Mineo – Oltre alla siccità, l’aumento dei costi di produzione e le arance pagate una miseria adesso le bollette salate. Sono centinaia gli agricoltori e gli imprenditori che hanno ricevuto dall’Agenzia delle Entrate avvisi di pagamento per migliaia di euro da riscuotere per conto dei Consorzi di bonifica. Così alcuni dei contadini della piana di Catania si sono radunati per iniziare a raccogliere le cartelle esattoriali ricevute per la quota di manutenzione e irrigua e chiedere al governo Schifani di mettere in atto misure di tutela.
Gli agricoltori lamentano il pagamento di cifre esorbitanti – alcune delle quali superano i 5.000 euro – per un servizio di manutenzione inesistente e acqua “salata”, letteralmente. È il caso dell’azienda agricola di Vincenzo La Rocca che assieme al padre Antonio produce arance. La scorsa estate Antonio non ha potuto irrigare uno dei suoi terreni perché la tubatura di proprietà del consorzio di bonifica aveva subito un guasto. “Si è rotta la prima volta, hanno fatto una piccola riparazione – spiega – ma appena abbiamo aperto i sistemi di irrigazione ci siamo ritrovati di nuovo punto e a capo. Nel frattempo la stagione irrigua era già finita. Così ci hanno lasciato la buca che avevano scavato per effettuare la riparazione aperta, dicendoci che appena sarebbe arrivato il pezzo di ricambio l’avrebbero riparata sistemando la strada”. Dopo più di un mese Antonio ha deciso di chiudere la buca di sua iniziativa dal momento che il sentiero che conduce alla proprietà era bloccato.
A confermarlo è Gerardo Diana, presidente del Consorzio di tutela Arancia rossa Igp, che ha dichiarato al QdS: “La manutenzione viene fatta in maniera sporadica e più che una manutenzione è un tentativo di mettere una pezza alla tubatura che si rompe cinque volte in un’ora durante il turno di irrigazione. Non abbiamo avuto acqua e non ne avremo neanche nel 2024. E questo è garantito, è sicuro come la morte. Diteci voi come possiamo affrontare quest’anno”.
Ma in Sicilia, l’unica regione in Europa col bollino rosso per la siccità, ci sono situazioni addirittura più drammatiche. Per esempio a Caltagirone, lo scorso anno, gli agricoltori hanno potuto usufruire soltanto di un turno di irrigazione rispetto ai cinque previsti. “E tra l’altro in molti non hanno nemmeno potuto prendere quest’acqua – aggiunge Diana – perché è rimasta in fondo alla diga dove si è concentrato tutto il sale”.
Ad opporsi alle richieste di riscossione dei Consorzi anche Giosuè Catania, coordinatore Cia Sicilia Orientale, che è intervenuto al nostro giornale: “È arrivato da parte dell’Agenzia delle entrate il pagamento della famosa ‘quota fissa’ che a noi sembra una provocazione, specialmente in questa fase in cui la stagione siccitosa pare non finire e l’acqua negli invasi non c’è. Per questo ritengo sia inopportuno vessare gli agricoltori che non sono in grado di pagare”.
Intanto i proprietari degli agrumeti chiedono al governo regionale interventi straordinari e urgenti per fronteggiare la stagione estiva, che si preannuncia ancora più torrida rispetto al 2023 con gli invasi praticamente vuoti. È il caso delle dighe dell’Ogliastro e di Pozzillo che, come sottolinea il coordinatore della Cia orientale, “non hanno acqua a sufficienza per iniziare la campagna irrigua”. “Io credo – prosegue Catania – che oggi, con una temperatura di 25 gradi e le piogge che tardano ad arrivare, la stagione irrigua potrebbe anche non iniziare”.
A schierarsi dalla parte dei cittadini colpiti dalla richiesta di pagamento c’è anche il sindaco di Mineo Giuseppe Mistretta: “Ci troviamo ad affrontare una siccità epocale, che non ha precedenti e solo questo avrebbe già dovuto far scattare misure straordinarie. Ecco perché ci battiamo da mesi, affinché ovviamente il governo regionale e quello nazionale riconoscano un aiuto a questo territorio e agli agricoltori, perché ne va della sopravvivenza delle imprese agricole”. E sulla situazione dei Consorzi dichiara: “Sappiamo che non hanno più una goccia di acqua, quindi quest’anno molte aziende andranno al macero. Ci pare assolutamente paradossale il fatto che vengano recapitate delle bollette per pagare i contributi consortili a tantissimi agricoltori che non hanno beneficiato dell’acqua o che l’hanno ricevuta in quantità risibile”.
Dall’altra parte il vice direttore generale dei Consorzi di bonifica della Sicilia orientale, Gaetano Punzi, replica: “Per quanto riguarda le bollette si tratta di leggi che dobbiamo applicare, sono questioni prettamente amministrative. Gli agricoltori hanno sempre ricevuto le bollette. Non sono io il titolare, sono leggi statali che risalgono anche al 1933”. Sulla questione della mancata manutenzione precisa che “per quanto riguarda i disservizi – dove non arriva l’acqua e dove non ci sono le condotte – i nostri uffici si premurano di esonerare gli agricoltori dal pagamento delle utenze. Per le altre aree il servizio viene svolto, chiaramente con mille difficoltà perché trattasi di condotte di 60 anni fa che però ripariamo e riaggiustiamo. Facciamo un lavoro a volte da pazzi, anche a 50 gradi sotto il sole. Dico facciamo perché a volte vado personalmente a controllare i lavori pur facendo il direttore generale. Certamente non possiamo pretendere che condotte vecchie di 60 anni vengano sostituite tutte in una volta”. In merito al riammodernamento degli adduttori irrigui, Punzi ha dichiarato che a fine marzo manderanno in gara “un altro progetto da dieci milioni di euro grazie ai fondi del Pnrr”.
Sulla carenza di risorse idriche, infine, anche lui conferma che per il 2024 “l’acqua non ci sarà” dal momento che, per esempio, “ad oggi la diga di Pozzillo è vuota”. Gli agricoltori, però, chiedono che venga utilizzato l’invaso di Lentini. Sul punto Punzi è tranchant: “Quella diga purtroppo si trova a 27 metri sul livello del mare, quindi per poter utilizzare quell’acqua c’è bisogno di molta energia elettrica con dei costi esorbitanti che gli agricoltori non possono sostenere. Un po’ d’acqua la utilizzeremo ma bisogna pensare a farlo con dei metodi alternativi. C’è un’idea di fare un impianto fotovoltaico galleggiante, vediamo se ci riusciremo”.