Missile ucraino, bluff di Zelensky - QdS

Missile ucraino, bluff di Zelensky

Carlo Alberto Tregua

Missile ucraino, bluff di Zelensky

sabato 19 Novembre 2022

Tentativo di coinvolgere la Nato

Quel furbacchione di Volodymyr Zelensky, presidente dell’Ucraina, ha tentato un bluff pericolosissimo per l’intera umanità di cui forse non si è reso conto.
Ha tentato di far passare come aggressione russa alla Polonia – Paese protetto dalla Nato – un missile partito dal territorio ucraino, seppure di fabbricazione russa.

Il tentativo è di estrema gravità, perché indica come quel soggetto non abbia le sufficienti doti di equilibrio e di buonsenso, non solo per il suo ruolo di Presidente del popolo ucraino – è un loro affare interno – ma per il coinvolgimento degli Usa e dell’Unione europea in questa guerra, che, scioccamente, proclama di voler vincere.
È vero che una volta (si narra) Davide batté Golia, ma in questo caso quella favola non è applicabile per evidenti ragioni.
Per fortuna il sistema di vigilanza e di copertura degli spazi, nonché i mezzi adoperati dai servizi segreti, hanno subito fatto capire a Joe Biden che si trattava di un bluff.

Cosicché, immediatamente è stata evidenziata la circostanza che il missile non poteva essere stato “sparato” dalla Russia, che non avrebbe avuto alcun interesse ad estendere la guerra a un Paese della Nato.
La reazione del Comico-attore è stata furibonda perché tutto l’Occidente è andato a vedere il suo perfido gioco, lasciandolo in mutande.

Questi i fatti, che cominciano a far capire a tutti coloro che hanno appoggiato Zelensky come i torti enormi di Putin siano quasi bilanciati dai torti del suo antagonista, fermo restando le gravissime responsabilità del Presidente della Federazione Russa di avere usato le armi per invadere un territorio, per quanto ritenesse che quel territorio fosse suo.

Passano i mesi e la situazione si comincia a dipanare, cioè si vede uno spiraglio di luce oltre il tunnel, conseguente all’incontro dei due responsabili dei servizi segreti statunitensi e russi, per cercare di individuare il punto di sutura di questa grave crisi e, quindi, la conseguente fine di questa insana e insensata guerra, che si sarebbe potuta evitare se solo le due parti si fossero incontrate prima.

Le responsabilità di quanto è successo e delle gravissime conseguenze economiche e finanziarie – che sono rimbalzate sui ventisette popoli dell’Unione europea, nonché su quelli dei cinquanta Stati degli Usa – dovrebbero far capire come le armi debbano essere scongiurate mediante azioni diplomatiche preventive, che portino alla soluzione dei contrasti, sempre presenti e che continueranno a esserci.

In questa, come in altre vicende simili, hanno giocato un ruolo di fortissima pressione i produttori di armi statunitensi ed europei, i quali hanno tratto – e traggono – enormi profitti. Per loro le guerre sono una cuccagna e, per le relative proprietà, un arricchimento senza fine.
La scusa o la motivazione per fare una guerra c’è sempre; bisogna vedere se i lobbisti riescono a prevalere contro le persone di buonsenso o viceversa.
Fino a oggi, nella guerra russo-ucraina hanno prevalso le lobbies di armi e della finanza. Ora è il momento di chiudere la partita.

Solo uno scriteriato come Zelensky può pensare che la partita si possa chiudere ritornando al punto di partenza, come il gioco dell’oca. Mentre dovrebbe avere il buonsenso di capire quale sia il punto in cui può tirare la corda senza che si spezzi e cioé la cessione del territorio russofono dell’Ucraina, e in quale misura.

In questa vicenda il personaggio con maggiore buonsenso è stato quello di Papa Francesco, che fin dall’inizio ha intuito questa soluzione ma, pur essendo la sua parola molto autorevole, non è stato ascoltato
Il disastro ha visto migliaia e migliaia di morti, ma soprattutto la distruzione dei centri nevralgici dell’Ucraina.
Non riusciamo a comprendere, forse per la nostra pochezza, come il Presidente ucraino non si sia reso conto fin dall’inizio delle conseguenze che sarebbero piombate sulla sua popolazione e come alla fine essa abbia sofferto e continui a soffrire per la sua imprevidenza.

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