Messina, un territorio in difficoltà ma che già pensa a come reagire - QdS

Messina, un territorio in difficoltà ma che già pensa a come reagire

Lina Bruno

Messina, un territorio in difficoltà ma che già pensa a come reagire

venerdì 19 Novembre 2021

Questo il quadro che viene fuori dal decimo rapporto della Caritas diocesana di Messina, Lipari e Santa Lucia del Mela. Tanti i progetti pensati per un rilancio sociale ed economico

MESSINA – Un territorio che si spopola, da dove i giovani vanno via, dove c’è un preoccupante numero di lavoratori irregolari, un’imprenditoria debole e poche competenze rispondenti alle richieste del mercato. Un territorio dove i redditi principali sono quelli da lavoro dipendente e pensioni. Ma dalle criticità che la pandemia ha amplificato possono nascere anche delle opportunità. Ecco quindi che nel decimo rapporto della Caritas diocesana di Messina, Lipari e Santa Lucia del Mela su povertà ed esclusione sociale, accanto agli inesorabili dati e alle storie di bisogno, presenta progetti e nuove esperienze che possono diventare modelli per l’intera comunità, oltre che indirizzi per le politiche degli Enti locali.

Quest’anno la Caritas si è avvalsa anche del contributo scientifico dell’Università di Messina attraverso la convenzione con il Dipartimento di Scienze politiche e giuridiche. Strumenti fondamentali per fotografare il disagio, non soltanto economico, nelle varie realtà della Diocesi sono i Centri d’ascolto delle comunità parrocchiali, che non sono sportelli dove si distribuiscono aiuti e beni di prima necessità ma soprattutto, come ricorda Nino Basile, presidente della Caritas di Messina, “luoghi dove trovare qualcuno che accoglie, ascolta, orienta e accompagna, per un percorso di rinascita”.

La pandemia ha cambiato tante dinamiche sociali e anche i Centri si sono dovuti adattare alle restrizioni e ai distanziamenti. Come evidenziato da Enrico Pistorino, coordinatore dell’Osservatorio delle povertà e delle risorse, la particolare situazione ha determinato per esempio l’assenza forzata dei volontari più anziani, che per ragioni di prudenza non hanno potuto svolgere un servizio a contatto diretto con centinaia di persone. L’inserimento dei dati raccolti tramite la piattaforma OspoWeb ed elaborati in rete da Caritas, Comunità di Sant’Egidio e Comitato di Messina della Croce rossa italiana, ha permesso di monitorare gli interventi nei diciotto mesi più critici della pandemia, con l’aggiornamento al 30 giugno 2021. Paradossalmente, emerge un calo del numero delle persone accolte e questo è legato al Reddito di cittadinanza e ad altri aiuti che i Comuni hanno messo in campo, ma anche per carenza di inserimento e registrazione dei dati e per la chiusura dei Cda stessi per il lockdown. Il maggior numero di interventi dei Centri hanno interessato la fascia 45-54 anni. Lo stesso Covid è stato l’imprevisto che ha allargato le realtà a rischio di impoverimento, con richieste sempre più legate alla mancanza di lavoro, al bisogno di casa e servizi insieme ad aspetti legati alla salute come medicine e visite specialistiche. Non solo disagio economico, però, quello registrato: molti anziani non sono riusciti a sostenere il peso dell’isolamento e così i Centri si sono attrezzati per l’ascolto attraverso il telefono.

Ci sono, come accennato, anche i progetti e tra quelli realizzati in questi due anni con il Fondo 8xmille, c’è “Teatrali, percorsi di integrazione e libertà”, realizzato in carcere, e l’“Housing first”, rivolto a persone senza dimora in situazione di disagio socio-abitativo cronico o con problemi di salute mentale per favorire l’integrazione. Un progetto innovativo, quest’ultimo, che ha permesso l’inserimento abitativo di quattro persone. “Non è un percorso facile – sottolinea Carmela Lo Presti, componente dell’Osservatorio – perché necessita di un supporto continuativo di un team di operatori socio sanitari, ma l’inserimento in una casa permette di avviare le pratiche per i documenti, la residenza, l’assistenza sanitaria”.

Ha proseguito nella sua seconda annualità, poi, il progetto “Lavoro e dignità”. Sono state assegnate 24 borse, mentre 38 anni è l’età media dei tirocinanti, 14 uomini e dieci donne, con 17 aziende coinvolte su trenta che avevano aderito alla proposta della Caritas. Solo alcuni tirocini si trasformano in rapporti di lavoro e la scommessa per il futuro è che i numeri degli inserimenti lavorativi aumentino. In ogni caso l’esperienza, come sottolinea Francesco Polizzotti, componente dell’Osservatorio curatore del percorso, attiva la ricerca di una via personale per uscire dalle proprie paure e difficoltà, per comprendere la realtà in cui si vive e orientarsi in essa.

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