Omicidio e tortura di migranti: un fermo ad Agrigento - QdS

Migranti sequestrati e sottoposti ad atroci torture in Libia: un fermo in Sicilia

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Migranti sequestrati e sottoposti ad atroci torture in Libia: un fermo in Sicilia

Redazione  |
venerdì 30 Giugno 2023

Omicidio, tortura, violenza sessuale e sequestro di persona sono solo alcune delle accuse a carico del 25enne sottoposto a fermo ad Agrigento. Il racconto delle vittime agli agenti.

A seguito di un’intensa e articolata attività investigativa, la Squadra Mobile della Questura di Agrigento ha eseguito un provvedimento di fermo di indiziato di delitto, disposto dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Palermo, nei confronti di un uomo di nazionalità nigeriana, indagato, in concorso con altri soggetti allo stato non identificati, del reato di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una pluralità di gravi delitti quali omicidio, tortura, tratta, violenza sessuale, sequestro di persona a scopo di estorsione e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. L’indagato è A.K., 25 anni.

Si precisa che l’odierno destinatario della misura cautelare è, allo stato, solamente indiziato di delitto, seppur gravemente, e che la sua posizione verrà vagliata dall’autorità giudiziaria nel corso dell’intero iter processuale. Fino all’eventuale emissione di una sentenza di condanna passata in giudicato, vale il principio costituzionale della presunzione di non colpevolezza.

Omicidio e tortura di migranti: un fermo ad Agrigento

In particolare, le dichiarazioni rese da numerosi migranti giunti a Lampedusa nei mesi di aprile e maggio del 2023 e l’attività di polizia giudiziaria hanno consentito di scoprire l’esistenza di una pericolosissima associazione criminale transnazionale, della quale l’indagato sarebbe componente, operante sulla rotta del Mediterraneo Centrale (dalla Libia, come Paese di transito dei flussi migratori centroafricani, alle coste italiane).

I predetti migranti hanno riferito di gravissime ed efferate condotte subìte all’interno di un campo di detenzione in Libia, dove tutti i soggetti sequestrati sarebbero stati sottoposti a torture, vessazioni psicologiche, fisiche e sessuali e a condizioni di vita disumane e mortificanti.

Il provvedimento di fermo di indiziato di delitto e stato convalidato dal giudice per le indagini preliminari di Agrigento (quale giudice del luogo di esecuzione) che ha applicato la misura cautelare della custodia in carcere nei confronti dell’indagato, successivamente rinnovata dal competente Giudice per le Indagini preliminari del Tribunale di Palermo.

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