”, spiegano i consiglieri, che citano nello specifico l’articolo 50 dello Statuto dell’azienda speciale, la mancata approvazione da parte del Consiglio comunale del Piano di liquidazione e la richiesta di liquidazione coatta amministrativa presentata dal sindaco e dai commissari alla Regione di cui non si ha ancora notizia.

“Dall’1 giugno 2020 – proseguono – si potrebbe verificare a Messina la paradossale situazione di due aziende pubbliche (l’azienda speciale Atm in liquidazione e la società Atm Spa in house providing) non in grado di esercitare legittimamente il servizio di trasporto pubblico in città. I lavoratori trasferiti alla nuova società rischiano inoltre di non rientrare nella copertura economica della Cassa integrazione nel malaugurato caso in cui dovessero riattivarsi procedure straordinarie di riduzione delle attività produttive. Tale procedura (oltre a essere palesemente estranea ai poteri attuali dei Commissari liquidatori e in contrasto con la normativa) rischia di produrre effetti sociali di estrema gravità a danno dei lavoratori”.

I consiglieri invitano l’Amministrazione a esercitare i necessari controlli sulla regolarità delle attività condotte dai commissari. “In difetto di accoglimento di quanto richiesto sarà intrapresa ogni azione nelle opportuni sedi per la valutazione di legittimità e competenza degli atti adottati e di eventuali comportamenti illeciti”.

Sulla stessa linea sono i componenti del laboratorio partecipativo MessinAccomuna, che nei giorni scorsi hanno evidenziato come gli atti e i comportamenti dei commissari di Atm avvenivano contro le previsioni di legge perché, essendo stato bocciato il piano di liquidazione, i commissari sono obbligati a gestire solo la conservazione dell’azienda con atti di ordinaria amministrazione. “Il licenziamento dei lavoratori e la vendita dei mezzi – sostengono – non sono atti ordinari e non conservano né il patrimonio né la capacità operativa dell’azienda. Dunque, sono illegittimi. Contro tutti gli avvertimenti, l’Amministrazione ha preteso di andare avanti come nulla fosse”.

A prescindere dall’illegittimità o meno degli atti, però, sembra che il percorso verso la nuova azienda non sia comunque semplice. “L’emergenza sanitaria Coronavirus – dicono i rappresentanti di Filt Cgil, Uiltrasporti e Cub Trasporti – ha inevitabilmente interrotto il confronto che Aziende, sindacati e Centro per l’impiego stavano portando avanti. È il momento di coinvolgere nuovamente tutte le parti in causa e condividere le mosse salienti di questa fase delicatissima che vede in ballo il futuro occupazionale di quasi cinquecento lavoratori e la tenuta della nuova Azienda di trasporto pubblico in città”.

I nodi da sciogliere non sono di secondo piano: dal saldo del Tfr e le competenze di fine rapporto ai contenziosi in corso del personale, la clausola sociale e le assunzioni di nuovi autisti. “Vogliamo sollecitare e favorire – concludono i sindacati – la definizione del percorso di transito dei lavoratori, che si svolge peraltro in una fase di evidenti criticità dovute all’emergenza sanitaria in corso. Per garantire i diritti e la necessaria serenità ai dipendenti, occorre la massima condivisione tra le parti e urgenti incontri congiunti”.

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