Non c’è lavoro? Falso, mancano i competenti - QdS

Non c’è lavoro? Falso, mancano i competenti

Carlo Alberto Tregua

Non c’è lavoro? Falso, mancano i competenti

mercoledì 16 Giugno 2021

Seimila cuochi, ventimila autisti di tir

La questione del divieto di licenziamenti con la scusa del Covid-19 è destituita di fondamento, perché quando escono dal lavoro dei dipendenti, ve ne sono altri che entrano, secondo il principio noto in tutto il mondo delle porte girevoli.
Si tratta di un normale avvicendamento che è l’essenza stessa del lavoro; quando lo si impedisce, è come se si togliesse ossigeno ad un apparato che invece per respirare ne ha bisogno.

La verità è che, soprattutto i sindacati, proteggono gli incompetenti, gli incapaci, coloro che non hanno voglia di migliorarsi, di apprendere e di rendersi competitivi, in modo da essere richiesti dai datori di lavoro.

È proprio questo il punto dolente della materia. Non manca il lavoro, mancano i competenti. Centinaia di migliaia di personale tecnico, informatico, chimico, fisico, sei/diecimila cuochi e addetti ai servizi alberghieri, mancano ventimila autisti di tir richiesti con l’espansione del commercio online.

Dunque, il lavoro c’è e, ribadiamo, è falso che manchi.
In subordine vi è la questione della formazione continua e dell’adeguamento delle capacità dei lavoratori alle nuove esigenze, ai nuovi mestieri e alle nuove sfide, anche tecnologiche. E qui tutto si ribalta sulla voglia che ciascuno ha di adeguarsi al mercato in rapida e continua evoluzione, senza piagnistei e lamentazioni di sorta.

In ognuno di noi dovrebbe esserci sempre la forza del fare e accantonare la debolezza del cianciare. Le parole non servono se si vuol crescere, ma ci vuole olio di gomito, sacrifici, rinunzia a svaghi e divertimenti per conquistare il bene supremo di ogni persona che è la libertà, la quale si può ottenere solo se c’è libertà economica.

Nel nostro Paese, invece, si è diffusa la voglia di non lavorare, tanto poi Pantalone qualcosa la darà. Cosicché vi sono sussidi e assegni di ogni genere e tipo che una classe politica fatiscente e non adeguata a un Paese moderno, quale dovrebbe essere il nostro, mette in atto per acquisire consensi, cioé voti, contro gli stessi interessi dei cittadini.

In Italia si è diffusa l’economia assistenziale che è diseducativa quando si da aiuto a persone che potrebbero lavorare se solo si formassero e acquisissero le competenze adeguate. E tutto questo contrasta con l’economia della conoscenza, la quale progredisce giorno dopo giorno e lascia indietro gli sfaticati e coloro che non hanno volontà di progredire.

Tutto questo ha bloccato il Pil del Paese, che in quarant’anni non è cresciuto se non in termini nominali; mentre, per esempio la Cina, ha fatto progressi da gigante, tanto che viene previsto che il suo Pil supererà quello del gigante Nord-americano entro il prossimo 2030.

Lo Stato e le Regioni – anziché svolgere un’attività imprenditoriale per la quale non hanno alcuna capacità, ma che serve per una politica clientelare di assunzione di incompetenti, con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti – dovrebbe promuovere corsi di formazione sui mestieri europei futuri, consentendo così di offrire al mercato le figure professionali che servono e che troverebbero collocazione abbastanza rapidamente.

La formazione. Ecco l’attività chiave, ma non certamente quella che fanno tante regioni, Sicilia compresa, che serve per finanziare gli istituti di formazione ed i loro proprietari, anziché formare i lavoratori per le esigenze del mercato.
Tutto questo discorso deriva dal comportamento clientelare della classe politica, la quale è incapace di progettare il futuro con disegni di alto profilo, perché questo non porta voti sul momento.

Per esempio, la progettazione e l’esecuzione del rifacimento delle fognature delle grandi città o delle reti idriche, dai bacini alle stesse città, non sono opere visibili che portano consenso e perciò non si fanno. Ma il danno dell’inazione degli enti pubblici sulle materie è enorme, con le conseguenze che tutti possono facilmente immaginare.

La questione è chiara, la scriviamo da decenni, ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Possiamo solo fornirgli gratuitamente i cotton-fioc.

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