Nizza, l'attentatore ospite per due settimane a Palermo, le indagini - QdS

Nizza, l’attentatore ospite per due settimane a Palermo, le indagini

Nizza, l’attentatore ospite per due settimane a Palermo, le indagini

sabato 31 Ottobre 2020

Brahim Aoussaoui in Francia dopo il 25 ottobre. La Procura palermitana indaga sui contatti. Incrocio di informazioni internazionali e il racconto della madre disperata. La condanna della comunità islamica siciliana e il messaggio del sindaco di Lampedusa

PALERMO – Brahim Aoussaoui, tunisino di 21 anni, prima di prendere un coltello e uccidere tre persone nella cattedrale di Nizza, ha trascorso due settimane giorni in Sicilia, ad Alcamo, ospite di un conoscente: e per tutta la durata del soggiorno nel nostro Paese non ha mai frequentato ambienti radicali, non ha mai manifestato con i suoi interlocutori atteggiamenti estremisti né la volontà di compiere attentati.

La Procura di Palermo indaga sui contatti del tunisino

E la Procura della Repubblica di Palermo sta indagando sui contatti del tunisino, tornato in Sicilia da Bari.

Per quindici giorni, ha raccontato l’uomo che lo ha ospitato, un nordafricano, residente ad Alcamo e impiegato in un locale che vende kebab, Aoussaoui non ha avuto alcun atteggiamento particolare né ha destato sospetti.

Il tunisino avrebbe detto di aver solo aiutato il connazionale a cercare lavoro in campagna e di non aver avuto alcun sospetto sulle sue intenzioni.

Al vaglio i tabulati telefonici

Al vaglio degli investigatori ci sono i tabulati telefonici dell”amico. Si cerca di capire se abbia sentito Aoussaoui dopo la sua partenza per Nizza e se risultino contatti con altri sospetti che possano aver aiutato l’attentatore.

Lo scopo della Dda di Palermo che coordina l’inchiesta, dunque, è ricostruite la eventuale rete di fiancheggiatori del tunisino, mentre non è confermata l’ipotesi che ad aiutarlo a raggiungere la Francia sia stata l’organizzazione che gestisce i trasferimenti dalla Sicilia dei migranti sbarcati clandestinamente.

La Digos ha interrogato una serie di testimoni che hanno incontrato Aoussaoui durante la sua permanenza ad Alcamo. Tra questi il titolare del locale per cui l’amico lavorava.

L’inchiesta della Procura di Palermo

“Se era partito con idee violente – sottolineano alcune fonti – avrebbe potuto colpire tranquillamente in Italia”.

Sul soggiorno in Sicilia dell’attentatore il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi e l’aggiunto Marzia Sabella hanno aperto un fascicolo, che segue quello di  Bari per associazione terroristica.

In Sicilia sono stati sentiti oltre all’uomo che aveva ospitato Aoussaoui anche alcuni testimoni per ricostruire le sue frequentazioni e sono stati acquisiti i tabulati telefonici.

E’ stato due settimane dopo il ritorno in Sicilia, per la precisione il 25 ottobre, che Aoussaoui ha lasciato l’Italia per recarsi in Francia.

Incrocio di informazioni internazionali

Intanto intelligence e antiterrorismo, grazie all’incrocio delle informazioni che cominciano ad arrivare anche dalla Francia e dalle autorità tunisine, hanno ricostruito un altro pezzo importante della storia di Brahim.

Un tassello che, sottolinea una qualificata fonte degli apparati di sicurezza, conferma come il ragazzo non fosse, al momento dello sbarco in Italia, un “terrorista strutturato” né un “lupo solitario radicalizzato sul web”, come testimonia anche la sua fedina penale ‘pulita’.

Il racconto della madre disperata

L’attentatore, ha raccontato, piangendo disperata, ai giornalisti, la madre nella sua casa di Sfax, ha avuto un’adolescenza turbolenta tra droga e alcol ma da due anni era cambiato: aveva cominciato a recitare le preghiere islamiche e si era chiuso in sé stesso.

“Andava da casa al lavoro, non usciva e non si mischiava più con gli altri”, ha detto la donna.

“Ha detto che andava in Francia perché era meglio per il lavoro”, ha raccontato il fratello Yassine.

Anche lui ha riferito che Brahim iniziò a dedicarsi alla religione circa due anni fa, ma non capisce il processo che possa averlo condotto a una tale radicalizzazione.

Sullo sfondo le tensioni Macron-Erdogan

Cosa lo abbia spinto ad uccidere in nome di Allah lo chiariranno gli investigatori francesi. Ma molto probabilmente, ragiona ancora la fonte, sulle scelte del giovane potrebbe aver influito il clima di tensione “respirato” in Francia dopo lo scontro aperto tra il presidente Macron e il leader turco Erdogan.

