L’esposizione milanese ha ospitato l’installazione Anthropogenic narratives
La Triennale Milano ha ospitato il 22 marzo 2023 Anthropogenic Narratives, una installazione dei progetti realizzati per il Laboratorio di Sintesi Finale C1 del Corso di Laurea in Design della Comunicazione, Scuola del Design, Politecnico di Milano, a cura dei docenti: proff. Francesco E. Guida, Pietro Buffa di Castelalto, Alessandro Masserdotti e Giacomo Scandolara. L’evento espositivo muoveva da considerazioni fortemente connesse alla necessità di dover individuare nuovi paradigmi in relazione al rapporto dell’essere umano con i sistemi naturali, soprattutto in ragione degli stravolgimenti causati dalla pervasività generata dalle attività umane negli ultimi tre secoli. Il tema del Climate Change alimenta continue discussioni, dibattiti e confronti ma, nonostante i molteplici contraddittori, tuttavia, la maggioranza dell’opinione pubblica appare succube ed impotente dinnanzi a tali stravolgimenti, a tali gravosi e drammatici cambiamenti, senza produrre alcuno sforzo nella direzione atta a generare maggiore consapevolezza sulle conseguenze del ruolo cui ognuno di noi è chiamato ad interpretare con enorme, immensa dedizione.
Anthropogenic Narratives non è stato un semplice evento espositivo, ma si trattava piuttosto di un episodio culturale che intendeva voler innestare nella coscienza collettiva, un prezioso momento di riflessione sulle conseguenze, talvolta brutali e feroci, prodotte dalla scarsa considerazione del valore immenso e, affatto trascurabile, dei nostri ecosistemi ambientali.
Ciò, con il presupposto di voler proporre e mettere in ostensione nella direzione della fruizione collettiva prospettive considerate ‘non-umane’, come quelle generate da elementi quali: funghi, rocce, CO2, molluschi, alghe, batteri, sole, luna, suolo, fuoco, ghiaccio. Ciascun elemento presente diviene ‘soggetto attivo’ nella narrazione, elaborata e sviluppata, di una sua storia possibile, con l’obiettivo di voler provocare ed innescare una scorta considerevole di riflessioni nella direzione della utenza, in merito al rapporto tra essere umano e natura.
Undici progetti di design della comunicazione. Undici narrazioni e prospettive ‘non-umane’. Undici macchine comunicative per indurre, scatenare nei fruitori dell’episodio espositivo una moltitudine di considerazioni, di riflessioni sul rapporto esistente tra gli esseri umani e la biosfera che ci accoglie, nell’era contraddistinta dal fenomeno, emergenziale e gravoso, del Climate Change.
Undici esperienze interattive che, attraverso la generazione di un precipuo ed intenzionale ribaltamento del punto di vista antropocentrico, propongono una costellazione di avvincenti narrazioni, provocazioni e riflessioni, sulla sfida che ci attende nei prossimi decenni, ovvero quella di dover realizzare una giusta modulazione di frequenza tra i nostri stili di vita, le nostre esigenze e quelle del sistema pianeta. I progetti in mostra sono risultato di un percorso di sperimentazione didattica messa in opera negli ambiti applicativi propri del Design della Comunicazione, Speculative Design, Programmazione e Making del Corso di Laurea in Design della Comunicazione del Politecnico di Milano, mediante un percorso di sperimentazione didattica che si fonda su un approccio di metodo tutto agganciato a pratiche e processi volti ad abbracciare il rischio, per così dire, di voler provare inedite, nuove soluzioni e, appropriate ed inesplorate traiettorie di solvimento, con la determinazione di moderne tecniche, che possano poi poter essere in grado di produrre azioni concrete nella nostra realtà a scala umana.
