Una pioggia di assunzioni è prevista per le imprese siciliane entro la fine del 2025. Per la precisione quasi 89.700 entro dicembre 2025, secondo l’analisi del Centro studi di Assoesercenti Sicilia sui dati del sistema informativo Excelsior Unioncamere – Ministero del Lavoro.
I settori e le province più coinvolte
Stando alle previsioni, sono il turismo, il commercio e i servizi alla persona i settori che verranno maggiormente potenziati, rivelandosi nuovamente come i principali motori dell’occupazione regionale. La domanda di lavoro si prevede più alta nelle aree metropolitane di Palermo e Catania, che insieme concentrano quasi la metà delle assunzioni previste per il trimestre ottobre-dicembre 2025. Positivi anche gli andamenti di Ragusa e Siracusa, trainati rispettivamente dai comparti agroalimentare e turistico. Nelle aree interne, come Enna e Caltanissetta, la crescita è più contenuta ma sostenuta dai servizi alla persona e dalle costruzioni.
Maggior parte dei contratti saranno indeterminati
Tra le forme di assunzione previste, il 73% sarà a tempo determinato, il 15% a tempo indeterminato, il 2% in apprendistato e il restante 10% con altre modalità contrattuali.
Politino (Assoesercenti): “Sicilia paradosso dell’occupazione”
Non è oro, però, tutto quello che luccica. A testimoniarlo, ai microfoni del Quotidiano di Sicilia, è il presidente di Assoesercenti Sicilia Salvo Politino, il quale ha spiegato come la Sicilia rappresenti. stando anche agli ultimi dati. un vero e proprio paradosso nel panorama occupazionale: “Abbiamo effettuato delle analisi ed effettviamente sulla nostra Isola sono previste circa 90 mila assunzioni entro fine anno – dichiara Politino – Il problema è che vi è un enorme difficoltà a reperire le figure richieste dai svariati ambiti. A trainare sono come sempre commercio, turismo e servizi, mentre registriamo un calo importante del manifatturiero. Ritengo che la Sicilia sia lo specchio di un incredibile paradosso: qui c’è disoccupazione, ma contemporanemnte mancano clamorosamente le competenze. Non si sta riuscendo più a formare le figure ncessarie per il mercato del lavoro. Abbiamo lanciato svariati appelli alla politica di confrontarsi e dare maggiormente ascolto alle associazioni di categoria e agli stessi imprenditori. Occorre assolutamente rivedere il piano formativo regionale tenendo conto di logiche e bisogni del mercato del lavoro ai giorni nostri. Urge formare le nuove leve, soprattutto i più giovani, dotandoli delle competenze necessarie per addentrarsi nel mondo occupazionale. Per il futuro bisogna comunque essere ottimisti, sia per quanto concerne le aziende che per i lavoratori: è fondamentale, ripeto, acquisire cultura imprenditoriale da una parte e le giuste ‘skills’ dall’altra”.
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