Un nuovo futuro per un simbolo dimenticato. Una “Cittadella della cultura” all’interno degli storici locali che ospitavano la struttura
Una “Cittadella della cultura” all’interno degli storici locali che un tempo hanno ospitato l’ex Ospedale Margherita di viale della Libertà. Messina sta per riappropriarsi di uno dei suoi simboli più eleganti e abbandonati nel tempo. Per farlo, avrà bisogno di risorse. Tante risorse. Oltre 24 milioni di euro, la stima del momento.
I fondi della Regione
Questi sono i fondi che la Regione destinerà per un progetto ambizioso che punta a restituire alla città un pezzo importante della sua storia, mandando in soffitta gli oltre 20 anni di degrado che hanno interessato buona parte dei padiglioni presenti all’interno del complesso adiacente il Museo regionale di Messina.
A confermarlo l’assessore regionale ai Beni Culturali, Francesco Scarpinato, che ha predisposto una delibera per modificare il precedente atto del maggio 2020, riprogettando l’intervento con l’obiettivo di ottimizzare le risorse disponibili. Sì, perché il progetto è rimasto chiuso nei cassetti di Palazzo d’Orleans negli ultimi cinque anni. In quel caso, di mezzo ci finì anche il Covid. E le priorità per la Regione mutarono.
Oggi si torna a parlare di “Cittadella della cultura”. L’opera vedrà il restauro del Padiglione 10, destinato a ospitare la Biblioteca regionale universitaria, e il recupero dei Padiglioni 1, 2 e 3, che accoglieranno il Museo del Terremoto, il nuovo Museo Archeologico e alcuni uffici regionali oggi sparsi per la città.
La lunga attesa
Ci sono voluti quasi cinque anni per percepire un segnale concreto di inversione di marcia da parte dell’assessorato. Ma il tempo è stato un nemico impietoso. Questo perché, nel frattempo, l’ex “Regina Margherita” è diventato terra di nessuno. Il degrado si è impossessato di mura e cortili, trasformandoli in scenari semi apocalittici, preda di vandalismo, pericolosi roghi e stazionamento di clochard, disperati e tossicodipendenti. Senza interventi immediati, la struttura rischiava di diventare un rudere irrecuperabile: qualcosa di non troppo diverso da ciò che è comunque oggi: una ferita aperta nel cuore di Messina.
Ad aggravare la situazione sono subentrati vincoli burocratici e difficoltà di finanziamento. Nel 2022, il mancato rispetto delle scadenze previste per il 31 dicembre aveva portato al definanziamento dell’opera, che era stata inserita nel Fondo sviluppo e coesione 2014-2020. Ora la delibera della Giunta Regionale rilancia il progetto e sblocca le procedure di appalto, rendendo finalmente possibile l’inizio dei lavori.
I dettagli del finanziamento: un nuovo assetto per il progetto
Il piano di recupero prevede un investimento totale di 24 milioni 468mila euro, una cifra inferiore rispetto ai 30 milioni stanziati dalla precedente amministrazione, ma comunque significativa per riportare alla vita un complesso storico di grande valore.
La somma sarà utilizzata per il restauro del Padiglione 10, che ospiterà la nuova Biblioteca regionale universitaria (12 milioni 900mila euro); circa 6 milioni verranno utilizzati per il recupero dei Padiglioni 1, 2 e 3, che accoglieranno il Museo del Terremoto, il nuovo Museo Archeologico e gli Uffici regionali.
Ulteriori 5 milioni 800mila euro serviranno invece per l’acquisto dell’edificio “Casa Nostra Signora della Carità” di viale Boccetta, noto come Istituto del Buon Pastore, attuale sede della Soprintendenza ai Beni culturali di Messina. Con questa scelta strategica, la Regione eviterà dunque di continuare a pagare un costoso affitto.
Le condizioni attuali dell’ex Ospedale Margherita
Il restauro del Padiglione 10 dovrà confrontarsi con anni di abbandono e deterioramento strutturale. Gli infissi esterni al piano rialzato sono distrutti, il portone d’ingresso è stato murato, molte finestre sono sigillate per prevenire ulteriori danni. Ma con poco successo.