Quelle telefonate a bordo della Rhapsody

L’ipotesi investigativa è che abbia attraversato il confine a Ventimiglia e su questo si stanno cercando riscontri, così come si stanno sentendo tutte le persone con cui il giovane ha avuto contatti a bordo della Rhapsody, per capire se possa aver fatto trapelare qualche elemento utile per le indagini o per ricostruire gli eventuali contatti avuti in Italia.

Chi è già stato sentito ha infatti raccontato che il giovane passava moltissimo tempo al telefono.

L’altro punto su cui si stanno concentrando antiterrorismo e intelligence sono i 23 compagni di viaggio con cui Aoussaoui ha fatto la traversata dalla Tunisia all’Italia e in particolare su un soggetto che è stato segnalato nelle ultime ore dalle autorità tunisine.

Scontro Lamorgese-Salvini

Intanto è scontro aperto tra la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese e il suo predecessore al Viminale Matteo Salvini che continua a chiedere le sue dimissioni.

“Non ci sono responsabilità da parte del governo” dice la titolare del Viminale, anche perché casi analoghi a quello del tunisino si sono già verificati in passato e dunque “mi chiedo come mai le forze di opposizione si sono scusate con la Francia” in questa occasione “ma non hanno ritenuto di farlo in altri casi gravi che si sono verificati” in passato.

I precedenti con ministri dell’Interno della Lega Nord

Almeno due i casi ai quali si riferiva Lamorgese, il più eclatante sotto il governo Berlusconi nel 2011: con Roberto Maroni (Lega Nord) ministro dell’Interno, sempre a Lampedusa arrivò – assieme a migliaia di tunisini – Anis Amri, l’autore della strage al mercatino di Natale di Berlino nel 2016.

Al momento dello sbarco Amri si dichiarò minorenne e fu trasferito in un centro per minorenni in Sicilia.

E’ poi del marzo del 2019, quando al Viminale era Matteo Salvini, la rivelazione che in Italia si evidenziavano “intrecci di interessi tra criminalità organizzata e gruppi jihadisti”.

Ventimila migranti senza controllo con i decreti Salvini

“Fermiamoci con le polemiche” chiede Lamorgese che poi lancia la stoccata a Salvini. I suoi “decreti sicurezza hanno prodotto insicurezza” perché hanno messo da un giorno all’altro in strada ventimila migranti che sono dovuti uscire dal sistema dell’accoglienza e che, dunque, non sono più sotto il “radar delle forze di polizia”, dice la ministra. Immediata la replica del leader della Lega, appoggiato da tutto il centrodestra che chiede a Lamorgese di riferire in aula.

Sullo sfondo il processo a Salvini a Palermo

Intanto, sempre a Palermo, il 12 dicembre si svolgerà il nuovo processo a Matteo Salvini, che dovrà presentarsi davanti al Gup per rispondere, a proposito della vicenda della Open Arms, dell’agosto del 2019, di sequestro di persona aggravato e rifiuto di atti d’ufficio per aver bloccato in mare 107 migranti.

La condanna della Comunità islamica di Palermo

Da registrare intanto, sempre a Palermo, la netta presa di distanze della comunità islamica – con trentamila fedeli provenienti da 24 Paesi del mondo – che ha condannato attraverso i suoi rappresentanti religiosi il gesto terroristico di Nizza.

“Noi condanniamo l’attacco terroristico di Nizza – ha detto Mustafà Abderrahmani Imam – L’azione terroristica è terribile è una tragedia che nulla ha a che fare con l’Islam. In nome della comunità islamica di Palermo vogliamo condividere il loro il dolore con i familiari delle persone morte e anche quelli che sono i feriti. Queste persone non rappresentano l’Islam e l’Islam non è rappresentata da queste persone”.

Il messaggio del sindaco di Lampedusa a quello di Nizza

Il sindaco di Lampedusa Totò Martello ha inviato un messaggio al primo cittadino di Nizza Christian Estrosi: “Il nostro pensiero è rivolto a Nizza, è il momento di rispettare il dolore della vostra Comunità”.

Nell’esprimere solidarietà e vicinanza ai familiari delle vittime, Martello considera il vile gesto un attentato alle radici ed all’anima dell’Europa: “Un’Europa che oggi deve trovare le ragioni dell’unità, per poter affrontare la sfida al terrorismo e per spegnere i focolai di estremismo ed intolleranza che rischiano di aprire pericolose falle nel nostro tessuto sociale”.

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