Protestare contro la realizzazione di “un progetto insostenibile dal punto di vista finanziario, economico, sociale e ambientale”. Con questo spirito migliaia di siciliani, sigle sindacali, decine di associazioni, politici e figure di spicco a livello nazionale si sono ritrovati a Messina per partecipare alla marcia del corteo “No Ponte” sullo Stretto.
Un percorso non a ridosso delle zone direttamente interessate dai futuri cantieri e dai possibili espropri, come quello della manifestazione dello scorso 17 giugno, ma piuttosto una passeggiata per le vie del centro affollate anche per il primo sabato di dicembre. Partenza alle 15:30 da Piazza Cairoli e poi isola pedonale del viale San Martino fino alla via Santa Cecilia. Si torna indietro lungo la Cesare Battisti per percorrere poi via Primo Settembre e concludere a Piazza Duomo.
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Messina si è già preparata al corteo in questi giorni, con più di qualche striscione appeso ai balconi della città come non accadeva da diversi anni, segnale che – dopo lo stop voluto dal governo Draghi – adesso la volontà del ministro Salvini e la convergenza con i presidenti di Sicilia e Calabria Schifani e Occhiuto, fa davvero paura al popolo “No Ponte”.
Un ulteriore tassello nella direzione della realizzazione della maxi opera è arrivata dall’aumento di capitale della società Stretto di Messina. Un investimento totale da 370 milioni di euro che sarà ratificato il prossimo 18 dicembre a Roma. L’aumento di capitale verrà sottoscritto dal Ministero dell’economia e delle finanze, che diverrà anche l’azionario di maggioranza con il 55,16% dell’intero capitale sociale della Stretto di Messina (672,5 milioni di euro, ndr).
A far da contrappeso nel mood della protesta, la petizione lanciata lo scorso aprile sulla piattaforma Change.org per chiedere al Governo di bloccare la realizzazione di un’opera che costerà oltre 12 miliardi di euro. In meno di otto mesi, la petizione ha già superato quota 20.000 firme. Dal digitale si passa però alla protesta reale. E quindi bimbi sulle spalle dei genitori, anziani con la classica maglietta “No Ponte” e quella voglia di non arrendersi ai cantieri che ridisegnerebbero tutta l’area a nord della città, quella a maggiore vocazione turistica, per intenderci. Tra loro, volti noti della politica e non solo. “Siamo riusciti a rendere la tematica di interesse nazionale. Siamo una marea umana”, spiega Mariella Valbruzzi del Comitato No Ponte Capo Peloro.
Oltre al segretario regionale del Partito Democratico Anthony Barbagallo, presenti alla protesta “No Ponte” sullo Stretto anche il senatore Antonio Nicita, la deputata Stefania Marino e Sandro Ruotolo della segreteria nazionale. E poi ancora Angelo Bonelli, co-portavoce nazionale di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra. E il Movimento Cinque Stelle compatto, con tutti i deputati messinesi regionali e nazionali.
Con loro, una lista infinita di sigle cresciute ora dopo ora a ridosso della manifestazione. Dalle locali alle regionali passando per le nazionali: a scendere in piazza per dire no all’opera ci sono proprio tutti. Tra questi l’ex amministrazione comunale di Messina con Renato Accorinti e il suo vice Guido Signorino: “Visto come modellino può anche piacere, ma man mano che si avvicina e capiamo cosa può provocare alla città e al sistema nazionale, rigettiamo l’idea del Ponte”, spiega.
Ad aderire alla manifestazione ci sono anche volti noti nel panorama nazionale tra economisti, attori, politici ed esperti a vario titolo. Quelli attivi nel contrasto alla mafia come Vincenzo Agostino, Salvatore Borsellino, Don Luigi Ciotti, l’ex sindaco di Napoli Luigi De Magistris e Giovanni Impastato. Ma anche il costituzionalista Michele Ainis con Mimmo Lucano, Mario Tozzi e Nichi Vendola, solo per citarne alcuni. In prima fila anche gli attori Antonio Albanese, Elio Germano, Enzo Iachetti con i messinesi Nino Frassica, Ninni Bruschetta e Maurizio Marchetti.
Nelle inchieste realizzate negli anni dal Quotidiano di Sicilia, più volte si è tentato di spiegare quelle che potrebbero essere le ricadute positive della grande opera su tutto il territorio regionale, realizzando un collegamento stabile in quell’asse ferroviario Berlino – Palermo voluto anche dall’Europa. Di vero c’è che proprio sul territorio c’è ancora tanto da fare.
Il governo Meloni ha riattivato l’iter per la realizzazione del Ponte con l’emanazione del decreto-legge 31 marzo 2023, n. 35, ma l’alta velocità si ferma ancora a Salerno, per quanto proprio l’esecutivo abbia proposto con il ministro Salvini un potenziamento dei 400 km della linea Salerno – Reggio Calabria per aumentarne la velocità e la capacità. In Sicilia, invece, sono in corso i lavori per il raddoppio ferroviario sulle linee Messina – Catania e Messina – Palermo, con i cantieri che però o sono in fase embrionale o sono rimasti bloccati, come nel caso di Cefalù.
“Il Ponte causerebbe un disastro ambientale, tecnicamente è un azzardo, non risolverebbe i problemi dei trasporti, soprattutto non servirebbe al Paese”, è la posizione espressa dai referenti del Comitato Invece del Ponte.
“La paura vera – spiegano alcuni dei cittadini che partecipano alla manifestazione – è che i lavori potranno anche vedere la luce, ma non terminerebbero mai. Basti pensare alla Salerno – Reggio Calabria o a quelli del viadotto Ritiro e degli svincoli di Giostra in atto da trent’anni”.