Tra gli undici gruppi di giovanissimi talenti della disciplina del Design, vi è il gruppo che si è intestato il progetto denominato Mollustic, costituito da Nicola Maria Patitucci, Francesco Tomio, Michele Venini, Pierfrancesco Pascuzzi, Elisa Tudisco, Simona Pedrali. Partiti da una serie di considerazioni, quali, ad esempio, quella che vede i molluschi marini come esseri viventi elementari, che si muovono poco e che per lo più tendono a plasmarsi, ad innestarsi, accomodarsi potremo dire, al meglio, con il loro ambiente circostante, con la loro questione di prossimità. Nonostante ciò, gli oceani di tutto il mondo, negli ultimi decenni, sono stati oggetto della registrazione di cambiamenti notevoli e repentini che, spesso hanno generato problematiche gravose dal profilo transnazionale. I cambiamenti più drastici riguardano senz’altro l’aumento della acidità presente nelle loro acque e la spropositata presenza di microplastiche. L’eccessiva acidità delle acque comporta il gravoso problema della attività di corrosione della struttura esterna delle loro conchiglie, rendendone così particolarmente vulnerabile il mollusco che vi alloggia, vi abita al suo interno. Pare però che i molluschi stessi, evolvendosi ed adattandosi continuamente ai parametri d’esercizio indotti dall’ecosistema che li accoglie, abbiano trovato una serie di soluzioni a tali problemi di sopravvivenza.
Alcuni studi provenienti da prestigiose università ubicate a diverse latitudini del globo, hanno osservato che, i molluschi stessi, per via dell’elaboratissimo ed estremamente funzionale sistema di filtraggio di cui sono dotati, riescano a operare il filtraggio delle microplastiche presenti nell’acqua, destrutturandole e assimilandole, per poi, successivamente, utilizzarne gli elementi metabolizzati per rinforzare il proprio guscio. La riflessione ed il paradosso, che diviene il maggiore elemento di riferimento della ricerca diviene allora quello descritto dal nuovo paradigma individuato dai designer del progetto: “I Molluschi hanno dunque bisogno di più plastica!”. In ragione di tale considerazione si assiste alla creazione del movimento Mollustic, che ha come principale obiettivo quello di poter convincere il più grande numero possibile di individui a riversare plastica negli oceani, affinché tale materiale possa essere successivamente assimilato dai molluschi. Il Mollustic, si propone dunque, come Festival mondiale itinerante, che fa tappa presso le 6 principali garbage patches, sulle quali vengono organizzati dei giganteschi party assolutamente plastic-friendly.
Per sensibilizzare e diffondere la sua missione, il Mollustic si preoccupa di allestire diversi stand sulle coste in prossimità delle tappe, presso i quali il pubblico potrà partecipare ad un gioco, il quale ha lo scopo di far immedesimare l’utente nel mollusco, al fine di poter far capire l’importanza della plastica vista dagli occhi di un mollusco. Gli utenti dovranno guidare virtualmente un mollusco attraverso un controller, appositamente realizzato dai creatori, sensibile ai movimenti e alle interazioni indotte dai fruitori dell’esperienza. In un mondo dove gli organismi con meno voce sono spesso visti come insignificanti, il progetto Mollustic si pone quale garante a supporto di una battaglia, una sfida, a sostegno di chi ha meno potere di noi. Tale evento, opera la mise en visione di un percorso di apprendimento che intende andare oltre la centralità della téchne, allo scopo di voler generare un episodio di conoscenza, una conoscenza che diviene capace di potersi fare motore, propulsore, catalizzatore delle necessarie pratiche di conseguimento del benefico, salvifico, Climax ideale per il nostro pianeta e per i suoi abitanti.
Tali giovani Designer, protagonisti delle vicende contenute nell’episodio culturale messo in visione in quello che è uno spazio di rappresentazione di grande caratura internazionale, palcoscenico da quasi un secolo di una moltitudine di eventi che hanno segnato la storia della cultura nel nostro paese e che, hanno riverberato preziosi, inediti stilemi e traiettorie di sviluppo poi affermatesi ad ogni latitudine del pianeta, afferiscono a quella generazione che oggi è chiamata a dover assolvere ad un incarico estremamente gravoso che, allo stesso tempo rappresenta una occasione superlativa ed entusiasmante, ovvero quella di doversi occupare di poter traghettare, nelle migliori condizioni possibili, l’intero genere umano in una nuova era, più consapevole, sostenibile, alimentata da una economia circolare e scevra da ogni potenziale esercizio di danneggiamento e di predazione nei confronti dei nostri ecosistemi ambientali.