Intervista all’arcivescovo metropolita Luigi Renna alla vigilia delle festività agatine: “Mai disgiungere il martirio di Agata dalla testimonianza che dobbiamo dare oggi”
CATANIA – Un momento per riscoprire la propria fede e l’amore verso Dio. Un’occasione importante anche per riflettere su quello che è oggi il messaggio di Sant’Agata e del suo martirio. Manca poco al ritorno della Santa Patrona tra i suoi concittadini, che devono riuscire a coniugare gli aspetti molteplici della Festa, dando priorità innanzitutto a Dio e al messaggio cristiano. Lo dice senza mezzi termini l’arcivescovo di Catania, monsignor Luigi Renna, con il quale abbiamo avuto il piacere di parlare alla vigilia dall’avvio ufficiale delle festività agatine.
“Mettere al primo posto la testimonianza cristiana di Agata”
“Noi siamo uno – dice il monsignore -. Possiamo distinguere alcune parti di noi, alcune sensibilità, ma siamo un’unica persona. Anche chi vive una devozione profonda non può disdegnare momenti di festa, di convivialità e di gioia, ma dando una gerarchia alle cose. Se una persona è attenta semplicemente ai fuochi ma non vive una dimensione di preghiera, di ascolto della parola di Dio, dei sacramenti, vive una fede a metà. È come un ‘Visconte dimezzato’, direbbe Italo Calvino. Invece si tratta di fare sintesi della nostra vita, di dare una gerarchia mettendo al primo posto la testimonianza cristiana di Agata”.
Ed è questa la direzione che gli organizzatori vogliono imprimere sempre più marcatamente alla festa in onore di Sant’Agata. “Credo che il comitato, che ha seguito un po’ i desiderata sia dell’Arcidiocesi sia del sindaco, abbia lavorato per fare sintesi su tutti questi aspetti – continua l’arcivescovo -. Naturalmente, se qualche cosa è perfettibile ben venga. Con molta umiltà ci metteremo in cammino per fare meglio, ma senza perdere di vista il senso cristiano della festa perché solo la fede in Cristo ci salverà. Diceva Dostoevskij che la bellezza salverà il mondo, ma Dostoevskij aveva chiaro in mente quale fosse la bellezza, la bellezza del Vangelo”.
Rileggere in chiave moderna il messaggio di Agata
Un momento importante, dunque, per riflettere sulla propria fede e manifestare l’amore nei confronti di Dio, ma anche un momento per rileggere in chiave moderna il messaggio di Agata. Lo sostiene l’arcivescovo Renna commentando l’esposizione della reliquia di Beato Pino Puglisi che rimarrà nella Basilica Cattedrale di Catania fino alla conclusione del triduo della festa di Sant’Agata. “Il punto di contatto tra Agata e Pino Puglisi è il martirio – spiega monsignor Renna -. Il martirio di Sant’Agata è un martirio di circa 750 anni fa, e noi lo guardiamo da tanti secoli e lo guarda la Chiesa universale con grande ammirazione. Il martirio di Beato Pino Puglisi è più vicino a noi, è quello che ci fa capire quali sono i problemi per i quali oggi noi dobbiamo testimoniare Cristo, testimoniare la dignità dell’uomo. Credo che non dobbiamo mai disgiungere il martirio di Agata dal martirio e dalla testimonianza da dare oggi. Questo sforzo, come cristiani, dobbiamo sempre farlo, ed è quello che si fa quando si legge il Vangelo. Lo si attualizza, altrimenti rimane semplicemente un mito del quale l’uomo sa poco di che farsene, perché il mito si può manipolare, il Vangelo no”.
Parole dal respiro civile che riportano Agata nella sua terra, nella sua città, contesto difficile sotto molti punti di vista. Una condizione di cui l’arcivescovo è cosciente: più di una volta, Renna si è appellato ai cittadini e alle forze politiche, richiamando tutti alla proprie responsabilità.
Monsignor Renna: “Per Catania temo cattiva politica e corruttori”
“Per quanto riguarda Catania, non ho gli strumenti per dire a che punto è – dice – o se ha recepito il messaggio. È una città molto grande, con tante anime e con tanta complessità; direbbe Sant’Agostino che convive in essa la città di Dio e la città degli uomini. Convive ciò che fa sì che l’uomo risponda pienamente al progetto di Dio e alla sua dignità e ciò che invece fa sì che l’uomo sia degradato. Io credo che ci siano tutti i presupposti oggi, dal punto di vista civile con l’entusiasmo della nuova amministrazione, dal punto di vista ecclesiale, da quelli delle forze dell’ordine, delle forze culturali, penso all’importanza della nostra università che forma a 360 gradi, per migliorare. Temo semplicemente due cose, coloro che possono portare la politica a essere cattiva politica e, dall’altra parte, gli atteggiamenti di coloro che corrompono i più giovani, delle periferie ma anche del centro della città”.
“La droga non circola solo a Librino o a Zia Lisa – conclude -. La droga circola anche nei quartieri alti, nelle città residenziale attorno a Catania. Dobbiamo mettere da parte l’ipocrisia perché è il male peggiore che ci possa capitare: non ci fa vedere la realtà di noi stessi. Catania deve ancora camminare, deve ancora crescere”.