L'uomo, 44enne marchigiano, era tetraplegico da 12 anni a seguito di un incidente stradale. Ha chiuso gli occhi stamattina
Si è spento “Mario” (nome di fantasia), 44enne marchigiano tetraplegico da 12 anni a seguito di un incidente stradale. Mario, la prima persona in Italia a scegliere in maniera legale il suicidio medicalmente assistito, è morto stamattina alle ore 11.05.
Il via libero definitivo per l’accesso al suicidio assistito era arrivato il 9 febbraio scorso, con il parere sul farmaco e sulle modalità ‘di esecuzione’, dopo quasi due anni dalla prima richiesta alla Asur e dopo una lunga battaglia legale, in cui è stato assistito dall’associazione Luca Coscioni.
Le ultime parole: “Ora posso volare dove voglio”
Le sue ultime parole: “Non nego che mi dispiace congedarmi dalla vita, sarei falso e bugiardo se dicessi il contrario perché la vita è fantastica e ne abbiamo una sola. Ma purtroppo è andata così. Ho fatto tutto il possibile per riuscire a vivere il meglio possibile e cercare di recuperare il massimo dalla mia disabilità, ma ormai sono allo stremo sia mentale sia fisico”.
“Non ho un minimo di autonomia della vita quotidiana, sono in balìa degli eventi, dipendo dagli altri su tutto, sono come una barca alla deriva nell’oceano. Sono consapevole delle mie condizioni fisiche e delle prospettive future quindi sono totalmente sereno e tranquillo di quanto farò”.
“Con l’associazione Luca Coscioni ci siamo difesi attaccando e abbiamo attaccato difendendoci, abbiamo fatto giurisprudenza e un pezzetto di storia nel nostro paese e sono orgoglioso e onorato di essere stato al vostro fianco. Ora finalmente sono libero di volare dove voglio“.
Cappato: “Strada aperta per chi si trova nelle sue condizioni”
“A nome di tutta l’Associazione Luca Coscioni, esprimiamo gratitudine a Federico per la fiducia che ci ha dato in questi due anni – hanno dichiarato Filomena Gallo e Marco Cappato, segretario nazionale e tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni -, da quando ha preferito rinunciare alla possibilità di andare a morire in Svizzera e ha scelto di far valere i propri diritti in Italia.
“Ci stringiamo attorno alla mamma, agli amici e a tutte le persone che gli hanno voluto bene. La sua caparbietà non gli ha soltanto consentito di ottenere ciò che voleva, ma ha aperto la strada per coloro che d’ora in poi si troveranno nelle stesse condizioni”.
“Per Federico, l’Associazione Luca Coscioni ha dovuto sostituire lo Stato nell’attuazione dei diritti. Continueremo ad aiutare chi ce lo chiederà. A questo punto, una legge come quella approvata alla Camera non servirebbe più”.
Fonte foto: Facebook – Marco Cappato