Il nuovo partito di Miccichè, Lagalla, Cancelleri e Lombardo non ha ancora un nome né un manifesto ideologico completo: il commento di Giovanni Pizzo.
Qualche giorno fa all’hotel Politeama di Palermo è stato presentato un nuovo soggetto politico. I fondatori, Raffaele Lombardo ex presidente della Regione e leader del MpA, Gianfranco Miccichè due volte Presidente dell’Assemblea regionale siciliana e per trent’anni viceré di Forza Italia, Roberto Lagalla sindaco di Palermo ed ex Rettore dell’ateneo palermitano, infine Giancarlo Cancelleri vice ministro, due volte candidato alla Presidenza e per 20 anni leader dei pentastellati siculi.
Sono soggetti più che conosciuti, provenienti da storie, percorsi di vita, zone dell’isola totalmente differenti. Chi da giovane era nel movimento giovanile democristiano, chi invece militava in Lotta continua. Ma la cosa più interessante, la vera innovazione comunicativa, è il nome del nuovo partito/movimento, cioè “nessuno”.
Se trovassero un nome questo sarebbe limitante, non avrebbe lo stesso effetto comunicativo: il mistero de “il mio nome è nessuno” è perfetto, viene da lontano, evoca il greco più furbo di tutti, Ulisse, che così rispose al ciclope Polifemo, che in questo caso sembra avere le sembianze del filoso politico greco di Grammichele, al secolo Raffaele Lombardo, il teorico del contesto contingente. Ma ci ricorda anche il Clint Eastwood del film omonimo, un pistolero che non le manda a dire, come nello stile di Gianfranco Miccichè. Quando la maggioranza all’assemblea regionale troverà tanti franchi tiratori non se la potrà che prendere con Nessuno. C’è pure un film del 1932, “L’uomo senza nome”, tratto da un romanzo di Honoré de Balzac, che parla di un soldato tedesco che torna dalla Russia dove aveva perso la memoria dopo la grande guerra, come non raffigurarlo nel volto barbuto di Giancarlo Cancelleri. Quello a cui meno conviene un nome che identifichi il collocamento politico però è Roberto Lagalla, l’unico dei 4 ad avere un ruolo istituzionale in qualità di sindaco di una große koalition al Comune di Palermo.
Nessun nome, nessun programma finora, mossa che consente a tutti di approdare a un movimento deideologizzato, anche se i 4 moschettieri ci tengono, quasi minacciosamente, a dire di essere nel perimetro del centrodestra. Se dovessero continuare in questa dimensione misteriosa, quasi esoterica, potrebbero scegliere un simbolo universale, che consenta la massima capacità di manovra politica, come il cerchio che racchiude lo Yin e lo Yang, il tutto e il suo contrario.
Nemmeno Grillo ha avuto il genio di lanciare un movimento senza nome, lui era per l’uno vale uno di Rosseau, in una dimensione egualitaria; loro sono per l’uno più uno vale tre, nella fenomenologia della percezione della Gestalt, in cui il tutto è maggiore della somma delle sue parti. Che ovviamente è una posizione psicologica di forza che serve per contrattare lo spazio politico. Qualcuno che non conosce la filosofia sofista di Gorgia da Lentini o il relativismo di Montaigne potrebbe storcere il naso davanti a questa modalità e assortimento politico, ma il mondo cambia alla velocità dei fotoni e chi non si adegua rimarrà schiacciato sotto il peso di sovrastrutture ormai pericolanti. Se i dioscuri di Palermo continueranno su questo fronte, che oggi potremmo dire “siriano”, faranno molti proseliti, soprattutto tra i sindaci autoreferenziali che non si identificano in qualche formazione politica, che alla tipica domanda siciliana “a chi appartieni?” potranno liberarsi con uno smisurato “a Nessuno”.
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