Cento metri. Cento metri di speranza. Cento metri di ansia e preoccupazione. È questa la distanza che insiste tra la villetta nella quale vive Francesca (nome di fantasia, ndr) con la sua famiglia nel borgo marinaro di Torre Faro e la zona in cui dovrebbero sorgere le fondamenta dei pilastri della sponda siciliana del ponte sullo Stretto: secondo il precedente piano espropri, saranno 139 le confische di immobili e terreni da parte dello Stato in tutta l’area; la sua sarebbe però una delle ultime case a essere risparmiate dagli scavi.
Dal 2006, quando quella casa è stata costruita in un contesto residenziale di villette a schiera, una spada di Damocle continua a pendere sul capo di tutta la famiglia: non sapere se il ponte sarà mai davvero costruito e quindi se saranno costretti ad andar via dai luoghi in cui sono cresciuti.
Avevano esultato il 15 aprile del 2013, quando il Governo Monti aveva messo in liquidazione la società Stretto di Messina e quindi mandato in soffitta il progetto per la realizzazione del ponte. I pensieri sono tornati però reali poco meno di un anno fa, con l’approvazione del Decreto Ponte che rimetteva in piedi tutto il progetto.
Adesso, il 19 marzo la data segnata in rosso sul calendario: proprio in quella giornata la Società Stretto di Messina fornirà all’amministrazione comunale la lista completa con il nuovo piano espropri. Loro non ne erano ancora a conoscenza, perché nessuno ha avvisato gli abitanti di Torre Faro e di Ganzirri rispetto a cosa davvero stia accadendo.
Da quel momento, palazzo Zanca si prenderà tutto il tempo necessario per effettuare le verifiche del caso: “Se ne riparlerà non prima di aprile inoltrato, intanto attendiamo il 19 marzo“, ha confermato in esclusiva ai microfoni del Quotidiano di Sicilia il vicesindaco di Messina, Salvatore Mondello. In seguito, il documento tornerà nuovamente negli uffici della Società Stretto di Messina per le eventuali modifiche apportate dai tecnici comunali. Se il piano sarà approvato anche a Roma, entro l’estate si potrà pensare di dare esecuzione agli espropri per l’esecuzione del progetto del Ponte sullo Stretto. Con le battaglie legali che preannunciano sin da ora di bloccare l’eventuale apertura dei cantieri. Di certo, con lavori che non potranno esseri avviati entro il periodo estivo, come invece in precedenza annunciato dal ministro alle Infrastrutture, Matteo Salvini.
È una giornata di pioggia e vento quella che ci accoglie a Torre Faro. Poche macchine ad affollare la zona, solitamente meta di interesse estivo dei messinesi. Qui ci si viene a mangiare del buon pesce e ad ammirare le meraviglie di un paesaggio unico al mondo. Ci troviamo a poco più di tre chilometri dalla sponda calabra dello Stretto: è il punto di congiunzione più vicino, quello in cui il mare sembra rappresentare un ponte blu immaginario che conduce alla penisola italica. Un ponte di acciaio che invece il Governo ha davvero intenzione di realizzare per unire la Sicilia all’Italia, ma soprattutto per rilanciare l’economia dei territori. Con i territori che a quell’economia sembrano però in larga parte refrattari.
Tre sono i ristoranti che insistono in poco più di duecento metri: due dovrebbero essere espropriati per fare spazio ai cantieri, solo quello della famiglia di Francesca dovrebbe sopravvivere. In quel triangolo, un vecchio motel ormai abbandonato da oltre 15 anni. “La struttura è fallita tanto tempo fa, ma mai nessuno ha più voluto rilevarla e rimetterla in funzione proprio perché da sempre qui si vive con l’idea che il ponte sullo Stretto possa davvero essere realizzato”, spiegano alcuni abitanti di via Circuito, con le fondamenta dell’impalcato che dovrebbero essere costruite al posto del vecchio motel.
“Dovremmo essere gli unici a sopravvivere e sarebbe di certo un bene pensare di poter aprire le porte del nostro locale alle migliaia di operai e alle loro famiglie che risiederanno in zona per la durata dei lavori”, conferma ancora Francesca, che preferisce restare anonima per evitare ripercussioni sul lavoro. “Da un anno a questa parte abbiamo ricevuto diverse ispezioni dei Nas, che ci hanno sempre fatto i complimenti al termine. Non comprendiamo perché tutte proprio ora: in passato non c’erano mai state”, aggiunge.
A ridosso dei cantieri dovrebbe sorgere una vera e propria new town peloritana in stile L’Aquila 2009, con un potenziale indotto in termini commerciali importante ma al momento difficilmente quantificabile per tutto il territorio. Spostandoci di poco più di un chilometro, nella zona della Riserva naturale dei laghi di Ganzirri, la musica cambia e lo scetticismo diventa interesse diretto per l’opera. “Il ponte sullo Stretto sarebbe per noi uno slancio commerciale troppo importante per rinunciarvi”, spiega il signor Marcello, titolare di uno dei ristoranti di pesce intorno al lago. I disagi reali di un cantiere a cielo aperto almeno fino al 2032 (data al momento ipotizzata per l’eventuale fine lavori, ndr), sarebbero attenuati in parte proprio dagli introiti e dalla crescita economica per la città.
Non sono d’accordo le associazioni che dicono “no” alla costruzione dell’opera. Tra queste, il Comitato “Invece del ponte” per bocca del suo esponente, l’economista Guido Signorino, ex vicesindaco e assessore della Giunta Accorinti. “Fino a quarant’anni fa, il ponte avrebbe potuto avere un senso. Oggi risulta del tutto anacronistico anche rispetto alle direttive dell’Unione Europea in merito agli spostamenti sostenibili e agli obiettivi di ridurre il traffico gommato entro il 2030″, spiega Signorino.
Per il vicesindaco di Messina fino al 2018, i temi che fanno propendere per il “no” sono tanti e non pretestuosi. In primo luogo, il pericolo sismico: “La relazione geologica in mano al comitato scientifico della Società Stretto di Messina risale al 2002. Una nuova è stata commissionata dal Cnr e sarà conclusa entro il 2027. Come si può pensare di costruire un ponte prima di allora se non si conosce neppure l’attuale situazione geologica che insiste nello Stretto?”.
Nel frattempo, continua il lavoro negli uffici della società presieduta da Ciucci, che proprio nelle prossime settimane, con la presentazione del piano espropri, entrerà nel vivo del progetto del Ponte sullo Stretto.
“Sono ancora tanti i passaggi amministrativi che dovranno essere compiuti e tra enti diversi – spiega Signorino – e non è giusto far credere che il ponte sullo Stretto sia già cosa fatta se neppure i territori sono ancora stati consultati”. Su questa linea anche l’ex sindaco di Messina e attuale deputato regionale di “Sud chiama Nord”, Cateno De Luca, favorevole invece alla costruzione dell’opera durante la sua amministrazione a palazzo Zanca.
“Siamo felici che abbia cambiato idea – aggiunge l’economista – adesso però bisogna far fronte comune affinché le esigenze dei territori vengano ascoltate. Parliamo di tunnel ferroviario, che potrebbe essere davvero utile. Parliamo di tutto, ma in modo credibile”.