Nomine vertici delle partecipate pubbliche, una "partita a scacchi"

Vertici delle partecipate nazionali, partita a scacchi nella maggioranza

Vertici delle partecipate nazionali, partita a scacchi nella maggioranza

Aldo Torchiaro  |
martedì 25 Giugno 2024

Accontentare tutti e non far arrabbiare nessuno per non alterare gli equilibri interni: il riordino delle caselle strategiche finisce all’interno di un imbuto istituzionale generale.

ROMA – Giro di poltrone? Non solo. Un gigantesco, vorticoso ciclone del potere. Così potremmo definire il riassetto dei vertici delle grandi partecipate pubbliche, in una settimana resa ancora più complicata per la coincidente tornata di nomine ai vertici europei.

Il riordino delle caselle strategiche finisce in un imbuto istituzionale generale: tra domani e sabato i nuovi vertici saranno noti e a bocce ferme si capirà con quali ripercussioni sulla politica. E in particolare sulla tenuta della maggioranza.

Il punto sul riassetto dei vertici delle grandi partecipate pubbliche

Per diradare la foschia, si è scelto di prendere ancora 48 ore di tempo per i nuovi Consigli di amministrazione di Cassa depositi e prestiti e Ferrovie dello Stato. Inaspettatamente, un rinvio di pochi giorni rende eloquente come a monte il decisore non abbia ancora le idee chiare. In un comunicato, si legge: “L’assemblea degli azionisti di Cdp ha posticipato la decisione sulla nomina del nuovo Consiglio di amministrazione al 27 giugno 2024”.

Sembrava che tutti i dubbi fossero stati risolti, soprattutto riguardo a Cdp, ma fonti ben informate riferiscono di un conflitto a Palazzo Chigi tra i rappresentanti della Lega e di Fratelli d’Italia. Per quanto riguarda Cdp, nonostante i nomi proposti – Dario Scannapieco come amministratore delegato e Giovanni Gorno Tempini come presidente – sembrassero sicuri, le nomine sono bloccate.

Cdp, lo stallo dei partiti

La causa dello stallo è la mancanza di accordo tra Lega e Forza Italia su chi dei due direttori generali del Tesoro debba entrare a far parte del Consiglio di amministrazione di Cdp.

La direzione generale del Tesoro è stata recentemente sdoppiata: da una parte c’è Riccardo Barbieri Hermitte, nominato all’inizio del 2023 nel contesto dello spoil system che ha coinvolto Alessandro Rivera. Successivamente, il ministro Giorgetti ha creato una seconda direzione generale con competenza sulle partecipazioni del Tesoro, affidandola a Marcello Sala.

Cdp è una partecipata particolare, che affronta anche tematiche legate al debito pubblico e al risparmio postale, rendendo entrambi i direttori generali idonei a far parte del Consiglio di amministrazione. Giorgetti sembra preferire Sala, mentre da Palazzo Chigi sembrano orientati verso Barbieri Hermitte.

La situazione è complessa, specialmente considerando che la Lega ha già ceduto sul nome di Scannapieco, sostenuto da Palazzo Chigi ma non appoggiato da Giorgetti e Salvini. La scadenza è stata quindi rinviata al 27 giugno, lo stesso giorno dell’assemblea di Ferrovie dello Stato su cui la Lega vuole avere l’ultima parola.

Nomine delle grandi partecipate, il caso Ferrovie dello Stato

Il blocco delle nomine di Cdp ha ripercussioni anche su quelle di Ferrovie dello Stato. Qui si è deciso di prendere una settimana in più di tempo, considerando che le posizioni all’interno dei partiti di Governo sono ancora in fase di definizione. Ci sono alcune incertezze riguardo alla nomina di Stefano Donnarumma alla guida operativa di Fs, specialmente dopo che l’anno scorso fu escluso da tutte le nomine dei grandi enti statali. Questa volta, Donnarumma dovrebbe riuscire a ottenere l’appoggio sia di Salvini che di Giorgia Meloni, con l’intenzione di lasciare la presidenza a un esponente di Fratelli d’Italia, forse Tommaso Tanzilli, già membro del Consiglio di amministrazione di FS.

Inizialmente, Meloni aveva considerato di spostare Biagio Mazzotta, attuale ragioniere generale dello Stato, alla presidenza, ma quest’ultimo si è opposto, sostenuto da Giorgetti. Un altro possibile candidato alla presidenza di FS potrebbe essere Gianfranco Battisti, in quota Forza Italia, ma al momento la decisione è sospesa.

Inoltre, c’è da risolvere anche la questione della presidenza di Fincantieri, lasciata vacante dalla morte del generale Claudio Graziano. Alcune voci indicano Francesco Talò, ex ambasciatore e consigliere diplomatico di Palazzo Chigi, come possibile candidato.

Un accordo sembra essere stato raggiunto per la gestione della Rai, dove la presidenza sarebbe assegnata a Forza Italia con Simona Agnes, mentre il ruolo di amministratore delegato andrebbe a Giampaolo Rossi, rappresentante di Fratelli d’Italia.

Non finisce qui

Tuttavia, il dossier delle nomine non si esaurisce con i vertici di Cassa depositi e prestiti, Ferrovie dello Stato e Rai. Nelle prossime settimane, i partiti di Governo dovranno trovare un accordo anche per il rinnovo degli organi sociali del Gestore dei servizi elettrici, Invimit, Fintecna, Open Fiber e Anas.

Gli equilibri nella coalizione sono delicati e ogni decisione potrebbe avere conseguenze significative sulla stabilità dell’intera maggioranza.

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