Messina, rifiuti, l’eterna vicenda dell’impianto Pace - QdS

Messina, rifiuti, l’eterna vicenda dell’impianto Pace

Messina, rifiuti, l’eterna vicenda dell’impianto Pace

sabato 12 Dicembre 2020

Se ne parla dal 2002, nel 2013 arrivò l’appalto pubblicato dalla Regione, ma ancora nulla di fatto. Per il presidente di MessinaServizi se fosse in funzione la Tari verrebbe ridotta del 40%

MESSINA – Un moderno impianto per la gestione dei rifiuti, che resta irrealizzato, mentre tornano le polemiche sulla sua sostenibilità ambientale.

Se ne parla dal 2002, nel 2004 si comincia a lavorare sul progetto che poi viene bloccato; nel 2013 arrivò l’elaborato sostenuto dall’Amministrazione Accorinti, poi altro stop per i vincoli paesaggistici, quindi il contenzioso che non permetteva il prosieguo dell’appalto già aggiudicato e alla fine nel 2018 il via libera annunciato dallo stesso presidente della Regione Sicilia che finanziava l’opera con 15 milioni di euro. L’impianto per il presidente Musumeci, si inseriva “nel progetto sul riciclo dei rifiuti avviato e che vede come prioritario l’aumento della raccolta differenziata e la costruzione di nuovi centri di compostaggio. In questo modo, insieme ad altri interventi, stiamo mettendo le basi per avviare, anche in Sicilia, il comparto industriale relativo all’economia circolare”. Sono affermazioni che risalgono a gennaio 2018 ma dopo quasi tre anni i rifiuti e le discariche restano il grande problema, con la prospettiva di essere costretti a portare all’estero la nostra immondizia, altro che economia circolare.

Di questo rischio ha parlato Pippo Lombardo, presidente di MessinaServizi, prospettando ulteriori aumenti della Tari, tassa che a Messina è comunque già adesso tra le più alte d’Italia. In questo momento nell’area di Pace, zona nord di Messina, oltre la trasferenza, è in funzione l’impianto per la separazione della frazione secca che consente di smaltire carta plastica e metalli, che però è sottodimensionato rispetto alle esigenze.

C’è una procedura aperta alla Regione Sicilia che dovrebbe rilasciare a breve un autorizzazione per l’ampliamento. Ma non sarà semplice invece avere il via libera sul sito, che sconfina in zona protetta, dove è previsto l’impianto di gestione dei rifiuti solidi urbani. Sembra che in questo caso occorra variare il progetto per spostare la vasca di conferimento. Secondo il progetto verrebbe assicurata una capacità di trattamento di rifiuti in ingresso per 280 tonnellate al giorno per 12 ore di funzionamento e un obiettivo minimo del 30% di separazione di rifiuti biodegradabili. Il processo di trattamento e recupero prevede la triturazione e la vagliatura dei rifiuti, la separazione della frazione umida che è biostabilizzata per 21 giorni e il trattamento del percolato.

Secondo Lombardo se l’impianto oggi fosse in funzione i messinesi avrebbero una tassa ridotta del 40%; sui 48 milioni di tari infatti 15 milioni sono assorbiti dalle spese di smaltimento e trasporto in discarica. Con una raccolta differenziata al 65%, da cui siamo però ancora lontani, la struttura garantirebbe otto anni di autonomia al Comune di Messina. Ma c’è chi considera scellerata la scelta di localizzare l’impianto nella zona Nord. La struttura è prevista a monte del vecchio inceneritore e a valle della discarica di Portella Arena, a un chilometro dalla linea di costa e a 500 metri dalle abitazioni, in piena Zps.

Si vuole deliberatamente condannare a diventare un inferno ecologico, una zona che fa parte del comprensorio a più alta vocazione turistica della città – dice l’ex deputato regionale Franco De Domenico, adesso coordinatore dei dipartimenti tematici istituiti dal Pd regionale – Auspico che la città abbia uno scatto di orgoglio, bocciando questa follia”. De Domenico chiama in causa il sindaco De Luca accusandolo di portare avanti un progetto contro il territorio, voluto da altri, senza cercare in questi anni di amministrazione soluzioni diverse sul fronte dei rifiuti.

“L’appalto per la Piattaforma di Pace, è stato pubblicato nel dicembre 2013 dalla Regione Siciliana in vigenza del governo Crocetta e cioè del Pd – sottolinea il sindaco. E per quanto mi riguarda deve essere portato a termine. De Domenico non ha formulato nessuna utile osservazione nelle opportune sedi, durante gli anni da deputato, e neppure prima per bloccare sul nascere l’appalto. Se lo avesse fatto, avremmo avuto 10 anni per pensare ad altre strategie”.

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