Come dimostrano le foto scattate per questo reportage del Quotidiano di Sicilia, gli interni sono stati vandalizzati: i fili di rame degli impianti elettrici sono stati completamente asportati, lasciando la struttura senza cablaggio.
L’assenza di sigillature agli infissi superiori ha favorito la nidificazione dei piccioni, aggravando ulteriormente le condizioni igienico-sanitarie. Ma lo stato di totale degrado emerge anche nei corridoi interni, presi d’assalto da murales volgari e insignificanti.
E poi la magnifica vetrata che serviva come passaggio superiore tra i vari padiglioni. I vetri sono stati presi a sassate ripetutamente nel corso dei decenni di abbandono. L’intonaco ha invece abbandonato le pareti ormai da un po’, con il ferro del cemento armato dal quale emerge ruggine e incuria di ogni genere.
La storia dell’ex Ospedale Margherita: un’eredità da salvare
L’ex Ospedale Margherita, inaugurato nei primi anni del Novecento, rappresenta un pezzo fondamentale della storia di Messina. Costruito con l’obiettivo di offrire cure moderne e all’avanguardia per l’epoca, ha servito la città per oltre un secolo, divenendo un punto di riferimento per l’intera provincia.
Dopo il terremoto del 1908, che distrusse gran parte della città, l’ospedale giocò un ruolo cruciale nella gestione dell’emergenza sanitaria. Nel settembre 1909, su sottoscrizione promossa dal Prefetto di Messina, l’ospedale era stato realizzato dapprima in baracca e poi in muratura. Il nosocomio “Regina Margherita” avrebbe servito il villaggio di baracche “Regina Elena”, realizzato dai marinai della Nave “Regina Elena” e dai soldati del XIX Fanteria.
L’attuale struttura fu appaltata però soltanto nel 1930 per essere inaugurata nell’ottobre del 1933. La superficie originaria di 14.000 mq e di centoquaranta posti letto fu ampliata nel 1937, su espressa volontà di Benito Mussolini, in visita in città nell’agosto di quell’anno. L’anno seguente il “Regina Margherita” arrivava a garantire 42.000 giorni di degenza.
Nei decenni successivi l’ospedale è stato teatro di migliaia di storie: vite salvate, tragedie sfiorate, l’impegno incessante di medici e infermieri. E poi il declino voluto dalla politica regionale. Alla fine degli anni ’90, la sua dismissione ha segnato l’inizio di un periodo di abbandono di un quartiere borghese della città che in poco tempo vide fallire molteplici attività commerciali, chiudere l’ex Hotel Riviera e anche l’ex Standa: oggi tutti al centro di programmi di rigenerazione (LINK).
Un’opportunità per il rilancio di Messina
Il recupero dell’ex Ospedale Margherita non è solo un’opera di restauro architettonico, ma un’operazione di rilancio per l’intera città. La “Cittadella della Cultura” si pone l’obiettivo di dare nuova linfa al tessuto sociale e culturale messinese, fornendo spazi per la conoscenza, la ricerca e la divulgazione.
Il Museo del Terremoto, per esempio, offrirà un percorso educativo sulla memoria della tragedia del 1908, sensibilizzando le nuove generazioni sull’importanza della prevenzione e della sicurezza sismica. Il Museo Archeologico, invece, diventerà un nuovo punto di riferimento per la valorizzazione del patrimonio storico della città, ospitando reperti e testimonianze della Messina antica.
La presenza della Biblioteca regionale universitaria renderà la nuova Cittadella un polo attrattivo per studenti e studiosi, contribuendo a trasformare un’area degradata in un punto di aggregazione culturale e sociale.
La riqualificazione dell’ex Ospedale Margherita rappresenta un’opportunità unica per Messina. Dopo anni di immobilismo, il finanziamento stanziato dalla Regione Siciliana offre una speranza concreta per il recupero di un’area a lungo segnata dal degrado. Messina potrà così riscattare uno dei suoi gioielli liberty dimenticati, restituendolo ai cittadini e trasformandolo in un simbolo di rinascita culturale e sociale.