Messina, litorale di Contesse libero dall’ecomostro - QdS

Messina, litorale di Contesse libero dall’ecomostro

Lina Bruno

Messina, litorale di Contesse libero dall’ecomostro

sabato 21 Marzo 2020

Si sono concluse proprio in questi giorni le operazioni di abbattimento dell’edificio ex Samar. Possono ora trovare concretezza le tante iniziative per il recupero di tutta l’area

MESSINA – Dopo anni d’indifferenza, il litorale di Contesse riacquista una parte del suo antico splendore. L’ecomostro che sulla spiaggia a Sud della città negava l’orizzonte verso il mare è stato finalmente abbattuto.

Dopo una settimana di lavori, della ex Samar restano soltanto alcuni resti da portare via, mentre è tornata a rivivere la speranza dei residenti di potersi riappropriare, dopo 15 anni di inutili denunce, di uno spazio prezioso del loro territorio e farlo così rivivere. Soddisfazione dei residenti, ma anche dei consiglieri di Circoscrizione in carica e di quelli del passato, come Francesco Gallo, che per anni ha denunciato la pericolosità della struttura abbandonata, proponendo progetti di riqualificazione dell’intera area, già all’allora sindaco Salvatore Leonardi.

Sulla costa tra Pistunina e Contesse infatti si sono scaricati per decenni tonnellate di inerti, resti di tutte le demolizioni fatte in città. È stata evidenziata più volte in questi anni l’irresponsabile scelta di collocare un insediamento industriale su una spiaggia che aveva ben altre vocazioni, scelta che per trent’anni ha inevitabilmente condizionato lo sviluppo economico della zona, con un fronte mare negato dalla linea ferrata oltre che dagli ecomostri. La fabbrica di marmo chiuse dopo pochi anni, ma il segno di quel fallimento è rimasto fino a pochi giorni fa.

A dare un’accelerata agli interventi è stata la violenta mareggiata di novembre, che ha provocato un importante crollo dell’edificio e che ha ancora una volta evidenziato la pericolosità di questo fabbricato. Nel 2018 l’ex Samar Marmi del Sud era inserita nell’elenco dei beni regionali ricadenti sul Demanio marittimo che il governo Musumeci voleva dare in concessione fino a sessant’anni ai privati. Dopo un anno quella struttura, ricadente nell’area della Metroferrovia, era diventata però un problema per il Comune di Messina che ha dato vita a un’interlocuzione con gli uffici regionali per un intervento mentre si cercavano i finanziamenti per abbatterlo.

Il sindaco Cateno De Luca, in quanto autorità di Protezione civile, ha deciso di accelerare con un’ordinanza con cui ha intimato il competente assessorato Territorio e Ambiente della Regione “all’esecuzione immediata degli interventi necessari a impedire pericolo per la privata e pubblica incolumità”. In caso di inottemperanza l’Amministrazione comunale minacciava di procedere all’esecuzione delle attività prescritte in danno. De Luca ha lanciato una sorta di ultimatum concedendo trenta giorni tempo, entro i quali l’Ata doveva “mettere in sicurezza tutta l’area, con conseguente interdizione della stessa alla libera fruizione dei cittadini; demolire gli esistenti corpi di fabbrica pericolanti; provvedere alla bonifica e rimozione dei rifiuti ivi giacenti. Il tutto finalizzato al recupero originario dei luoghi”.

“La problematica, tutt’altro che recente – ha scritto il sindaco nell’ordinanza – è stata oggetto di ripetute comunicazioni e relazioni da parte del Comune di Messina, della Prefettura, della Capitaneria di Porto e della Protezione civile regionale, con missive che a partire addirittura dagli anni 2014 e 2015, sottoponevano all’attenzione della Regione Siciliana la gravità della situazione conseguente all’erosione costiera del litorale ionico cittadino”. A novembre, dopo i solleciti del sindaco, è intervenuta la Capitaneria di porto con un provvedimento che vietava la balneazione, la pesca e il transito in qualunque modo nello specchio d’acqua davanti alla palazzina industriale abbandonata sul lungomare di Contesse. Divieto anche per le attività di attracco e subacquee e qualunque tipo di attività in mare.

A gennaio è stata preannunciata dal Comune la disponibilità di circa 300 mila euro per la demolizione, in attesa del via libera agli interventi da Palermo, che è poi arrivato qualche mese dopo.

Adesso, possono avere concretezza quei progetti di valorizzazione su cui da tanto si discute.

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