Musumeci: “Ricandidatura, se centrodestra dice no mi spieghi il motivo” - QdS

Musumeci: “Ricandidatura, se centrodestra dice no mi spieghi il motivo”

Patrizia Penna

Musumeci: “Ricandidatura, se centrodestra dice no mi spieghi il motivo”

venerdì 11 Marzo 2022

Il presidente della Regione Musumeci chiede conto ai suoi alleati. “Ho lavorato in silenzio, senza proclami: i risultati parlano per me”

PALERMO – Prima no, poi ni. Adesso sì. Il Presidente della Regione, Nello Musumeci, non nasconde più il fatto che sulla sua ricandidatura non intende arretrare di un solo millimetro.
In questi mesi ha rintuzzato attacchi, ha provato a spegnere polemiche, ha rivolto appelli fin troppo espliciti al dialogo. “Sarebbe la prima volta – ha detto – che un presidente della Regione non venga ricandidato per il secondo mandato dalla coalizione di cui fa parte. Se succederà, vorrei che chi di dovere mi spieghi il perché di questa scelta”. Musumeci ha chiesto ancora una volta conto e ragione ai suoi alleati, vuole che si palesino le ragioni di quella ostilità nei suoi confronti che è trapelata in questi mesi ma che lui considera evidentemente infondata, ingiustificata.

“In cinque anni – ha ribadito il governatore – ho fatto crescere la credibilità della Sicilia in Europa e combattuto la pandemia in un modo che a molti è piaciuto: sarebbe un paradosso non ricandidarmi”. Parole da cui emerge la soddisfazione per il duro lavoro svolto al servizio di una regione che dopo Crocetta sembrava aver perso ogni speranza di rinascita.

“Chi mi ha visto lavorare sa che preferisco farlo in silenzio, senza proclami. Ma i risultati parlano per me: siamo la prima stazione appaltante tra le regioni, con spese di 4 miliardi di euro e una programmazione costante sui cantieri”, ha spiegato e sul futuro aggiunge: “Negli ultimi mesi mi dedicherò soprattutto a grandi opere e infrastrutture: gli interventi che abbiamo fatto su porti e autostrade sono importanti ma non sufficienti. Da parte nostra abbiamo istituito cantieri e dato lavoro a molte persone, solo per le ultime opere abbiamo speso 100 milioni di euro; ma sul problema delle infrastrutture da soli possiamo fare poco: avevamo chiesto un commissario straordinario già allo scorso governo, aspettiamo ancora risposte”.

Il futuro della Sicilia si giocherà soprattutto sulla partita del Pnrr e questo Musumeci lo sa bene e conosce anche le incognite che incombono sui fondi europei, sui progetti e sulla loro fattibilità: “I quattro anni messi a disposizione per spendere i fondi del Pnrr – ha detto – sono troppo pochi. Ho sottolineato più volte con chi di dovere che per investire in grandi opere serve tempo almeno fino al 2030”.
“Naturalmente – ha proseguito – faremo di tutto per gestire al meglio questi fondi, sarebbe una sconfitta enorme per la Sicilia se dovessero tornare indietro. L’Europa si fida di noi e i 7.2 miliardi di euro che abbiamo ricevuti in questi anni lo dimostrano. È evidente tuttavia che ciò che guadagneremo in termini di innovazione e digitalizzazione andrà perso nella qualità dei progetti: in Regione manca il personale tecnico, è dal 1991 che non ci è consentito indire un concorso. Mi chiedo per quanto ancora dovremo pagare i debiti e gli errori delle amministrazioni precedenti”.

Le incognite, pesantissime, che potranno condizionare gli scenari futuri, riguardano anche la guerra in Ucraina e il caro carburante: “Il caro carburante – ha chiosato Musumeci – è un problema serio ma non è di competenza della Regione, bensì dello Stato e delle compagnie petrolifere. Non ci è concessa alcuna prerogativa legata allo Statuto speciale. Abbiamo più volte fatto richiesta al Parlamento di affrontare il tema, ma è importante che anche le altre regioni si facciano sentire”.
“Purtroppo temo che con l’evolversi del conflitto tra Russia e Ucraina vedremo impennarsi anche il prezzo di altri beni e diminuire la loro produzione: penso soprattutto al grano, che per la Sicilia è fondamentale tanto per il pane quanto per la pasta”, ha concluso Musumeci.

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