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Morti bianche, anche nel 2022 in Sicilia si continua a morire sul posto di lavoro

Michele Giuliano

Morti bianche, anche nel 2022 in Sicilia si continua a morire sul posto di lavoro

giovedì 18 Agosto 2022

La fotografia nei i dati forniti dall’Inail e rielaborati dall’Osservatorio Vega Engineering. L’Isola è al 9° posto tra le regioni italiane con un’incidenza del 6,4% sulla media nazionale

PALERMO – In Sicilia si continua a morire sul posto di lavoro. Secondo i dati forniti dall’Inail, e rielaborati dall’Osservatorio Vega Engineering, l’Isola si trova al nono posto tra le regioni italiane, con 22 infortuni mortali nel primo semestre dell’anno in corso, con una incidenza, sui numeri nazionali, del 6,4%.

E se la percentuale può sembrare bassa, in realtà segna un netto peggioramento rispetto all’anno precedente: è stato confermato lo stesso numero di decessi del primo semestre del 2021 ma con una quota di incidenza sui casi nazionali, che all’epoca era ferma al 5%, nettamente più alta. Ciò è dovuto al fatto che in Italia gli incidenti mortali sul lavoro sono calati del 14%, mentre in Sicilia le statistiche sono state confermate.

Le condizioni peggiori in Sicilia si registrano a Caltanissetta

Se si guarda ai dati provinciali, le condizioni peggiori in Sicilia si registrano a Caltanissetta, al 15esimo posto tra le città italiane prese in considerazione, con due morti e un indice di mortalità di 31,6, cioè il rapporto degli infortuni mortali rispetto alla popolazione lavorativa regionale e provinciale, la cui media in Italia nei primi sei mesi dell’anno è di 15,2 decessi ogni milione di occupati.

La seconda città siciliana in classifica è Trapani, al 21esimo posto, con 3 morti e l’indice di mortalità a 25,9. Subito a seguire troviamo Catania, con 7 morti e un indice del 25,3. Si scende al 31esimo posto per incontrare Enna, con un morto e un indice del 27,7; al 44esimo posto, Siracusa, con 3 morti e l’indice di mortalità a 27,7.

I numeri calano drasticamente a Palermo, al 71esimo posto: 3 morti ma un indice di mortalità del 9,4. Agrigento si mantiene quasi sugli stessi numeri: sempre 3 morti ma un indice del 9,2. Ancora a seguire, Ragusa, con un solo morto e l’indice di mortalità a 9. Per ultima, Messina, un morto e l’indice di mortalità a 6,1.

Guardando al panorama nazionale, se i numeri relativi alle morti sul lavoro sono diminuiti, più per una minore incidenza delle morti per covid che per un effettivo miglioramento delle condizioni di lavoro, gli infortuni continuano a crescere, di ben il 43% rispetto al 2021. Anche in questo caso il Covid non è ininfluente, vista la necessaria riduzione dell’attività lavorativa dello scorso anno, a causa delle tante limitazioni legate all’emergenza sanitaria.

La Sicilia in zona arancione

Proprio per richiamare quella suddivisione ormai diventata familiare a molti, l’Osservatorio Vega Engineering suddivide le regioni italiane in zona rossa, arancione, gialla e bianca. La Sicilia trova la sua collocazione nella fascia arancione, insieme a Puglia, Emilia Romagna, Toscana, Veneto, Piemonte, Marche e Umbria. In zona rossa: Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige, Calabria e Molise. In zona bianca: Sardegna, Basilicata, Liguria e Friuli Venezia Giulia.

A chiusura del primo semestre del 2022 il decremento della mortalità complessivo rispetto al 2021 (-14%), risulta essere fortemente “contaminato” dalla quasi totale assenza dei decessi per Covid nel 2022 rispetto al 2021: lo scorso anno infatti, nel primo semestre, gli infortuni mortali per Covid erano 367 su 538. Quest’anno sono solo 11 su 463. Ciò significa che gli infortuni mortali “non Covid” sono passati dai 171 del 2021 ai 452 del 2022, con un eclatante e drammatico incremento del 164%. Sono 463 i lavoratori che hanno perso la vita da Nord a Sud del Paese nei primi sei mesi del 2022, con una media angosciante di 77 morti sul lavoro ogni 30 giorni.

“Una recrudescenza dell’emergenza che si legge bene nelle denunce totali di infortunio – sottolinea Mauro Rossato dell’Osservatorio Vega Engineering – considerando tutti gli infortuni, mortali e non, l’incremento continua ad essere del 43,3% rispetto al 2021, arrivando a quota 382.288. E in questo totale, le denunce “non Covid” aumentano del 41 % passano da 213.853 a 301.294”.

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