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Motor Valley emiliana

Motor Valley  emiliana

Chip Valley catanese

In Emilia vi è una lunga tradizione che ha portato a far crescere sempre più la cosiddetta Motor Valley.
Si tratta di un distretto industriale unico al mondo nel quale sono insediate 16.500 aziende, in cui lavorano fra novanta e centomila addetti, che producono sedici miliardi di fatturato e hanno un’esportazione oscillante fra i sette e gli otto miliardi l’anno.
In quel territorio si sono insediate anche le fabbriche di auto di lusso, non solo italiane come Ferrari e Maserati, ma detenute da gruppi esteri come Lamborghini, Pagani, nonché Dallara, Toro Rosso.
Non solo in quel territorio si produce con ordini che coprono già tutto l’anno 2021 e parte di quello successivo, ma vi sono anche insediamenti che formano continuamente le competenze di persone che successivamente vengono assunte dalle fabbriche dell’area. Quindi, prodotti ed anche alta formazione.
Fra gli insediamenti spicca quello dei cinesi di FAW, gruppo con centotrentamila dipendenti, 3,5 milioni di vetture vendute nel 2019, che in Italia produrrà veicoli sportivi extralusso ed altri a trazione elettrica.

Ovviamente, nella Motor Valley emiliana vi è un indotto notevole, che cresce continuamente, perché attrae investimenti miliardari da tutto il mondo.
L’Emilia, si sa, è un terra di grandi lavoratori ingegnosi e di imprenditori illuminati. In quella parte della regione vi è il lavoro produttivo maggioritario mentre quello improduttivo e assistenziale è in basso numero. Ma anche la Romagna è nota per le sue capacità imprenditoriali, soprattutto vocate al turismo: infatti le dorate coste (Rimini, Milano Marittima, etc) sono letteralmente invase, soprattutto dai tedeschi.
La Regione più rossa d’Italia è paradossalmente quella dove vi è il maggior numero di imprenditori, piccoli, medi e grandi.

Si tratta di una realtà che dovrebbe essere imitata da molte regioni del Sud ed in particolare dalla Sicilia, ove vi è l’opposto per quanto riguarda il lavoro: la maggior parte di esso è improduttivo ed assistenziale, mentre solo una parte minoritaria è produttivo di ricchezza, occupazione ed imposte.

In Sicilia vi è il polo industriale di Catania ove è insediata la STMicroelectronics che produce anche i chips per il settore elettronico. La richiesta a livello mondiale è in progressivo aumento, con la conseguenza che lo stabilimento continua ad ingrandirsi e ad assumere personale competente e qualificato, che in Sicilia scarseggia.
Riguardo a questo deficit, sottolineiamo che nella nostra Isola il lavoro non manca per i competenti, mentre sono disoccupate centinaia di migliaia di persone che non ne hanno e, peggio, non vogliono acquisirla, perché studiare costa fatica.

Poi c’è il problema di Termini Imerese e dello stabilimento ex Fiat che sta marcendo perché, nonostante i bandi, non arrivano manifestazioni di interesse da parte di gruppi nazionali ed internazionali.
Più volte abbiamo lanciato l’idea di incentivare l’interesse di gruppi che vogliono promuovere la produzione di batterie per le auto elettriche, di cui c’è ampia richiesta. Non è certo pubblicando bandi che si ottiene la soluzione, ma inviando dirigenti e professionisti qualificati in giro per l’Europa a visitare gruppi del ramo, spiegando i vantaggi che avrebbero ad acquisire lo stabilimento di Termini Imerese.

Quando si vuol vendere qualcosa bisogna mandare, non aspettare che qualcuno la chieda. La questione è semplice, ma non è compresa da chi nella Regione dovrebbe promuovere le attività economiche.
Per esempio, vi è un altro versante produttivo che è quello relativo all’idrogeno, come energia rinnovabile che dovrebbe sostituire il metano.
L’idrogeno è un carburante pulito e quando viene adoperato da autobus e auto, scarica acqua anziché carburante incombusto. Al riguardo, vogliamo segnalare un fatto positivo ed uno negativo: a Bolzano è entrato in funzione un lotto di nuovi autobus alimentati a idrogeno verde. A Roma è entrato in funzione un lotto di nuovi autobus alimentati a gasolio.
Ogni commento è superfluo.