Tirone, quartiere di Messina da salvare dopo anni di promesse vane - QdS

Tirone, quartiere di Messina da salvare dopo anni di promesse vane

Lina Bruno

Tirone, quartiere di Messina da salvare dopo anni di promesse vane

venerdì 26 Novembre 2021

Un’area di circa 15 mila metri quadrati che appartiene a Comune, Terzo ordine francescano e privati. Anche a causa della scarsa concertazione, finora, la riqualificazione è stata un grande flop

MESSINA – Una partita in cui hanno perso tutti. Ma soprattutto ha perso la città, che ha continuato in questi anni ad avere, in centro, un’area di pregio abbandonata al degrado. La Stu (Società di trasformazione urbana) non ha funzionato per riqualificare lo storico quartiere del Tirone, un’area di circa 15 mila mq che appartiene per 7 mila mq al Comune e per il resto al Terzo ordine francescano e a privati.

Adesso di sfida se ne apre un’altra, quella data dai nuovi Fondi europei che dovrebbero dare una nuova vita anche a un’altra parte di pregio della città, la Zona Falcata. Un’occasione da non perdere, ma servono progetti e azioni chiare e immediate.

Ubicato nel cuore della città vecchia, quella tra i torrenti Portalegna e Boccetta, il Tirone è caratterizzato dai bastioni cinquecenteschi di Carlo Quinto, dalla settecentesca scalinata Sergi, da abitazioni ottocentesche, un colle una volta ricco di chiese e palazzi. Di tutto questo rimane poco, negli ultimi decenni del secolo scorso ha prevalso il degrado a fronte di tantissimi progetti di riqualificazione che prevedevano parchi urbani, parcheggi ed edificazioni e un processo di restauro proposto dall’ordine dei Francescani. Ci sono state anche tante denunce di residenti e interventi dei consiglieri della IV Circoscrizione per ripristinare almeno un po’ di decoro. Il Tirone è anche degrado abitativo, come ha rilevato recentemente la parlamentare Matilde Siracusano, dopo un sopralluogo: “Una baraccopoli che si trova a pochi passi dal centro di Messina. È una delle poche zone della città sopravvissute all’ultimo terremoto e anche a quello del 1782. Dovrebbe essere un Borgo monumentale, perché è antichissimo. Una volta c’erano poche costruzioni di pregio proprio a ridosso delle mura cinquecentesche. Oggi qui vivono circa trenta famiglie, in mezzo all’amianto e senza alcun servizio. Anche questa zona sarà oggetto di un risanamento e riqualificazione”.

Grazie ai fondi sul Risanamento, quindi, si dovrebbe dare una nuova abitazione alle famiglie che vivono in alloggi fatiscenti e il Comune potrebbe intervenire con azioni di valorizzazione storica e ambientale. Nel Piano di forestazione urbana di 25 milioni di euro (fondi del React Eu e Po 2021-2027) dovrebbe essere inserito infatti anche un progetto che prevede la creazione di un polmone verde anche in quest’area. ForestaMe ha l’obiettivo di valorizzare le Aree perimetrate dalle Zps e dei Sic attraverso azioni di mitigazione e processi di rinaturalizzazione e recupero integrale degli equilibri ecologici, come ha sottolineato l’assessore Salvatore Mondello, dopo l’approvazione in Giunta del documento di indirizzo.

Il Tirone è però un’area complessa con criticità diverse e occorrerebbe una visione complessiva di cosa realizzare, con interventi in raccordo tra tutti i soggetti coinvolti. Ci sono aree private con case da consolidare ma su cui i proprietari continuano a non intervenire malgrado i solleciti fatti in questi anni; i Frati minori, proprietari tra l’altro di un plesso fatiscente dove accedono senza controlli persone senza fissa dimora. C’è poi la IV Municipalità che vorrebbe partecipare alle decisioni che vengono prese in un’area di propria competenza territoriale e c’è da fare anche una valutazione sulla riqualificazione e messa in sicurezza dell’intero borgo storico.

Uno dei motivi per cui la Stu, istituita all’inizio del duemila e messa in liquidazione nel 2018, non riuscì a raggiungere l’obiettivo che si era posta, fu proprio la mancanza di sintesi tra le diverse esigenze. Il Comune cercò partner solidi e come socio di maggioranza, entrò la “Impresa Pizzarotti”, società di costruzioni e ingegneria con sede a Parma. Tra il 2003 e il 2009, sotto le amministrazioni di Buzzanca, Genovese e Leonardi, ci fu la firma della convenzione, gli studi di fattibilità, l’elaborazione di un ambizioso progetto, collegato alla riqualificazione anche di piazza del Popolo, che poi è stato sottoposto a una lunga serie di modifiche e revisioni. Poi il nulla e il degrado che diventa sempre più insostenibile.

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