i componenti della banda passavano presso le abitazioni dei singoli "clienti", per raccogliere le richieste e le somme necessarie per l'acquisto della droga e poi provvedere alla consegna a domicilio
È scattata alle prime luci dell’alba l’operazione antidroga denominata “Drug express“, portata a termine dalla Guardia di Finanza e dalla Polizia di Stato nei confronti di un`associazione a delinquere dedita al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, con base in Milazzo ed operante nella fascia tirrenica della provincia di Messina, con propaggini su Roma.
Le indagini, eseguite dai poliziotti del Commissariato di Milazzo e dai finanzieri della Compagnia della Guardia di Finanza di Milazzo, sono state coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Messina.
Quattro i soggetti raggiunti dalla misura della custodia cautelare in carcere, mentre altri cinque sono stati posti agli arresti domiciliari e altri due colpiti dall’obbligo di dimora nel comune di residenza.
Le indagini. In sei mesi il gruppo criminale aveva raggiunto un “nutrito portafoglio clienti”
Le attività d’indagine hanno consentito di documentare tutte le fasi dell’illecito traffico: dai viaggi per gli approvvigionamenti, al pagamento dei fornitori sino alla consegna della droga venduta.
Nel dettaglio, in soli 6 mesi effettivi di indagine, si è accertato come l’associazione criminosa, grazie ad un nutrito “portafoglio clienti”, oramai fidelizzato – tanto da avanzare richieste quasi quotidiane di droga, soprattutto cocaina e crack – potesse vantare una presenza capillare ed avesse escogitato numerosi diversivi per non incorrere in sequestri di narcotico, in particolare attraverso il sistema delle consegne cosiddetto “porta a porta”, da qui il nome dell`operazione.
Per la droga si raccoglievano le richieste “porta a porta” e poi si consegnava a domicilio. Un attentato premeditato contro la GdF
In particolare, i componenti della banda passavano presso le abitazioni dei singoli “clienti”, alcuni dei quali già sottoposti alla misura degli arresti domiciliari per altri reati, al fine di raccogliere le richieste e di conseguenza le somme necessarie per l’acquisto delle sostanze, per poi provvedere alla consegna a domicilio.
Le indagini hanno documentato
anche l`utilizzo di un linguaggio criptico convenzionale nelle conversazioni,
quale il termine “pizza” per indicare le dosi di crack, nonché la
frammentazione degli approvvigionamenti di droga in quantitativi minimi, così
da minimizzare i rischi ed i costi in ipotesi di eventuali sequestri, ovvero
l`utilizzo, quali corrieri, di soggetti giovanissimi ed incensurati.
A capo dell`associazione è stato
individuato un tunisino residente a Torregrotta (ME), destinatario di misura
cautelare in carcere, sostenuto da un articolato gruppo di pusher italiani,
tutti dimoranti nella fascia tirrenica della provincia di Messina.
Il gruppo criminale aveva in
progetto anche un attentato contro la caserma della Guardia di Finanza di
Milazzo.