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Messina, turismo delle radici: il cibo come memoria

Lina Bruno

Messina, turismo delle radici: il cibo come memoria

sabato 22 Giugno 2024

È questo il fulcro dello studio presentato all’Università, che ha illustrato il connubbio tra stranieri di origini italiane e prodotti agroalimentari locali. Tipicità da valorizzare ed esportare all’estero

MESSINA – Il cibo è memoria, “nutrimento emozionale”, evoca nel viaggiatore delle radici ricordi che lo connettono con la terra di origine, è dunque possibile utilizzare questo segmento per fare conoscere ed esportare le produzioni agroalimentari italiane.

E’ utile quindi indagare le dinamiche commerciali dei prodotti d’eccellenza che generano economia anche grazie all’interesse dei turisti delle radici. Alcuni parametri li indica la ricerca realizzata da Sonia Ferrari e Tiziana Nicotera dell’Università della Calabria insieme a Milena Verrascina, Barbara Zanetti, Anna lo Presti dell’Università di Torino, e Gabriella Lo Feudo del Crea, Consiglio per la ricerca e l’analisi dell’economia agraria.

“Turismo delle radici e promozione dei prodotti agroalimentari italiani”, – con un focus sul settore olivicolo-oleario – è il titolo dello studio illustrato durante l’iniziativa organizzata dall’Università degli studi di Messina con il Consorzio Tourism Bureau e la Città Metropolitana, introdotta dall’intervento di Carlo Vermiglio, coordinatore del corso di laurea in Economia aziendale. “I turisti delle radici – ha sottolineato Sonia Ferrari,- viaggiano perché provano un senso di nostalgia per la madrepatria e il desiderio di mantenere i legami con la propria storia familiare, si interessano ai prodotti nostalgici e diventano ambasciatori del made in Italy”.

Il connubio fra cultura locale, enogastronomia e turismo diventa sempre più forte. Per Gaetano Majolinio, presidente del Consorzio Tourism Bureau, i turisti delle radici sono interessati a conoscere i luoghi, la cultura, gli stili di vita delle destinazioni attraverso i prodotti agroalimentari. Tra i tanti si è scelto di analizzare quelli olivicoli-oleari, ancora poco esplorati rispetto al vino e ai percorsi nelle cantine, che hanno ormai uno spazio di rilievo nel turismo enogastronomico. Dell’olio si conosce poco, come individuarne la qualità, come collegare prodotto, cultivar e luoghi d’origine ma il 73% dei viaggiatori delle radici intervistati, – dice Tiziana Nicotera- considera l’olio italiano di qualità superiore.

Il prodotto maggiormente utilizzato è l’olio di oliva, indicato da quasi l’85% del campione intervistato, scarso il consumo di olio extra vergine . L’olio di oliva italiano risulta un prodotto largamente acquistato (87,3%), per lo più indipendentemente dai viaggi in Italia. Si tratterebbe, pertanto, di un prodotto che gli italiani nel mondo comunque ricercano. La maggioranza dei turisti delle radici dichiara di conoscere le differenze fra i vari tipi di olio di oliva (55,9%). Tuttavia, circa la metà degli intervistati non conosce nessuna cultivar (48,6%). Grande ostacolo per l’export resta il prezzo, da 50 a 70 euro per bottiglia e non è quello extravergine.

Il 2024 anno del Turismo delle radici

Nell’anno del Turismo delle radici indetto dal Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, sono tanti gli eventi e i momenti di analisi che si registrano nella provincia di Messina. A febbraio è stata istituita la Rete metropolitana dei Comuni per il Turismo delle radici presieduta da Majolino, a cui aderiscono 16 Enti locali e altri hanno manifestato la volontà di farne parte. E’ stata definita in questi mesi una strategia di condivisione degli obiettivi con la Rete dei Musei dell’Emigrazione siciliana e sarà realizzato, insieme a tante iniziative nei territori, un volume ed un sito internet multilingue con materiali e foto forniti dai comuni.

“Il Turismo delle radici – ha spiegato Filippo Grasso vicepresidente della Rete dei comuni e professore UniMe di Analisi di mercato nel corso di laurea di scienza del Turismo, – non è solo un viaggio di ritorno dei connazionali nei luoghi di origine, ritornare, significa scoprire o riscoprire l’identità dei luoghi e l’unicità del patrimonio culturale ed enogastronomico, appreso attraverso le narrazioni dei familiari emigrati e i vari canali d’informazione”. “Quello delle radici – ha aggiunto Grasso – è un modello innovativo di governance turistica dei territori – dai borghi ai piccoli comuni, dalle aree rurali alle grandi città – che supera la semplice offerta turistica del viaggio di ritorno e impatta su diversi settori multidimensionali e interconnessi tra loro, diventando un efficace strumento di best practice stabile e strutturale”.

La piattaforma digitale “Italea.com” è il programma di promozione ufficiale dei viaggi esperienziali delle radici, coordinato dal Ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, per favorire la scelta degli italo discendenti di vivere i luoghi dei propri avi. “Le Università, con la terza missione – ha concluso Grasso – intendono promuovere la riflessione tra studiosi e operatori e facilitare l’incontro tra domanda dei viaggiatori e offerta dei territori”.

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