La lettera di Enrico Trantino al padre Enzo, morto a 90 anni

“Sei stato un punto di riferimento”, la lettera del sindaco Enrico Trantino al padre Enzo

“Sei stato un punto di riferimento”, la lettera del sindaco Enrico Trantino al padre Enzo

Redazione  |
venerdì 06 Dicembre 2024

Prima che politico e avvocato, un padre: il ricordo del sindaco Enrico Trantino del genitore recentemente scomparso.

La città di Catania è in lutto per la morte di un noto esponente della politica locale, l’avvocato Enzo Trantino, padre del sindaco del capoluogo etneo Enrico Trantino. A piangerne la scomparsa sono amici, ex colleghi, figure di spicco della politica, ma soprattutto la famiglia.

Il figlio, oggi sindaco di Catania, ha voluto dedicare al genitore scomparso una lunga lettera d’addio condivisa anche sui social.

La lettera di Enrico Trantino al padre Enzo

Queste le parole di Enrico Trantino, che restituiscono la figura di un uomo che prima ancora che un uomo distinto dal suo “acume politico, la sua onestà, il suo profondo senso delle Istituzioni e della legalità” – come ha espresso in una nota di cordoglio la premier Giorgia Meloni – era un padre.

“Papà,
non so se mi leggi da quello spazio che ti porterà da mamma. In fondo, per te, scrivere è stato sempre il modo per entrare nel cuore di chi non ti vedeva; parlare, in quello di chi ti ascoltava.
È una strana sensazione.
Considero un privilegio avere mantenuto lo status di figlio per sessantuno anni, ma non mi considero così forte da lasciarti andare come se fosse tutto normale. Da quando ero bambino, dovunque ti trovassi, qualunque cosa facessi, non mi facevi mai mancare quelle due, tre, più telefonate al giorno, anche solo per sentire la mia voce. Sei stato così protagonista del mio presente, da avvertire smarrimento nel parlarti voltandomi indietro verso il passato.
Mentre mamma mi contagiava la gioia che si prova nel regalare un sorriso a chi ne ha bisogno, tu mi hai insegnato la passione politica, come servizio e non strumento; e per la toga, come vessillo di giustizia, che teme solo l’accidia e l’approccio indolente alla sorte di altri. Con Nuna, abbiamo imparato che la famiglia è riparo dalle intemperie, e che il sacrificio costituisce il costo minimo per realizzare quel che desideri. Che tu sperimentasti quando, sulla via della laurea, accompagnasti i tuoi genitori e fratelli a Messina, nel 1956, perché si imbarcassero sulla nave per New York, e trasformassero quella amare lacrime di allora in straordinarie storie di successo.
Per tantissimi sei stato punto di riferimento. E rotta da seguire per fare la cosa giusta.
Non sei solo tu che te ne sei andato. Anche quei tantissimi riti di cui è fatto un rapporto in cui ciascuno si alimentava delle gioie dell’altro. E penso a quella sera, dopo la telefonata con cui mi veniva chiesto di candidarmi a guidare i Catanesi; e ti rivedo mentre mi abbracci, con gli occhi lucidi, guardando la foto di mamma, dicendomi ‘grazie, grazie, grazie’.
Chi è stato quercia per amici, colleghi e comunità, rimarrà nei ricordi di quelle parole che si trasformavano in tutto, consegnate alle piazze e alle aule di tribunale.
Io rimango qui. Con l’anima appannata. Cercando quei segni che da nove anni mamma mi invia, e che so tu non mi farai mancare. E mentre vedo i tuoi nipoti vegliare su di te, capisco che ci saranno immensi vuoti da colmare. Ma ti garantiamo che sapremo unire i lembi lacerati, per ricominciare come avresti desiderato. Tu adesso riposati. Qui ci pensiamo noi”.

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