Non si nascerà più al Santo Bambino Lo storico reparto infantile al San Marco - QdS

Non si nascerà più al Santo Bambino Lo storico reparto infantile al San Marco

Melania Tanteri

Non si nascerà più al Santo Bambino Lo storico reparto infantile al San Marco

martedì 16 Aprile 2019

CATANIA – A fine mese chiuderà i battenti. L’ospedale Santo Bambino, vecchia struttura nel cuore del quartiere Antico Corso, all’interno del quale sono nate generazioni di catanesi, tra il 26, il 27 e il 28 marzo sarà trasferito interamente al nuovo nosocomio San Marco di Librino. Il reparto materno infantile, dunque, compreso il pronto soccorso, sarà allocato nel modernissimo ospedale che, dopo lunghi ritardi finalmente diventerà operativo. Il trasferimento del reparto materno infantile è dunque un ulteriore passo verso l’apertura definitiva dell’ospedale di viale Ciampi, in attesa che vengano spostati gli altri reparti ancora situati al Santa Marta e al Vittorio Emanuele.

Una scelta, quella di dismettere l’ospedale Santo Bambino, in realtà nota da anni perché parte integrante della rimodulazione della rete sanitaria siciliana voluta dalla Regione, che ha scatenato alcune critiche, non tanto da parte del personale che, come spesso accade in questi casi, è diviso tra gli entusiasti del cambiamento e chi preferirebbe non cambiare zona. Quanto piuttosto da alcuni addetti ai lavori, un sindacato nello specifico, che evidenzia come, una volta che il nosocomio dell’Antico Corso sarà chiuso, in centro città non vi saranno più strutture di emergenza votate al materno infantile.

L’unico pronto soccorso che resta è infatti quello dell’Arnas Garibaldi di piazza Santa Maria di Gesù dove, appunto, il reparto non è presente (lo è invece nella struttura di Nesima).

Proprio di questo e del caso catanese, si è parlato sabato mattina nel corso di un convegno dal titolo “Le criticità del territorio e la rimodulazione della rete ospedaliera”, organizzato da dalla Federazione italiana sindacale medici uniti-Fismu. “Senza un territorio efficace, con una rete di emergenza e urgenza e assistenza sanitaria h24 adeguata, la rimodulazione della rete ospedaliera è destinata a fallire – hanno affermato gli organizzatori. Il caso Catania, ne è un esempio chiaro: sei medici di continuità assistenziale, in due postazioni, per 350.000 abitanti e la notte si scarica tutto sull’emergenza urgenza, con intasamento dell’unico, e vecchio, Pronto Soccorso ancora operativo nel centro della città”.

La Fismu sottolinea come si sia “in attesa del costruendo Dipartimento delle emergenze, i cui lavori sono appena iniziati – si legge nel resoconto dei lavori – e rimane, quindi, a presidiare la città il vecchio pluri-ristrutturato Pronto Soccorso dell’Ospedale Garibaldi centro, solo per i pazienti adulti, al di sopra dei 14 anni, mentre per i pazienti pediatrici sarà necessario andare in periferia (Nesima, Librino e Cannizzaro)”.

Una situazione difficile per cui il sindacato chiede l’impegno dell’amministrazione per “rimodulare l’assistenza territoriale adeguandola ai bisogni di salute del cittadino, al fine di evitare – conclude la lunga nota – una prevedibile implosione del sistema”.

Melania Tanteri

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